Settimana Canicola Bambini – Hansel e Gretel

L’illustratrice tedesca Sophia Martineck ha trasformato la fiaba di Hansel e Gretel in un fumetto dall’atmosfera perturbante e magica dominata dalla madre di tutte le paure: l’oscurità del bosco.

Dimensione Fumetto in collaborazione con Canicola presenta la Settimana Canicola Bambini: un vasto approfondimento sugli ideatori, gli autori e le opere della collana intitolata a Dino Buzzati che l’editore bolognese dedica ai suoi giovani lettori.

Dopo aver parlato del progetto con le curatrici della collana, in questo secondo articolo si parla del primo titolo edito: Hansel e Gretel di Sophia Martineck.


Non c’è immaginario letterario che presenti così spesso i temi della povertà, della fame, degli stenti e delle privazioni come la letteratura per l’infanzia. Ci sono molti motivi dietro questa continua abbondanza di mancanza cronica nelle storie per i più piccoli, fondamentalmente riassumibili in due macro-categorie: motivi narrativi di fiction, poiché un’ambientazione disagiata spinge i piccoli protagonisti a modificare la propria vita, e motivi storici di non-fiction, vista l’effettiva condizione di indigenza che da sempre grava sulla stragrande maggioranza della popolazione mondiale e soprattutto sui minori. Ci sono poi numerosissi esempi in cui i motivi di fiction e di non-fiction si fondono insieme: è il caso della letteratura vittoriana inglese, esemplificata in particolar modo nei romanzi di Charles Dickens, e soprattutto è il caso del più grande serbatoio di tragedie infantili della letteratura mondiale: le fiabe, e se c’è una fiaba che rappresenta al massimo livello il dramma della povertà, quella è senza dubbio Hansel e Gretel.

Dipinto di Evalds Dajevskis per il film
La pittoresca “casetta di marzapane” è certamente l’elemento più iconico di Hansel e Gretel e una delle immagini più celebri del mondo delle fiabe. Sopra: uno studio dell’artista lettone Evalds Dajevskis per la scenografia del film statunitense in stop motion Hansel and Gretel: An Opera Fantasy del 1954 basato sull’opera lirica di Engelbert Humperdinck.

La fiaba dei due bambini raccolta dai Fratelli Grimm nella loro antologia del 1812 è fra le più celebri e al contempo fra le più disperanti dell’intera tradizione fiabesca mondiale, dato che i suoi giovani protagonisti passano l’intero tempo diegetico della storia a evitare di morire: si tratta probabilmente dell’unico caso noto di una fiaba in cui lo scopo del protagonista non è ottenere qualcosa che non ha, ma piuttosto di mantenere quell’unica cosa che già ha, ovvero la vita. Non sono nemmeno i grandi temi universali a muovere i personaggi: non l’amore, non l’odio, non l’onore o l’identità spingono la matrigna a cacciare i due bambini di casa, ma più grettamente è la mancanza di vile denaro, e altrettanto è la sete di sangue a spingere la strega a mangiare bambini, il che identifica senza ombra di dubbio la storia all’interno di un ambiente di sottoproletariato miserabile e abbrutente.

Lo stesso schema di Propp è messo in difficoltà da Hansel e Gretel. Le funzioni sono presenti, ma il loro senso è ribaltato: ad esempio l’Infrazione della regola (non tornare a casa) non mette i protagonisti in pericolo, ma bensì li salva, e la Fornitura dell’oggetto magico/salvifico (l’ossicino) non avviene da una figura apposita, ma direttamente dai protagonisti. Anche i personaggi stessi sono del tutto inconsueti: chi è l’Antagonista, la matrigna o la strega o il bosco o l’uccellino color della neve? E chi è il Donatore se non i due protagonisti stessi, dato che sono loro a dover fare tutto da soli?

Schema narrativo di "Hansel e Gretel".
Molto peculiare e anch’essa probabilmente senza paragoni è la struttura narrativa di Hansel e Gretel, interamente speculare. Il palcoscenico della storia è unico (il bosco) e ci sono solo tre scenografie: la casa del padre (set 1), l’interno del bosco (set 2) e la casa della strega (set 3), con la fiaba che inizia e finisce nello stesso set. I bambini trovano nel set 1 la matrigna (figura negativa 1), la quale spinge Hansel all’azione: prima raccoglie e getta i sassolini e le bricioline, e poi guida Gretel nel bosco. Raggiunto il set 3, i bambini trovano la strega (figura negativa 2) e da lì Hansel passa all’inattività mentre Gretel diventa attiva: prima cucina i pasti e uccide la strega, e poi guida Hansel nel bosco. Infine i bambini ritornano al set 1 privo di figure negative e quindi finalmente vero nido familiare.
Schema narrativo di "Hansel e Gretel".
La specularità della storia non si rintraccia solo nei luoghi e nei personaggi, ma anche nelle eventi della trama, con un’alternanza continua di colpi di scena positivi e negativi. Uno dei punti di forza della fiaba di Hansel e Gretel è proprio il fatto che si compone di un continuo alternarsi di situazioni antipodiche che stressano e al contempo incalzano il lettore.

Copertina di "Hansel e Gretel" di Sophia Martineck.La non-incasellabilità nello schema standard, la specularità e il ritmo binario sono le tre caratteristiche principali che rendono Hansel e Gretel un caso-studio della letteratura fiabesca. Il suo fascino ha sedotto decine di artisti negli ultimi 200 anni, e uno dei risultati più convincenti in assoluto lo ha dato l’anno scorso illustratrice tedesca Sophia Martineck, alla sua prima prova con un fumetto per l’infanzia grazie alla commissione ricevuta dalla casa editrice italiana Canicola, che con questo lavoro ha inaugurato la collana Dino Buzzati nella sua divisione per i più piccoli Canicola Bambini.

