PKNA – 20 anni e ancora abbiamo poche ragazze

14 Marzo 1996, nelle edicole esce Evroniani. Paperinik diventa ufficialmente PK. E improvvisamente diventiamo tutti esperti di Tachioni, di Xerbiani e di Spore. 14 Marzo 2016, PK è sempre lì. E noi, anche se sensibilmente più invecchiati, continuiamo a crederci esperti.

Molte storie iniziano con il narratore che ricorda in prima persona dove era in un determinato momento del passato. Dandoci l’impressione di essere lì con lui, senza interrogarci davvero sulla sua reale presenza in uno specifico luogo. Voi sapevate dove eravate il 14 Marzo 1996? Io personalmente no. L’unica cosa che ricordo è quella di aver trotterellato a piedi fino all’edicola dell’angolo (a dieci anni suonati puoi solo trotterellare) e di essere rimasto subito colpito da un volume con una copertina rossa, dove figurava uno dei miei beniamini, con la scritta “Evroniani” a lato.

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Ne ero colpito per diversi motivi. Primo su tutti il personaggio raffigurato era Paperinik, ma in una posizione diversa dal solito, con un’espressione tesa e rivolta a un papero viola con gli occhi azzurri, che sembrava poggiare su di uno strano aliante, tipo il Goblin di Spiderman. Non era il classico nemico di cui leggevo nel mensile Paperinik, come la Banda Bassotti o l’inquietante Spectrus, ma qualcosa di completamente nuovo. E non era nemmeno l’unica differenza.

PK (che poi iniziai a chiamare così) aveva un volume in stile comic-book americano, mentre Paperinik aveva il classico formato da mensile Disney, tipo Paperino Mese. Il volume era più sottile, e come scoprii in seguito, aveva solo una singola storia al suo interno, non quattro o cinque, scollegate, riguardanti il nostro eroe.

Ma due cose mi colpirono in modo particolare. Il fatto che questo fosse numerato come “numero 0” e che una volta preso in mano, in quarta di copertina, si vedeva che l’illustrazione continuava, per mostrare la presenza di altri paperi viola in uscita da strutture che senza dubbio alcuno erano delle navicelle spaziali.

Io amavo Paperinik, e adoravo tutti i suoi gadget, dalle car-can, agli stivaletti a molla, dalla 313-x ,all’armadio ascensore. E quindi mi buttai a pesce sul volume, sperando di immergermi nelle stesse atmosfere e non potendone trovare nessuna.

La prima lettura fu illuminante e spiazzante. Sapevo che non sarebbe finita lì la storia. Sapevo che era stato iniziato qualcosa di nuovo, e che io ne ero testimone. Decisi che dovevo prendere tutti i numeri, come fanno tipicamente i bambini quando puntano i piedi, e per tutti i mesi a seguire, fino a Giugno, andavo alla stessa data, alla stessa edicola, a chiedere se fosse uscito il nuovo volume.

Nel Giugno dello stesso anno uscì lo 0/2 (Il Vento del Tempo), seguito dallo 0/3 in Agosto (Xadhoom!) e ancora dal numero 1 (Ombre su Venere), che sanciva l’inizio della numerazione tradizionale e della periodicità (bimestrale prima, mensile poi) dell’opera.

Pikappa 02

La serie procedette poi fino al Dicembre 2000, chiudendosi con il numero 49-50, doppio per l’occasione, per riprendere a Gennaio 2001 con la serie regolare seguente dal titolo PK2 (o meglio PK-quadro).

Al di là della trama complessiva dell’opera, che può tranquillamente essere letta su Wikipedia, la più grande particolarità di questo PK è data sicuramente dal clima e dal tenore delle storie, non più autoconclusive ma inserite all’interno di un contesto più ampio,  e con l’introduzione di personaggi raramente fini a sé stessi, ma che in ogni numero permettono al nostro eroe di confrontarsi con nuovi pericoli ed avversità.

Tipicamente ogni numero trova al suo interno un “villain” principale, che vede la sua fine nella chiusura del medesimo, ma non mancano anche eccezioni a questo schema che lasciano il lettore desideroso di scoprire cosa succederà dopo.

Ecco quindi completamente disintegrata la classica formula disneyana, con storie che finiscono con la classica scena bonus dopo i titoli di coda, o altre che si dipanano su più numeri consecutivi.

Su PK i vari autori e disegnatori sembrano finalmente liberi di sperimentare sullo strumento fumettistico che hanno sottomano, e anche sul personaggio, mettendolo di fronte a situazioni inusuali o a personaggi più complessi delle classiche macchiette a cui eravamo abituati, anche se comunque rimane sempre visibile un’impronta smaccatamente disneyana nella trattazione di alcuni temi.

