Morgan Lost 1 – una recensione, cioè un giudizio sul numero 1 di Morgan Lost

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Alle volte scrivere una recensione è come rimanere incastrati con la mano dentro una fessura stretta stretta. Pur di non rimanere inchiodato lì, sei disposto a strappartela a morsi e allontanarti come se niente fosse successo. Nel caso di Morgan Lost 1 questo è particolarmente vero!

Premessa: di una Expocartoon di tanti tanti anni fa

A quella Expocartoon c’era un tizio di nome John Buscema che mi fece un Silver Surfer. Giusto per dire. E c’era pure un disegnatore Bonelli (non chiedetemi chi, non era manco l’anno 2000) che tenne una piccola conferenza. Tema: come si crea un personaggio dei fumetti. Svolgimento: per creare un personaggio dei fumetti dobbiamo: prendere il volto di un attore; dargli un spalla più brutta e scema che non gli rubi la scena; dargli un’esclamazione tipica; dargli dei tratti caratteriali peculiari.

Mentre parlava disegnava su una lavagna un personaggio nuovo, inventato lì per lì, solo per dimostrarci che con questi piccoli accorgimenti avremmo creato un personaggio interessante.

Beh, il personaggio lo creammo, una specie di clone di Michael Douglas. Solo che aveva lo stesso appeal di un venditore di scarpe porta a porta. Il solo fatto di aver partecipato alla creazione di quel… quel coso mi fece sentire sporco.

Ecco, questa era la Bonelli di qualche anno fa; odorosa di naftalina, convinta che l’infinita ripetizione di certi schemi precostituiti potesse tirare avanti la carretta fino alla fine dei tempi.

Poi è successo qualcosa; quando i lettori ultranovantenni hanno cominciato a morire di vecchiaia c’è stato il calo di lettori e lì, in via Buonarroti, avranno cominciato a farsi qualche domanda. E, va detto, anche a darsi qualche risposta.

Oggi la Bonelli si sta rinnovando; di tanto in tanto ci riesce, altre volte, invece, ci ripropone il clone di Michael Douglas riverniciato.

Morgan Lost ci riesce?

Morgan Lost

2- Di mia nonna e dei suoi insegnamenti

Io di nonne ne ho conosciuta solo una, e due sono gli insegnamenti principali che mi ha lasciato.

Il primo è che non si regalano le scarpe. Le scarpe sono una cosa che ti compri da solo; quando te le comprano è perché o sei incapace di farlo (tipo i bambini) o perché sei schiattato (morto).

Il secondo, che è quello che ha a che fare con il nostro articolo: quando qualcuno ti riempie di parole è perché vuole farti fesso.

“Farti fesso”, nella mia personale esegesi, può avere due significati: sta per “imbrogliarti”, oppure sta per “considerarti idiota”. Nel corso della vita ho applicato questa massima in moltissimi campi: persino i miei gusti in campo di fumetti, libri, musica, sono stati influenzati da mia nonna, che aveva le terza elementare.

Prendiamo una vignetta a caso del primo numero di Morgan Lost.

pagina 2 vignetta 4
pagina 2 vignetta 4

 

Tre cacciatori di serial killer chiacchierano mentre guardano una trasmissione televisiva sui serial killer. Nevica e loro sono in piazza, davanti al maxischermo; tutti ben coperti tranne la tizia che deve mostrare le bocce, sia mai non si sia capito che è una gnocca.

Se poi non si fosse capito che è una gnocca, meglio sottolineare il fatto che i due cercano di fare colpo su di lei.

Ma tanto lei, apprendiamo, non la dà a nessuno dei due.

Praticamente la trama di 200 puntate di Candy Candy condensata in una (1) vignetta. Olé!

Poco dopo.

pagina 4 vignetta 2
pagina 4 vignetta 2

L’esterno di un bar che si chiama “Single pub”.

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Vignetta successiva: una tizia gnocca seduta a un bancone.

Non bisogna essere dei geni per capire che questa tizia è seduta all’interno del Single Pub, no? Cioè, va bene l’analfabetismo di ritorno, va bene la scuola italiana che fa schifo, va bene questi giovani d’oggi, signora mia…. ma questo l’avranno pur capito, no? No?

NO!

pagina 5 vignetta 1
pagina 5 vignetta 1

Non passano che due vignette e Chiaverotti ci rassicura ripetendo che:

A- Quello è proprio il Single bar che avevamo visto prima

B- Il Single bar è un “luogo d’incontro”, non un bar singolo, caro Sacchi, ti metto 3

Chiaverotti non si risparmia e ti piazza l’uno-due:

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Nel giro di quattro (4) vignette ci viene detto che:

A- I tre conoscono Morgan

B- Morgan è un fanatico della caccia ai Serial Killer

C- Morgan ha un amico che si chiama Fitz

D- L’amico Fitz (no, davvero… l’amico Fitz) ha un cinema

E- Morgan ha problemi a distinguere la realtà dall’immaginazione (e noi abbiamo problemi a capire cosa c’azzecchi questa linea di dialogo con tutto il resto)

F- Morgan è daltonico e vede tutto in scale di grigio e rosso (caro Chiaverotti, il daltonismo è un’altra cosa, questo piuttosto è abuso di droghe sintetiche).

