Il mio Vajont – Un viaggio nel cuore delle Alpi friulane

Paolo Cossi è sempre intriso dei territori che conosce e ama.

Lo è stato dell’Armenia, quando ha scritto Medz Yeghern, della Turchia dell’Ararat, ma soprattutto delle terre del suo Friuli. E ne ha parlato raccontando del terremoto e, in diversi libri, di luoghi come Erto e Casso, proprio nel cuore del Triveneto.

Nella maggior parte dei casi, Cossi ha pensato sia ai testi che alle matite, ma stavolta, per realizzare una storia geograficamente più vicina a sé stesso, si affida alla grafica di Marco Pugliese, poco più che esordiente ai tempi della pubblicazione dell’opera nel 2012.

Siamo arrivati a leggere Il mio Vajont in ritardo di circa dodici anni dalla sua pubblicazione da parte della casertana Lavieri, ma davvero meglio tardi che mai. Un’opera piccola ma significativa, che racconta della terra anche con l’aiuto di istituzioni e privati che di quella terra sono innamorati.

Spesso Cossi ripropone il tema dei viaggiatori che scoprono la storia delle terre in cui si trovano in modo più o meno casuale, ed così è anche questa volta, ma non tanto (o non solo) per raccontare la storia dei luoghi, quanto soprattutto per parlare delle persone. Di quelle che non ci sono più, di quelle che non se ne sono mai andate, di quelle che sono tornate. O di quelle che non sapendo nulla, arrivate quasi per caso in quel territorio, alla fine ci sono rimaste. Immedesimandosi con la terra stessa.

Per raccontare un territorio bisogna conoscerlo, per conoscerlo bisogna viverlo, per viverlo bisogna incontrarlo, bisogna rispettarlo. […] Questo libro è un percorso di formazione che sfocia nella fatalità della scelta di rimanere, condividere i tempi, i riti e i  ritmi dei luoghi e la vita delle persone.

Così crive nella postfazione Vincenzo Bottecchia, esponente dell’APS Màcheri, chiarendo ancor meglio che questo fumetto non vuole solo presentare la storia a chi non la conosce, ma raccontare come questa ti entri dentro e ti costringa quasi ad abbandonare il resto e a sentirti parte della storia stessa.

Passano così in secondo piano anche gli amori quasi adolescenziali, la voglia di divertirsi, il campeggio e la vacanza. E un territorio sconosciuto ti entra dentro. La sua storia “ti viene a cercare” e alla fine ti troverà. Trasformandoti da vacanziere spensierato in valligiano. Il tutto accade in modo semplice, quasi banale, con piccoli incontri fatti di bar e osterie, e di artisti (famosi). Che però danno spessore e creano contrasto con un “turismo” superficiale e poco significativo. Fino a indurre vere e proprie scelte di vita. Si crea una vera e propria relazione profonda con il genius loci friulano, con chi ha la sensibilità di accorgersene e il coraggio di ascoltarne la voce.

Il tutto passa attraverso un segno fumettistico moderno, ma non artificiale. Fatto di ritmi lenti, sequenze prive di fretta, ombre acquerellate. E anche di qualche passaggio grafico che appare forse (volutamente) un po’ acerbo, ma per questo meno efficace.

Cossi disegna la sua introduzione, sostituendo con i disegni la prefazione scritte.

Pugliese invece, con delle vignette grandi, spesso aperte in splash page, fissa i fotogrammi principali della storia. Quando racconta la storia di Luca e dei suoi amici, gioca sulle tipiche tre strisce orizzontali, quasi bonelliane, anche se le intercala con aperture diverse, specie quando inquadra i luoghi. Quando invece lascia spazio ai pensieri, alle riflessioni, ai sentimenti, e spazia sull’intero panorama della valle, o sulla diga, lascia che il lettore apra lo sguardo, a volte addirittura su due pagine aperte. Lasciando chi legge con il fiato sospeso. E usa tre splash page doppie consecutive per raccontare, come in un bassorilievo su carta prima, e con delle sculture poi, la cronaca di quel tragico 9 ottobre 1963.

I bordi delle vignette sono un po’ irregolari, come lo è il contenuto stesso, che non è mai dettagliato, né descrittivo fino ai minimi particolari, ma lascia l’idea di un racconto in cui ciascun lettore si può immedesimare. I tratti dei personaggi sono accennati senza connotarli troppo. Gli stessi nomi dei personaggi, salvo rarissime eccezioni, neppure  compaiono: conosceremo solo il nome del protagonista, Luca, e i due baristi Ivan e Marco, Italo che racconta come la diga ha resistito alla frana, e incontreremo, senza mai citarne il nome, Mauro Corona.

Ma non sapremo mai il nome della (ex) ragazza di Luca o degli altri suoi amici, perché non conta. Perché Luca può essere chiunque decida di farsi entrare la valle dentro.

Questa valle.
…questa valle, la sua forza.
…il suo essere selvaggia, la sua magia palpabile.
Questa valle non è solo una diga.


Paolo Cossi, Marco Pugliese
Il mio Vajont
Lavieri Edizioni, Collana I fuori serie, 1 luglio 2012
Contiene in allegato il DVD con il film documentario La valle del Vajont (Sunfilms)
84 pagg., colore, brossura filo rete, 17×24 cm, 10.35 €
ISBN: 978-88-9697112-3

Andrea Cittadini Bellini

Scienziato mancato, appassionato divoratore di fumetti, collezionista di fatto, provo a capirci qualcosa di matematica, di scienza e della Nona Arte...

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