Più in generale c’è una forte attenzione a un nuovo sfruttamento del media, completamente slegato dal Topolino classico, in cui gli sceneggiatori possono fare uscire Paperinik dalla sua abituale comfort zone, ponendolo innanzi a situazioni e personaggi estremi (viaggi nel tempo, viaggi in universi paralleli, intelligenze artificiali, battaglie spaziali, alieni, governi corrotti, ecc..), e in cui i disegnatori e coloristi possono davvero dare il meglio di loro stessi, con pagine che rompono la classica griglia o che sperimentano nell’orchestrazione delle vignette. Io stesso grazie a PK ho imparato a distinguere il tratto dei singoli disegnatori, e a capire quale volume fosse disegnato da chi perché, con il formato a più ampio respiro dell’albo, era sempre possibile soffermarsi sui singoli particolari.

Pikappa

Sarebbe facile fermarsi qui,  ma parlare dei venti anni di PK significa scoperchiare un baule di ricordi, di tante, troppe cose che è un peccato lasciare al di fuori di questo articolo, ma che non possono nemmeno essere enunciate tutte, perché altrimenti davvero questo scritto sarebbe destinato a non concludersi mai.

Citerò solo alcuni dei momenti più belli legati a questo piccolo capolavoro dell’editoria italiana, per scatenarvi l’amarcord e accompagnarvi fino ad un pianto liberatorio-nostalgico:

  • Il PKTeam. PKNA, la prima serie della saga, fu coordinata da Ezio Sisto, Max Monteduro e Alessandro Sisti, che gettarono le fondamenta del progetto redazionale. Tuttavia la serie non fu il frutto di una sola mente, ma di un nutrito gruppo di giovani e talentuosi artisti disneyani, delusi del sempre più marcato contrasto che vi era tra le smaglianti copertine della testata Paperinik e altri supereroi e le vetuste ristampe che il giornale ospitava all’interno. Così nel 1995, con il beneplacito di Paolo Cavaglione, questi autori si riunirono nel PKTeam, un gruppo di lavoro democratico, che in dieci anni avrebbe concepito l’intera saga.
    Il PKTeam fu una vera innovazione nell’ambiente lavorativo Disney, dove tradizionalmente ogni coppia di autori scriveva o disegnava in maniera del tutto indipendente, senza confrontarsi con i colleghi;
  • PRDQP. Ossia “Poche ragazze da quelle (o queste, a seconda dei casi) parti”. Questa sigla identifica senza dubbio una delle parti più divertenti di tutto il fumetto, ossia la rubrica della posta dei lettori, in cui venivano pubblicate lettere, o parti di esse a cui il PKTeam rispondeva in modo ironico e pungente, sfornando battute a dir poco memorabili. In particolare due frasi erano diventate dei veri e propri tormentoni, ossia «Comprati un criceto» e la mitica «Poche ragazze da quelle parti»;
  • Il caso PKNA 0/1. All’acquisto del secondo numero della serie, lo 0/2, iniziai a farmi delle domande sul perché fra lo zero e il suddetto non ci fosse anche lo 0/1. Il PKTeam, già gran maestro di trolling, decise di orchestrare uno scherzo ai danni dei lettori parecchio ben riuscito. Il “caso PKNA 0/1” nasce nell’Agosto 1997, quando, sul numero #8, a pagina 2 viene annunciato che le mail verranno pubblicate sul numero speciale, in cui ci sarà anche «una storia di PK che permetterà a chi di voi non è in possesso del mitico PKNA #0/1 di vedere da vicino la leggendaria e introvabile copertina». Nel numero speciale del 1997, infatti, venne pubblicato un breve riassunto degli episodi passati del fumetto, nel quale la redazione inserì il fantomatico Numero Zero/1. Sebbene fosse chiaro già dal testo del riassunto che si trattava di un’invenzione, molti lettori iniziarono erroneamente a ritenere che un Numero Zero/1 fosse stato effettivamente dato alle stampe in passato. La redazione, in seguito alle numerosissime lettere ricevute, dovette dichiarare esplicitamente, nelle pagine di PKNA #10, che si trattava di una montatura. Ciononostante il fenomeno non accennò a diminuire, tanto che la redazione decise ironicamente di intitolare il numero speciale del 1998 proprio Zero barra uno. Le vicende narrate nello speciale si collocano fra la fine del Numero Zero e l’inizio dello 0/2;
  • In ogni copia del numero speciale 98 Zero Barra Uno era allegato un adesivo su cui si poteva leggere una di queste frasi: Poche Ragazze Da Quelle Parti oppure Criceti a bordo! (io li ho ancora).
  • Sempre nello stesso numero venivano trattate storie che fungevano da raccordo fra il numero 0 e lo 0/2. In particolare ne era presentata una in cui PK deve affrontare dei coolflame con solo i suoi vecchi gadget e senza scudo Extratransformer;
  • Claudio Sciarrone e Lorenzo Pastrovicchio hanno disegnato la maggior parte dei numeri di PKNA. Ma tante sono le personalità del mondo Disney che hanno lavorato a questo fumetto, fra cui: Francesco Artibani, Tito Faraci, Alessandro Sisti, Alberto Lavoradori, Silvia Ziche, Paolo Mottura e Bruno Enna.
  • Nel numero speciale 99 La Fine del Mondo era allegato un curioso calendario evroniano, chiamato appunto Evrondario. Nel calendario evroniano l’anno iniziava ad Agosto, e i giorni (l’equivalente di due giorni terrestri) della settimana erano cinque: po, ra, da, qu, pa (iniziali della frase “poche ragazze da quelle parti”);
  • Valentina De Poli, attuale direttrice del settimanale Topolino, faceva parte del PKteam e proponeva un editoriale introduttivo ad ogni numero, secondo la formula ripresa anche attualmente sul settimanale. Fu proprio lei a creare il nome PKers, per identificare i fan del fumetto stesso;
  • In tutto la serie completa è di 56 numeri, composta da 49 numeri regolari, 3 numeri zero e 4 speciali.
  • Le lettere più meritevoli, a giudizio insindacabile del PKteam, venivano premiate con l’ambita PKard Pkers, che testimoniava in modo indissolubile la propria devozione al fumetto;
  • Fu lanciata anche la Pkard Action Hero che invece poteva essere guadagnata solo a seguito di particolari sfide che il Team proponeva ai lettori. Queste venivano proposte in modo periodico, e ovviamente dovevano essere documentate tramite mezzo fotografico. Solo per citarne alcune ai lettori veniva richiesto di andare in una cabina telefonica con l’occorrente per fare la doccia, oppure fotografarsi con il proprio amico invisibile. Le varie sfide, se passate, davano diritto ad una card speciale, che aveva sul retro degli spazi per attaccare i bollini che sarebbero stati consegnati alla pubblicazione e al superamento di altre sfide;
  • Gli abbonati ricevevano a casa anche una fanzine dal titolo Pkers, in cui erano presentati disegni e curiosità relative al mondo di PK;
  • Dei primi 3 numeri zero fu fatta anche una edizione limitata e numerata, in formato cartonato deluxe, chiamata PkONE. Questa conteneva le tre storie disegnate con la semplice china e senza colori, insieme a diverse curiosità e immagini dei work in progress;
  • Venivano venduti in edicola anche dei raccoglitori specifici per contenere i vari volumi.