Normalmente ne avrei abbastanza per il resto della mia vita, ma ho giurato davanti al dio Gagliardi che avrei recensito questo numero e che Satana mi prenda adesso se non lo farò.

Quello che mi resta è un personaggio nato con le regolette della Bonelli, le stesse degli ultimi, quanto, 40 anni? Daltonico come Dylan Dog che è claustrofobico, che esclama Hell come Tex dice Peste, che ha l’amico Fitz. No, dico, l’amico Fitz.

E soprattutto, che è narrato come se fossimo ancora negli anni ’50. A me non piace essere “fatto fesso”.

3- Delle regole dell’ucronia

morganlost

Della sceneggiatura s’è detto abbastanza: e l’ambientazione?

Tutto l’appeal che questa serie aveva su di me veniva dall’ambientazione ucronica, anche se non s’era mai capito che genere di ucronia avesse architettato Chiaverotti. Questo albo non lo rivela, semplicemente perché sembra quasi che lo scrittore non abbia ben capito che cosa sia un’ucronia.

In genere la fantascienza ucronica riflette su come sarebbe il mondo se gli eventi storici, ad un certo punto, avessero preso una piega diversa. Le regole del genere vogliono che si scelga un singolo evento e che lo si sviluppi, con una certa coerenza, in tutte le sue eventuali conseguenze. Cosa sarebbe successo se Garibaldi si fosse trasferito negli Stati Uniti? Se la Germania avesse vinto la II guerra mondiale?

Chiaverotti invece sceglie di raccontarci di un bizzarro mondo dove:

A- La burocrazia ha preso il potere. (La burocrazia??? Ovvero? Il 730, alleatosi con il permesso di soggiorno e la dichiarazione ISEE, ha preso il potere armato di penne BIC che non scrivono!)

B- Albert Einstein, invece di fare lo scienziato, è diventato uno scrittore di fantascienza

C- La spia Marlene Dietrich ha ucciso Adolf Hitler nel 1937

Tutto questo ci viene spiegato nel giro di due (2) tavole in un dialogo così finto e innaturale che quasi quasi ti aspetti che prima o poi qualcuno inizi a parlare del tempo.

Finché, poi, qualcuno non inizia a parlare del tempo, e ci dice che:

D- Dei cambiamenti climatici hanno raffreddato il clima della Terra.

Il tutto buttato lì a casaccio, senza un minimo di criterio. Senza l’idea-guida che ti dia la sensazione di stare Morgan Lost 2guardando un mondo diverso, sì, ma che sarebbe stato possibile (cioè quello che rende affascinante la fantascienza ucronistica). Magari sarebbe meglio fare una telefonata a Enoch per farsi spiegare come funzionano queste cose, eh?

Hell!

Cioè, Chiaverotti segue le regolette Bonelli come un ragioniere di Equitalia ma poi, quando si tratta di seguire le regole basilari del genere che si è scelto, dimostra di non avere la minima idea di cosa sta parlando.

Ho continuato stoicamente, se non altro per i disegni davvero particolareggiati e evocativi di Michele Rubini, ma alla fine, quando compaiono i cattivi di Piramide di Paura non ce l’ho fatta più.

4- Dell’inferno, Hell!

E così, grande Satana, mi arrendo. Vieni a prendermi, portami nel girone degli spergiuri, ma io non ce la faccio. Lascio Morgan Lost al suo destino, che gli auguro ricco e lungo, ma lontano dalla mia libreria.

2 thoughts on “Morgan Lost 1 – una recensione, cioè un giudizio sul numero 1 di Morgan Lost

  1. THIS! THIS!
    Oh, che bello, non sono l’unica molto perplessa da quel dialogo orripilante sul libro di fantascienza, allora. Non sarei riuscita nemmeno volendo a immaginare un modo più finto per spiegare la realtà alternativa della storia (e ho trovato l’ambientazione la cosa più interessante del fumetto).
    Vabeh che già quando il mio ragazzo mi ha detto “Senti, lo leggi anche tu? Non capisco se fa schifo o sono io” dovevo capire che qualcosa non andava. Raramente ho letto una tale quantità di clichè tutti arrotolati in una sola parte. E smetto per non annoiare, ma potrei andare avanti un bel po’…

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