Era una notte buia e tempestosa – L’approdo

Sfogliando il libro di antologia che ho usato quest’anno a scuola, ho trovato alcune pagine dedicate al fumetto L’approdo di Shaun Tan; incantata dall’atmosfera surreale delle scene, ho deciso di leggere quest’opera e contemporaneamente, dato che per la prima volta nella mia carriera quasi ventennale di docente ho notato in un testo scolastico una particolare attenzione per il mondo dei fumetti, ho maturato l’idea da cui, come vi ho già raccontato, è nato il progetto Era una notte buia e tempestosa. Quasi nello stesso periodo, a fine gennaio, ho scoperto la vicenda di un giornalista iraniano della BBC, Ali Hamedani, bloccato nell’arrival dell’aeroporto di Chicago a causa del Muslim ban di Trump, e prendendo spunto dallo scatto in cui si fa fotografare con molte persone tra cartelli di solidarietà, ho scritto la recensione del libro di Shaun Tan, The Arrival nell’originale, scegliendo come titolo dell’articolo (rimasto nel mio cassetto fino a ora) la scritta di uno di quei cartelli, «All are welcome», che riassume il succo di tutta la storia.

Infatti questo fumetto è un wordless graphic novel, una narrazione silenziosa di migrazione, sradicamento e separazione dai propri affetti alla ricerca di un mondo migliore. Il protagonista è costretto da circostanze avverse, rappresentate dalla lunga coda di un mostro proiettata su un muro, a partire dalla propria patria e a lasciare la sua famiglia per iniziare una nuova esperienza in un luogo sconosciuto.

Nella prima parte del racconto Shaun Tan rappresenta con mirabile sapienza e delicatezza quel miscuglio di sentimenti come la nostalgia, l’incertezza, il timore, la speranza, tipici di chi abbandona temporaneamente o definitivamente la propria terra. Così gli basta allargare la prospettiva sempre di più per rendere il senso di solitudine dello straniero in mezzo ad altri stranieri, o far apparire nella sua valigia aperta il quadretto dei familiari a tavola per simboleggiare il carico di ricordi e sospiri che ogni migrante porta con sé.

Nella seconda parte però la sensazione di smarrimento cede il posto all’idea centrale dell’opera, ovvero che ognuno può ricominciare a costruire una nuova esistenza se ha la fortuna di ricevere l’appoggio e l’accoglienza del paese che lo ospita: il protagonista trova una casa e un lavoro e incontra altri esuli come lui che gli raccontano vicende di sfruttamento, guerra, fuga, scoprendo che ciò che li accomuna è il dolore, ma anche la possibilità di un riscatto in un contesto più favorevole. L’esperienza del personaggio diventa quindi una storia senza tempo e un simbolo di fratellanza e solidarietà; questo è il messaggio che l’artista australiano, figlio di genitori migrati dalla Malesia, vuole trasmettere ai lettori, affidandosi unicamente alla potenza delle immagini, in grado di arrivare al cuore di chi legge perché ognuno porta dentro di sé, nel suo passato, presente o futuro, una partenza, un tragitto, un arrivo.

La trama si sviluppa in una dimensione incantata e quasi sognante: i luoghi, le architetture, persino gli animali sono fantastici anche se richiamano scene o situazioni reali, come chiarisce l’autore stesso nella nota finale indicando alcuni influssi o fonti di ispirazione, dai quadri (per esempio, Going South di Tom Roberts, 1886) alle fotografie dei migranti arrivati a New York tra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento, ai film (Ladri di biciclette di De Sica, 1948).

Da questi pochi riferimenti, dal sito e dalle interviste dell’autore, nonché da un volume interamente dedicato agli sketch del fumetto, si intuiscono le doti peculiari di Shaun Tan: la passione per il proprio lavoro, condotto con una ricerca quasi maniacale della perfezione, il metodo certosino nella realizzazione delle singole vignette, l’attenzione minuziosa ai dettagli, l’impiego sapiente di tutti i mezzi a disposizione per dare voce a scene senza battute.

Ma quali strumenti utilizza per parlare senza parole al lettore? Prendiamo in considerazione la struttura delle tavole: prevale la gabbia franco-belga a dodici vignette, ma per evitare un andamento troppo monotono talvolta le vignette sono unite a due per sottolineare un incontro, una vicinanza, un dialogo, fino a sei o addirittura a nove per dare spazio ai paesaggi, ai quali sono dedicate anche molte delle ventuno pagine intere e delle ben nove splash pages doppie, che sembrano illustrazioni o piccole opere d’arte a sé stanti, nelle quali il disegnatore incanta gli occhi di chi guarda con il suo talento immaginifico. Le numerose pagine intere, oltre allo scopo descrittivo, assolvono anche a un fine narrativo, dilatando il tempo dove, ad esempio, si rappresenta su due pagine il ciclo delle stagioni, o proiettando il lettore nel passato. La tecnica del flashback, affidata al racconto dei migranti con i quali il personaggio principale entra in contatto, è sottolineata anche dalle campiture scure che circondano le vignette, in alternativa a quelle chiare della vicenda principale, e dai contorni delle vignette stesse, che le trasformano persino in fotografie dai bordi logori e consumati dal trascorrere degli anni e della memoria. In generale, le vignette non hanno mai un contorno definito, sono spesso piuttosto distanziate tra di loro per amplificare il ritmo narrativo e dare spazio all’immaginazione o alla riflessione del lettore; più volte l’artista crea un effetto di patina antica, tipico delle vecchie stampe d’epoca, attraverso macchie, stropicciature, angoli sbiaditi, e varia con sorprendente ricchezza i pochi colori impiegati, il bianco, il nero, il giallo, il seppia delle fotografie di una volta, cercando con estrema cura di trasmettere anche attraverso le sfumature cromatiche differenti sensazioni e stati d’animo.

La prospettiva dell’opera di Shaun Tan è edificante e carica di ottimismo: in un mondo che non esiste può accadere ciò che dovrebbe essere nella realtà, infatti l’uomo potrebbe accogliere gli altri uomini con ospitalità e fraternità perché tutti siamo o siamo stati o saremo migranti. Certo, mi direte, questa è la fantasia, ma nella cronaca quotidiana le cose vanno diversamente e al posto di occhi sorridenti e di abbracci calorosi ci sono persone indignate, violenze, muri, sofferenze indicibili. Di sicuro l’approdo è spesso traumatico e doloroso, ma credo che questo fumetto proponga un’alternativa all’odio e alla paura, una soluzione positiva, una possibilità di integrazione anche nel mondo contemporaneo.

Con questa speranza e con questo augurio, che rivolgo in particolare a tutti i giovani e ai miei alunni “vecchi” e nuovi, affinchè possano trovare un approdo favorevole in ogni porto della loro vita, voglio concludere Era una notte buia e tempestosa, senza dimenticare però i ringraziamenti finali al Liceo Linguistico di Ascoli Piceno, che mi ha ospitato quest’anno, e ai giovani redattori a cui va tutto il merito di questa iniziativa: Ilaria, Elisa, Vanessa, Giulia, Marco e Diego della classe 1^B; Martina, Alessia, Andrea e Francesco della classe 1^E; Angelica, Noemi, Erika, Federica e Dalila della classe 2^B.


Shaun Tan

L’approdo

Ed. Tunué, Collana Mirari
Formato: 19,5×27; 124 pp a colori; cartonato 24,90 €
ISBN 978-88-6790-188-3

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