Disability Pride Month: 8 fumetti (+1) da leggere – Prima parte
DF celebra il Disability Pride Month con otto fumetti (più uno) che raccontano la disabilità attraverso narrazioni commoventi, drammatiche o energizzanti. Qui la prima parte coi primi quattro titoli.
Che giugno sia il mese internazionale del movimento LGBTQIA+ è cosa ormai abbastanza nota. Sorto dopo la storica rivolta allo Stonewall Inn di New York nel 1969, oggi è un segmento che raccoglie vari significati: è il mese in cui si accentrano la maggior parte delle marce nelle città di tutto il mondo, le aziende (con più o meno onestà etica) mostrano il supporto alla comunità, si aprono dibattiti sui diritti ancora da rivendicare e più in generale è l’occasione per sensibilizzare al tema dell’affermazione di sé, dando visibilità a tutte le persone queer che solitamente restano nell’ombra. È il mese che dice loro: uscite allo scoperto, marciate con orgoglio!
Con molta meno visibilità, ma con le stesse identiche intenzioni e rivendicazioni, da qualche anno a luglio si celebra il Disability Pride Month, mese scelto dalle associazioni per commemorare l’approvazione di una legge statunitense del luglio 1990 che proibisce la discriminazione basata sulla disabilità.
Attualmente è una celebrazione non riconosciuta in modo ufficiale da nessuna nazione, ma ha iniziato a percepirsi ugualmente in modo indipendente da un paio di decenni, prima negli USA e poi nel resto del mondo. Questa mancata ufficialità è forse il motivo principale della poca risonanza che ha il fenomeno rispetto al pride month, ma molto fa anche il fatto di essere un’iniziativa relativamente giovane, tant’è che il primo disability pride in Italia si è svolto a Roma nel 2015, e la bandiera ufficiale del Disability Pride è arrivata solo nel 2019.
Ufficiale o no, così come abbiamo fatto con Dimensione Arcobaleno, cogliamo ben volentieri l’occasione per sensibilizzare al tema, proponendo una selezione di otto fumetti che parlano di diversi tipi di disabilità (intellettiva, cognitiva, sensoriale e fisica), sia in modo diretto che trasversale. Ecco i primi quattro titoli.
Tanto per cominciare…
Ultimo in ordine di tempo fra questi quattro fumetti ad arrivare sui nostri scaffali è A Sign of Affection, manga di Suu Morishita edito da Star Comics che ha come protagonista una studentessa universitaria sorda.
Per ora è uscito solo il primo volume (di sei, in corso in Giappone), ma già capiamo che l’impianto della narrazione è retto soprattutto sulla storia d’amore fra la protagonista Yuki e Itsuomi, un ragazzo incontrato per caso in metropolitana. Pur essendo sorda dalla nascita, Yuki sembra non soffrire particolarmente della sua condizione, tuttavia vive inevitabilmente in un “mondo tutto suo”, fatto di suoi codici comunicativi e, naturalmente, di una sua lingua, quella dei segni. Proprio dalla ricerca di un punto di comunicazione comune tra lei e Itsuomi – che, tra l’altro, conosce già tre lingue e ne sta studiando altre due –, il lettore ha un assaggio della quotidianità di una persona sorda.
Senza (almeno per ora) toccare corde molto drammatiche, ma anzi regalandoci una storia senza troppe pretese, A Sign of Affection è un ottimo entrée per avvicinarci alla disabilità sensoriale e a cosa può comportare a livello comunicativo.
Un altro titolo perfetto per iniziare, anche questo fra i più recenti, è Colori invisibili di Sabrina Gabrielli: una graphic novel edita da Tunué con protagonista Leila, una giovane artista che a causa di una strana malattia percepisce tutto il mondo in bianco e nero, senza vedere più alcuna sfumatura di colore. Fin quando, in modo totalmente casuale, inizia a vedere alcune persone e alcuni oggetti illuminati interamente di un unico colore… cosa significherà?
In questo caso la disabilità è in effetti un elemento irreale e non il principale obiettivo narrativo della storia, ma il percorso di accettazione di Leila e l’uscita dalla depressione in cui si è incagliata sono comunque un’ottima metafora valida anche per altre disabilità sensoriali. Leila abbraccia i suoi limiti e si accetta così com’è, scoprendo dei nuovi colori nella sua vita, finora invisibili ai suoi occhi.
Di bullismo e disabilità
Tra i manga che dedicano spazio alla disabilità, uno dei più noti è sicuramente A Silent Voice di Yoshitoki Ōima.
Serie in sette volumi uscita in Italia per Star Comics nel 2015, è una storia che a partire dalla sordità di uno dei personaggi, la tenera Shoko, racconta il conflitto interiore dell’altro protagonista Shoya. Il ragazzino, insieme agli altri compagni di classe, si ritrovava a bullizzare Shoko per la sua difficoltà a parlare, e per il trattamento di favore che tutti, insegnanti compresi, le riservavano. Anni dopo Shoya rincontrerà Shoko e tenterà di ricostruire la sua integrità, distrutta dal senso di colpa e dalla convinzione di essere un fallito: un ragazzo, ormai uomo, che nella vita non ha ottenuto niente a parte la nomea di bullo della scuola.
La cosa veramente sorprendente di questo manga è l’intelligenza con cui l’autrice mostra i punti di vista del bullo e del bullizzato: i cui ruoli di carnefice e vittima si fondono, dando vita a un percorso di crescita e accettazione che riguarda entrambe le figure, Shoko e Shoya appunto. Nel 2016 A Silent Voice è diventato anche uno splendido anime diretto da Naoko Yamada e intitolato La forma della voce.
Sullo stesso tema c’è anche Supersorda!, graphic novel di Cece Bell uscito in Italia per Piemme nel 2017.
Un volume unico che affronta con maggiore profondità il limite relazionale che la sordità causava alla protagonista (la stessa autrice), quando era bambina. Diventata sorda all’improvviso, più che per la perdita dell’udito di per sé Cece era infatti dispiaciuta di tutte le barriere comunicative che la disabilità comportava: doveva frequentare una scuola speciale, non capiva sempre il labiale delle persone e i rapporti con i suoi amici finirono per raffreddarsi, anzi in alcuni casi Cece veniva persino bullizzata dal suo insegnante. Qualcosa cambia però quando scopre che il suo rudimentale apparecchio acustico le permette di sentire anche a diversi metri di distanza – rudimentale perché all’epoca della storia, negli anni settanta, gli apparecchi erano delle ingombranti scatole da portare al collo con due auricolari che ricevevano suoni ovattati e distorti. Cece ottiene così una sorta di superpotere che ribalta la prospettiva della bambina sempre indietro rispetto agli altri, e, pur rimanendo sorda, riallaccia le relazioni con i suoi amici.
Supersorda! da un lato invita a trovare in ognuno di noi quella unicità che ci aiuti a superare i nostri limiti, dall’altro spiega anche come, più della mancanza dei propri sensi, è la mancanza delle relazioni affettive a rendere una persona veramente disabile.
Per ora ci fermiamo qui. Nella seconda e ultima parte vedremo altri quattro titoli, più uno speciale, che ci sentiamo di consigliarvi!