Oltre a questo, vi regalo qualche perla legata al mio rapporto personale con questo fumetto, che sarebbe stato un peccato tralasciare:

  • PK forniva un abbonamento annuale alla testata, che io avevo fatto. Peccato che ad un certo punto non mi venissero più recapitati i numeri, principalmente perché (e l’ho scoperto solo due anni fa, recuperando un vecchio numero ancora incellophanato) la mia scrittura da bambino aveva reso l’abbonamento intestato a Giacomo Gibagi, non Giorgi;
  • Il numero 0 era una rarità fra i giovani. A me è stato rubato ben due volte da amici teste di cazzo  e ogni volta sono sempre tornato a ricomprarlo;
  • Se volete recuperare i numeri arretrati, sappiate che i più rari sono quelli con la numerazione più alta. A partire dal 33/34 iniziano a scarseggiare anche alle fiere, fino al numero 48, che tutt’ora in quattro anni di ricerche non sono ancora riuscito a trovare;
  • Sicuramente uno dei numeri più belli mai scritti di questa serie rimane Traumaossia il numero 10, con la sceneggiatura di Tito Faraci e i disegni di Lorenzo Pastrovicchio;

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  • Quattroruote dedicò un numero speciale alla recensione della PKar, dove venivano sciorinate caratteristiche tecniche della mitica macchina del nostro eroe, come cilindrata, peso e quant’altro. Inutile dire che stressai mio babbo un mese per farglielo comprare;
  • Lyla Lay è l’unica papera con le tette, credo, di tutto l’universo Disney. Ed è per quello che nonostante sia una papera, è super sexy.

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Insomma, un fumetto che è entrato di buon diritto nell’olimpo del settore, che dopo 20 anni continua a riscuotere successi, come dimostrano i numeri delle tirature di PKGiant, ossia la ristampa delle vecchie storie, o l’accoglienza che hanno le storie narrate su Topolino a episodi (recensite Qui, Quo e Qua).

Noi di Dimensione Fumetto ci uniamo di cuore alle celebrazioni per i suoi primi Venti anni, sperando davvero che venga riproposta una serie regolare invece di due storie all’anno sul piccolo Topo. Probabilmente è impossibile, ma sperare non ci costa nulla.

Quindi, in alto i calici, aggiustiamo il nostro mantello e brindiamo tutti insieme per il nostro supereroe preferito con la inconfondibile mascherina nera.

1 thought on “PKNA – 20 anni e ancora abbiamo poche ragazze

  1. Madonna quanto lo amavo!! anche io ero abbonato, la serie ce l’ho tutta, forse mi manca qualcuno tra gli speciali più “recenti”. Avevo anche la pkard, ottenuta con una piccola lettera pubblicata sulla rubrica dei primi numeri. Mi mancava perà la hero, richiedeva robe troppo assurde per un bimbo timidino come ero

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