Orfani: Nuovo Mondo n.1 – L’aliena – Una umile recensione
Io mi ricordo bene quando mi sono avvicinato ad Orfani. All’epoca conoscevo poco, pochissimo Roberto Recchioni come autore. E ancora meno Emiliano Mammuccari.
Mi sono avvicinato al fumetto per caso, prendendo l’oramai mitico numero 0 che si trovava solamente da Gamestop. E fui folgorato. Un libretto di una manciata di pagine in cui, senza nessuna parola, solo attraverso le immagini e qualche citazione, veniva raccontato l’incipit di una storia. Una storia che oramai è entrata nel suo terzo anno di vita.
Quella sensazione la conservo, e mi tornerà utile, vi tornerà utile per questa recensione con cui umilmente proverò a cimentarmi.
Giunta alla sua terza stagione, il fenomeno Orfani non accenna a fermarsi, sfoderando sempre storie avvincenti e ottimamente realizzate. La divisione in “stagioni”, per adesso ha dato ottimi frutti, creato delle macro storie che riescono ad avere rimandi le une con le altre, ma che sono perfettamente godibili anche come entità a sé stanti, e cosa ancora più importante, ti invogliano a recuperare quanto non è stato letto in precedenza.
La serie è audace e spiazzante. Solo negli ultimi 3 numeri di Ringo c’è stata una vera e propria ecatombe dei personaggi principali, culminata con il sacrificio stesso del beniamino delle folle, Ringo appunto, con una delle sequenze di chiusura più belle che mi sia capitato di leggere in un fumetto recentemente.
Ma così è stato scritto, e così deve essere raccontata la storia.
Senza fare troppi spoiler sul volume in questione, ma dovendone fare necessariamente, per quanto avvenuto precedentemente, la storia riprende esattamente dove la avevamo lasciata un mese fa, con Rosa che orfana del proprio padre viene spedita nello spazio su di una delle nuove colonie terrestri. Non c’è lo sbalzo temporale di venti anni fra la fine di Orfani e Ringo, dove potrebbe essere accaduto di tutto, ma semplicemente c’è una continuazione diretta della narrazione. Senza neanche un attimo di tregua la navicella su cui viaggia la nostra nuova eroina viene abbattuta, e lei si ritrova su di un pianeta sconosciuto con animali che cercano di farle la pelle e nuovi antagonisti robotici che le danno la caccia.
Lo dico senza remore: ero partito prevenuto. Primo perché sono un nostalgico, e Ringo, dopo essere diventato praticamente il Solid Snake/Big Boss dei fumetti, non doveva andarsene così. Secondo perché Rosa non mi convince(va), persino lo stesso Nuè o Seba mi sembravano più adatti a continuare l’avventura.
E invece, niente: Rosa è davvero cazzuta. Senza se e senza ma. Regala delle scene d’azione memorabili, con una naturalezza incredibile, e afferma solo per un breve secondo di essere stanca, il tutto mentre è incinta.
Al momento i comprimari introdotti sono pochi, Cesar (che aveva stretto il patto con Ringo alla fine della seconda stagione per salvare Rosa) e Host, un robot sferiforme che ricorda un incrocio fra una palla numero 9 del bilardo e Wheatley di Portal 2 (e che se non erro è lo stesso che aveva aiutato Ringo quando si pensava fosse morto in Orfani). Rimane inalterato il “villain” principale, ossia la presidentessa Juric, che ci regala anche un piccolo colpo di scena, piuttosto prevedibile, in chiusura albo.
Gli altri nemici robotici, i Cani, che vanno a sostituire i Corvi di Ringo, non mi hanno particolarmente convinto, anzi sembrano più che altro una copia carbone degli Orfani originali, ma sono convinto che anche questa cosa verrà spiegata o quantomeno motivata nei numeri a venire.
Anche perché le tematiche accennate solo nel primo numero sono tante, e fanno presagire una stagione molto interessante. Si parla di immigrazione, di ambienti ostili e di maternità con la sempre onnipresente tematica del trovare un luogo, sotto un regime totalitario e fascista, da chiamare “casa” e dove veramente sentire il senso di appartenenza ad una famiglia e ad una comunità.
Alle matite troviamo un ottimo Gigi Cavenago, che avevamo visto all’opera l’ultima volta sul volume “Orfani: Ringo n.11 – Tutti giù per terra”, sul cui tratto c’è davvero poco da dire, se non che la sua espressività mi lascia sempre sbalordito; mentre ai colori troviamo Annalisa Leoni, oramai abbonata a tutti i primi numeri delle stagioni di questa serie.
Anche qui abbiamo un lavoro impeccabile, con colori che mi sono sembrati più accesi rispetto agli altri numeri, più vibranti di carica cromatica e, per quanto sembri impossibile, in grado davvero di dare vita a tavole che anche in bianco e nero parlerebbero da sole.
Poco prima scrivevo delle sensazioni datemi dal numero 0 di Orfani, ricordate? Ecco, in questo numero ho potuto provare la medesima sensazione, durante cinque pagine magistralmente orchestrate, senza che ci fosse un dialogo ad interrompere il flusso della scena.
E questa sopra è solo un semplice esempio.
Anche il cambio dell’artista che si occupa delle copertine, passate di mano da Emiliano Mammuccari a Matteo De Longis, l’ho trovato comunque molto piacevole, ho amato quelle delle stagioni precedenti, e anche questa, che comunque è la prima dei dodici numeri che ci aspettano, introduce perfettamente le atmosfere e l’ambiente in cui si svolge la storia.
In conclusione la strada imboccata è fra le migliori, e sono convinto che anche quelle pochissime cose che non mi hanno convinto da subito, troveranno una loro dimensione anche in questa terza stagione.