Il lavoro della Martineck è di una chiarezza cristallina straordinaria. Gli aspetti tecnici legati a schema, specularità e ritmo sono esposti, anzi rivelati in maniera perfettamente leggibile senza alterare o modificare affatto la fonte originale. È sempre Hansel e Gretel, ma estratto dall’oscurità come uno psicanalista estrae il significato dalle parole del suo paziente. In 38 pagine l’autrice riporta il testo dei Fratelli Grimm con estrema fedeltà, arrivando ai minimi dettagli come gli animali sul tetto e le finestre tonde, e al contempo trasla la storia dal XIX al XXI secolo: l’innecessità di aggiungere, togliere o cambiare una sola parola al testo originale certifica Hansel e Gretel come storia senza tempo, e la scelta di non vestire i bambini con abiti tirolesi mostra che è anche senza spazio.

L’universalità di Hansel e Gretel viene ancora più esaltata dalla Martineck con le sue scelte grafiche improntate a una ricercata semplicità, con disegni a matita colorati in digitale e caratterizzati da assonometrie cavaliere, anatomie elementari e alberi senza chioma. E sono proprio gli alberi e il bosco che compongono l’aspetto in assoluto più interessante dell’opera della Martineck: il bosco di Hansel e Gretel è un mondo astratto dove accade l’inspiegabile, dove gli elementi apparentemente realistici diventano magici (come i sassolini e gli animali) e gli elementi apparentemente magici diventano realistici (come la casa dolce e la strega). Un mondo composto da alberi che sono singoli oggetti muti, immobili, morti appoggiati sul suolo piatto e liscio, che fa apparire il bosco ancor più astratto e irreale: un palco teatrale.

Il bosco di "Hansel e Gretel" nelle quattro versioni di Lotte Reiniger, Tim Burton, Lorenzo Mattotti e Annie Leibovitz.
Quattro intepretazioni del bosco, l’elemento chiave di Hansel e Gretel. In alto a sinistra: il bosco rigoglioso e popolato da simpatici animaletti nel cortometraggio del 1955 animato in stop-motion da Lotte Reiniger (una versione che tradisce totalmente l’originale dei Grimm). In alto a destra: il bosco a bande verticali nere nello special televisivo Disney di Halloween del 1982 realizzato da Tim Burton, una delle versioni più disturbanti della fiaba. In basso a sinistra: il bosco al nero di china, turbinoso e terribile nelle tavole mute di Lorenzo Mattotti del 2009. In basso a destra: il bosco composto da alberi vestiti in un servizio fotografico di moda di Annie Leibovitz per la rivista Vogue di dicembre 2009 (in cui Lady Gaga interpreta la strega cattiva).
Confronto fra "Caccia notturna" di Paolo Uccello e "Hansel e Gretel" di Sophia Martineck.
Nel suo Hansel e Gretel, il bosco di Sophia Martineck assomiglia concettualmente a quello di Paolo Uccello nella sua Caccia notturna: benché graficamente i risultati siano del tutto diversi, in entrambi i casi abbiamo scene nel bosco di notte dove gli alberi sono trattati come elementi estranei e alteri, persino falsi, delle sagome di cartone posizionate su piani geometrici cartesiani con un distacco talmente freddo da generare un’atmosfera in qualche maniera irreale e onirica.

La Martineck affida al bosco l’intera narrazione della storia: tutto dipende dalla presenza di questa perturbante scenografia, composta da oggetti monocromi che creano strisciate bianche e nere in diretta consonanza con l’alternanza di situazioni positive e negative della trama. Alberi scuri separati da intervalli chiari: la metafora grafica della condizione di profonda inquietudine dei due bambini sperduti nel bosco, come se potessero imbattersi nella salvezza o nella catastrofe a ogni passo.

Analisi di tre tavole di "Hansel e Gretel" di Sophia Martineck.
A definitiva e inequivocabile conferma della centralità del bosco nella storia, le uniche tre doppie pagine del fumetto si collocano esattamente all’inizio, al centro e alla fine del volume rappresentando le tre case della storia. La prima casa è quella con la matrigna e il padre: sembra pericolosa, ma non lo è. La seconda è quella della strega: non sembra pericolosa, ma lo è. La terza è la casa del solo padre: non sembra pericolosa e non lo è. In tutto ciò, il bosco non fa una piega, e addirittura nella prima e ultima doppia pagina resta assolutamente identico, del tutto indifferente alla vita dei minuscoli esseri umani che lo popolano: il ritorno dei bambini non fa spuntare i fiori, non fa arrivare animali carini, non cambia nulla. Le meschine vicende umane non hanno alcuna ricaduta sul bosco secolare.

Hansel e Gretel di Sophia Mertineck è un classico della letteratura tedesca in una trasposizione quantomai tedesca, grigia e anaffettiva, e al contempo di un’efficacia sensazionale. Ci si potrebbe chiedere se un volume del genere, ideato e realizzato da adulti con grafica per adulti e una storia rivelata nel suo essere per adulti, possa essere piacevole o anche solo accessibile al pubblico dei bambini. La risposta è ovviamente sì, perché non c’è nulla che non sia accessibile ai bambini: è una pretesa degli adulti di credere che i bambini non siano in grado di capire. Semmai, il punto è che i bambini capiranno questo libro in una maniera diversa rispetto a come lo capiranno gli adulti, e se questa pluralità di punti di vista era quello a cui puntava la casa editrice, allora l’obiettivo è raggiunto in pieno.


Sophia Martineck
Hansel e Gretel
2017, Canicola Editore, Canicola Bambini, collana Dino Buzzati
cm 17×24, 48 pagg., colore, € 16
ISBN 9788899524135

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