Attila: un fumetto all’opera
Nono numero della serie “Lirica a Strisce. L’opera a fumetti”, in collaborazione con il Teatro Comunale di Modena. Adattamento dell’opera giovanile di Verdi tratto dalla tragedia di Zacharias Werner.
Tra le arti liberali non c’è l’Opera, e anche il fumetto, pur essendo per gli appassionati la Nona Arte, non sempre è riconosciuta come tale (tanto è vero che ancora si discute di quale sia l’ottava).
Kleiner Flug, dopo aver pubblicato una raccolta delle opere di Verdi, con il prosieguo di questa collana vuole utilizzare tutti i linguaggi della comunicazione contemporanea, contribuendo ad avvicinare nuove fasce di pubblico al melodramma.
Certo che non è banale rappresentare sulla carta un media complesso come il melodramma, in cui presenza scenica, musica, trama, allestimento, recitazione e canto si intrecciano.
Ma non è la prima esperienza, visto che questo è il nono numero della serie che lega opera e fumetto. E, vista l’origine emiliana, venendo l’idea da Modena, la parte del leone non poteva farla che Giuseppe Verdi. E così è anche in questo caso.
Verdi nel 1846 è nel pieno del suo periodo più produttivo, almeno dal punto di vista numerico e patriottico. Così quattro anni dopo la composizione del Nabucco, con il famoso coro del Va’ pensiero, e tre dopo I lombardi alla prima crociata, traduce in opera un dramma teatrale di Zacharias Werner, poeta, drammaturgo e predicatore tedesco, con il libretto di Temistocle Solera, peraltro già librettista delle opere citate.
La storia segue la nota storia della conquista dell’Italia che si sarebbe arrestata ad Aquileia.
Fino alla fine del condottiero unno per mano della moglie, come raccontato in una versione alternativa della storia riportata dal cronista romano Marcellinus Comes all’inizio del VI secolo.
Moglie che ucciderà Attila per vendetta, dopo che questi ha distrutto la sua famiglia, con la stessa spada che egli le ha donato per ammirazione nei confronti della di lei audacia. Facendo la vendetta di tutti coloro i quali sono stati derubati di qualcosa e colpiti negli affetti o nell’amor patrio.
La rilettura patriottica dell’uccisione di Attila da parte di Odabella, catturata dal Flagello di Dio e poi presa in moglie, nella chiave di opposizione all’oppressore straniero e nonostante il tentativo di accordo del poco patriottico generale romano Ezio, si intravede chiaramente anche in questo lavoro di Stefano Ascari e Andrea Riccadonna.
Il primo, già autore di altre riduzioni fumettistiche di opere per la Fondazione Teatro Comunale di Modena, è molto abile a condensare in poco più di 30 pagine la trama dell’opera, senza farle perdere la maestosità, e facendo emergere i personaggi, che nel melodramma hanno molto più tempo per essere caratterizzati.
Il secondo non fa perdere mai il senso del palcoscenico, le tavole sono aperte, come abbiamo già visto nella trasposizione di opere teatrali, ad esempio, da parte di Gianni de Luca. I tratti e gli spazi, come d’altra parte si trova scritto anche nella descrizione del volume, ricordano grandi maestri del fumetto italiano come Sergio Toppi o Dino Battaglia.
La trascrizione scenica è fedele e il fumetto trascrive anche il linguaggio figurativo dell’opera.
- In tutte le scene c’è un colore predominante, che fa pensare alle luci di scena, e i cambi di scena sono sottolineati proprio dai cambiamenti di colore nello sfondo o al viraggio dell’intero disegno.
- Le azioni si svolgono sempre in ambienti aperti e vasti, che fanno pensare alle dimensioni del palcoscenico teatrale o comunque ai grandi allestimenti scenici.
- Nonostante questo i primi piani consentono di concentrarsi sui singoli personaggi per cogliere i loro pensieri o le loro parole, non c’è neppure un primo piano in cui il protagonista dello stesso non parli o pensi qualcosa. Come dalla platea o dai palchi non è possibile cogliere esattamente l’espressione del volto ed è necessario che alla mimica, per quanto esagerata dei cantanti e degli attori, si accompagnino sempre le parole, così anche nel fumetto non ci sono praticamente passaggi muti. Neppure una scena densa di pathos e di sottintesi come quella dell’incontro di Attila con Leone I.
- Il lettering fa pensare a un parlato particolare, l’irregolarità del font richiede un tempo maggiore per la lettura, espandendo i tempi, come succede quando si ascolta un’opera lirica, in cui la comprensione delle parole senza il libretto è resa meno immediata dal canto.
- Come accade nelle opere, a parte i personaggi principali, presentati graficamente all’inizio, tutti gli altri sono indistinti, come parte di un coro, tanto è vero che i loro stessi dettagli fisionomici spesso sono invisibili.
Tutto questo senza tradire le peculiarità del fumetto, che però è per sua natura un medium flessibile e per questo adatto a contenere e a riproporre altri medium, senza sovrastarne le caratteristiche.
L’operazione di incuriosire all’opera mi sembra riuscita, pur con quelle che possono sembrare poche pagine di fumetto.
Consiglio: ascoltate l’opera mentre leggete (e rileggete) il fumetto, può essere un primo passaggio per ammalarsi di melomania.
Per chi volesse una anteprima, è possibile sfogliare qui le prime dodici pagine.
Ascari, Riccadonna
Attila
Collana: Teatro fra le nuvole
40 pag., spillato, colori
Formato 21×29,7 cm
prezzo: 7,00 €