E voi come vivrete? – Dal libro per ragazzi allo Studio Ghibli
Dalle pagine di Genzaburō Yoshino all’ultimo film dello Studio Ghibli: nella lettura del libro edito da KappaLab i prodromi della poetica del grande regista Hayao Miyazaki e tutta l’avventura della crescita, per diventare persone degne di rispetto.
La casa editrice KappaLab si impegna da tempo a portare in Italia i titoli letterari da cui Studio Ghibli in Giappone prende ispirazione per le storie dei suoi lungometraggi. Grazie a lei abbiamo potuto conoscere l’ispirazione originaria di tante opere mirabili, come Conan il ragazzo del futuro, Il castello errante di Howl, Kiki – Consegne a domicilio e tante altre: basta dare uno sguardo alle sue collane per averne un’idea e per toccare il filo rosso che ha teso fra questi due Paesi.
I lettori di tali opere sanno così che molto spesso Hayao Miyazaki e Isao Takahata (soprattutto il primo) hanno trovato nel testo solo lo spunto iniziale da cui costruire i loro racconti in immagini, hanno cioè compiuto un lavoro personale di elaborazione dei testi, prendendo dalle narrazioni quanto affine alle loro poetiche o semplicemente liberando la fantasia per dare immagini alle parole scritte.
L’ultimo titolo della collana Novel è proprio il volume alla base dell’ultimo film di Miyazaki, in Italia Il ragazzo e l’airone, ispirato appunto al libro per ragazzi E voi come vivrete? di Genzaburō Yoshino.
Il testo pubblicato in Giappone nel 1937, data storicamente molto indicativa, faceva parte di una collana pensata e creata per i ragazzi del tempo, come fonte di ispirazione da contrapporre agli eventi violenti e agli ideali nazionalisti diffusi in quel periodo a livello mondiale. Per gli autori era importante offrire ai giovani degli esempi edificanti, un diverso punto di vista sulla vita e sul comportamento da adottare per crescere come persone migliori.
E voi come vivrete? fa esattamente questo: racconta squarci di vita di un ragazzino giapponese che fa parte della classe sociale agiata, fra coloro che un giorno potrebbero trovarsi alla guida del Paese, e li riempie di significati. Jun’ichi non è esattamente un bambino come gli altri: è orfano di padre, la sua famiglia ha perso parte del suo prestigio, ma frequenta scuole di alto livello e ha la fortuna di avere una mente curiosa e uno zio che sa come alimentarla. Il suo soprannome, Coper, viene da Copernico, qualcuno cioè che invece di adattarsi a quanto gli veniva insegnato, ha avuto la determinazione di comprendere fino a fondo le cose e ha rivoluzionato il modo di vedere anche degli altri.
Questa premessa spiega già l’andamento del libro, adattissimo alla lettura da parte di ragazzi dai dieci anni in su, impostato come un percorso a tappe in cui si racconta un episodio capitato a Coper o a un suo amico, che diventa così il pretesto (o potremmo dire la cornice) per riflessioni importanti che portano ad approfondire la questione e a guardarla da diversi punti di vista.
Il personaggio dello zio in questo ricopre il ruolo di un “grillo parlante” positivo, che con le sue lettere, racchiuse in un quaderno rosso e riportate nel testo come chiose, riprende i fatti raccontati e sospinge la mente del lettore a percorrere insieme tutte le possibili strade che da quelli si partono verso altre realtà e altri spunti di riflessione.
Naturalmente gli episodi narrati sono tanti exempla adatti all’età del lettore, per stimolare il pensiero individuale, sicuramente, ma anche per renderlo consapevole di quante cose ci sono da scoprire nel mondo e quanto bisogna agire, riflettere ed elaborare prima di diventare «un essere umano degno di rispetto», quello che il papà defunto si augurava per Jun’ichi.
È fondamentale pensare a quale fascia d’età è indirizzata questa storia, quella cioè che si trova nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza, momento fondamentale nella crescita psicologica e nella formazione del pensiero. È quel momento che abbiamo vissuto tutti, in cui molte cose che da bambini avevano un senso o un gusto all’improvviso diventano qualcosa di diverso, su cui ragionare, indagare, vivere e trovare un altro senso da far proprio. Questo processo di consapevolezza è fondamentale, appunto, per il futuro sviluppo del ragazzo che diventerà uomo e per le sue scelte: Yoshino lo sa bene e cerca di descriverlo in modo tale che possa entusiasmare e quindi essere assorbito dai suoi lettori.
La lettura del testo è sicuramente piacevole, anche se per un adulto è facile decriptare l’obiettivo celato al di là delle parole scritte, e anche se le parti in cui è lo zio a scrivere diventano a volte un poco verbose (ma il grillo parlante non è mai troppo simpatico); ma la parte che rende la lettura molto interessante è invece il percepire come e in che modo Miyazaki abbia elaborato il contenuto del libro per trasformarlo nel capolavoro del suo ultimo lungometraggio. Il regista lo ha sicuramente letto quando era un ragazzo, e in lui ha sicuramente avuto l’effetto che il regista si augurava (uno dei personaggi narrati ha il suo stesso nome, questo è un particolare che rende sicuramente più percettivi e aperti all’assimilazione dei contenuti).
Per chi conosce le opere di Miyazaki, la sua filosofia e la sua arte, è possibile rintracciare le personali strade che il pensiero ha percorso da quelle parole a quelle immagini, come si sono trasformate, acquisendo o cambiando valore a seconda del suo sguardo, e questo è un altro tassello prezioso che rimane a noi come eredità artistica del grande autore.
Quell’eredità libera, che tutti noi possiamo accettare o modificare o sfidare, di cui parla nel suo ultimo film e che, come capite anche voi a questo punto, è conseguenza e frutto della sua personale risposta al libro e alla sua ultima, incisiva, frase: «e voi, come vivrete?»
Genzaburō Yoshino
E voi come vivrete?
KappaLab, Novel, 2024
256 pagine, 15×21 cm, 16.00€
ISBN: 978-88-8545723-2