Don Giovanni Nervo: carità e giustizia. Ritratto laico di un prete vero
“Dalla tutela degli obiettori di coscienza ai tempi della leva obbligatoria allo sviluppo del servizio civile, dall’accoglienza dei migranti all’organizzazione dell’assistenza durante i grandi disastri naturali come il terremoto in Friuli o in Irpinia, con il suo costante impegno Nervo è riuscito a far riconoscere il ruolo vitale del volontariato” dalla quarta di copertina.
Giacomo Taddeo Traini è un fumettista concittadino della nostra Associazione (per chi se lo fosse perso Dimensione Fumetto è un’associazione culturale no profit con sede ad Ascoli Piceno) anche se da diversi anni vive e lavora a Padova.
E da tempo collabora con Becco Giallo, casa editrice che ha una linea politica ed editoriale ben precisa. Linea non certo tenera con la Chiesa, ma che sa riconoscerne gli esponenti che hanno avuto un peso importante nel sociale e nella cultura.
Lo dice lo stesso autore nella postfazione
Se don Nervo fosse stato un altro tipo di uomo di chiesa, un don Abbondio, non avrei mai accettato di realizzare questo fumetto.
Invece don Giovanni Nervo è stato un profondo innovatore del modo di porsi da parte della Chiesa nei confronti della società civile. Fondatore e primo presidente della Caritas Italiana, partigiano, profugo e operaio. Ha lasciato una enorme eredità nella società padovana, dove è ancora presente il suo ricordo, con una serie di istituzioni caritative e formative.
Ha speso la sua vita per innovare i metodi e la cultura del welfare state, dando un contributo fondamentale all’evoluzione di molti aspetti della società civile […]
Un innovatore profetico, talvolta avversato più o meno esplicitamente dalla gerarchia, ma che ha saputo cambiare da dentro il sistema della solidarietà ecclesiastica, degli obiettori di coscienza, dell’accoglienza dei migranti e dell’intervento durante le catastrofi.
Padova nel 2020 è stata capitale europea del volontariato e ha voluto, tra le altre cose, rendere omaggio a questo suo figlio adottivo. Giovanni Nervo nasce nel 1918 a Casalpusterlengo, ma a Padova studia in seminario e nella diocesi patavina esplicherà tutto il suo servizio e la sua forza innovatrice. Arrivando fino a Roma, da Paolo VI prima, e da Papa Luciani poi.
La storia non procede in modo strettamente cronologico. Inizialmente sì, quando la parte biografica è ancora importante, poi progressivamente si trasforma per mettere in evidenza le diverse anime e attività di don Nervo.
Infatti piano piano emerge, prima solo dalle didascalie poi da altri elementi, che in realtà tutta l’opera è la trasposizione di una intervista a don Nervo del 2012, un anno prima della sua morte, quando, nonostante l’età, ancora girava l’Italia e il mondo per raccontare la sua vita e le innovazioni sociali e organizzative portate negli organismi pastorali della Chiesa Cattolica.
Perché, checché se ne dica, la Caritas e le altre opere hanno avuto un impatto fondamentale in tante realtà sociali. Pur non nascondendo tante difficoltà per ammodernare questa parte della struttura ecclesiastica, come fa lo stesso Nervo.
Ma i cambiamenti troppo repentini (purtroppo) hanno sempre messo in difficoltà le istituzioni. A maggior ragione quelle di così lunga durata come la Chiesa.
Al di là delle (oserei dire sterili) polemiche sull’immobilismo e la ricchezza della Chiesa che possono emergere, in realtà dal lavoro di Traini mi sembra che venga fuori soprattutto la biografia di un uomo di grande fede e di entusiasmo per l’umanità, che alla fine è riuscito a piegare la rigidità della struttura gerarchica, pur tra mille difficoltà, a una nuova concezione dell’accoglienza e della carità.
Graficamente il tratto di Traini è chiaro, talvolta abbozzato, ma sempre puntuale. Pur non pretendendo di essere realistico o di dettagliare le scene in modo completo, .
La scelta della bicromia (nero e giallo) è molto efficace per dare volume alle pagine senza pesare. Infatti un colore così chiaro, pur arricchendo in maniera decisiva il bianco e nero, dà tanta luminosità.
Inoltre il giallo sottolinea sentimenti positivi, incarnando gioia, solarità e positività, dà ragione di quella speranza che emerge dalle parole della madre di don Giovanni, pronunciate sul treno verso casa, di ritorno dalla Lombardia dove erano stati profughi.
In effetti le due pagine iniziali del volume sono in toni di grigio, quasi schizzate a matita. Una promessa di bene su un treno che allontana dalla guerra e da quello che la guerra ha lasciato. Con la prospettiva di fare grandi cose.
La struttura delle pagine è sempre molto dinamica, e gioca anche con l’aiuto della colorazione, utilizzando le ombre gialle anche per definire le vignette o dare profondità alle stesse.
Abbiamo inoltre ormai un comportamento sempre più “cinematografico” degli autori, per cui il numero delle vignette per pagina serve a dare il ritmo della storia. Le splash page servono a far soffermare il lettore maggiormente su dialoghi e didascalie, e a esplorare la parte grafica alla ricerca di dettagli. E lo scopo è proprio quello di rallentare il ritmo di lettura, dando enfasi al passaggio contenuto. Proprio come una camera che, a un certo punto, fa un piano sequenza, o allarga lentamente il suo campo, fino ad abbracciare tutta la scena.
Quando serve invece le vignette contengono principalmente dei dettagli, oppure la pagina è un susseguirsi di balloon ricchi di significato, che emerge dai dialoghi.
E i bordi delle vignette stesse variano moltissimo nell’opera, dando l’idea di un diverso “contenimento” degli avvenimenti. Traini è davvero bravo nel giocare con le inquadrature e la costruzione della gabbia per mettere insieme la dinamicità della storia, che nulla ha di statico o di (pre)confezionato, seguendo proprio le peripezie e le difficoltà di far nascere nell’Italia del secondo dopoguerra dei gruppi di lavoro eterogenei e per molti versi innovativi, importanti come quelli della Caritas Italiana.
Dal punto di vista della caratterizzazione dei personaggi, bastano pochi tratti per definire il naso adunco di don Giovanni.
Tutti gli altri non compaiono in modo regolare, l’unica eccezione forse è Emanuela Zancan, vista anche l’importanza del nome e di quanto esso sia ancora legato a quello di Don Nervo.
Pertanto non serve definire in modo troppo preciso i “comprimari”, anche quando fossero importanti come Papa Paolo VI.
Settanta pagine di fumetto ben fatte, incisive, che spaziano in quasi un secolo di storia della Chiesa, ma soprattutto del nostro paese, che non riesce a liberarsi di alcune zavorre che lo rendono poco accogliente, nonostante il grande lavoro fatto da persone come don Giovanni Nervo.
Completano il volume tanti testi che aiutano a descrivere la figura e l’opera del protagonista: dalla prefazione di Tiziano Vecchiato, presidente della Fondazione Emanuela Zancan che a Padova ha raccolto l’eredità di don Nervo, alla postfazione dello stesso autore.
Poi una cronistoria della vita di don Nervo e una ricca bibliografia, corredata anche di alcune fotografie significative.
Giacomo Taddeo Traini
Giovanni Nervo, carità e giustizia
2020, Becco Giallo
112 pagg, bicromia, brossura
24×16.8 cm, €16.50
ISBN: 9788833141169