Muhammad Ali: è sbagliato rimanere a terra
Muhammad Ali, o se preferite Cassius Clay, ma lui non credo preferirebbe. Oro olimpico a Roma nel 1960, più volte campione del mondo dei pesi massimi. O meglio, come titola uno dei capitoli (o round?) del volume: Su e giù dal trono.
Francesco Barilli e Lele Corvi raccontano in questo loro Muhammad Ali quello che è probabilmente il pugile più iconico della storia del pugilato. E certamente anche lui ha fatto di tutto per diventarlo. Come dice Boris Battaglia nella prefazione di questo volume:
Ali ha mantenuto, vuoi per istinto, vuoi per intelligenza, il completo controllo sulla propria immagine mediatica. Ogni suo gesto pubblico era studiato per essere interpretato come ideologico, politico, razziale, perfettamente collocato nella realtà sociale.
In realtà Muhammad Ali è stato tante cose. Un campione olimpico, un istrione, una ruota dentata dello star system, ma anche un nero ribelle, anticonformista. Un musulmano “a modo suo”. Un maestro nel fare di sé un personaggio mediatico, fino a sfruttare anche la sua malattia.
Nella bibliografia troviamo tutti i libri più importanti su Ali, compreso quello (sempre un po’ alternativo) del grande Gianni Minà. Barilli e Corvi sono riusciti in sole 118 pagine a darci il succo del grande campione, mettendo insieme
Succo che cambia sapore a seconda delle chiavi di lettura e del momento. Una serie di flashback che partono e tornano all’intervista più o meno immaginaria con un Ali ormai debilitato, ispirata a quella di Zenon Texeira.
Francesco “Baro” Barilli ha scritto questa storia e l’ha sceneggiata strutturandola in nove round. For the heavyweight championsip of the world, si legge direttamente in copertina.
Partendo dalla prima foto di Cassius Clay come pugile e dall’influsso che ha subito dal caso di Emmett Till e percorrendo tutti i momenti salienti della vita di Ali. Non in ordine cronologico, ma non con rigore storico.
Per stessa ammissione degli autori la storia, per quanto complessa, è rivisitata e semplificata. Buona parte dell’umanità che gravitava intorno ad Ali è stata esclusa dal racconto. I dettagli degli episodi sono stati rivisitati per sottolinearne gli aspetti voluti. Ovviamente la storia sportiva di Ali è centrale, ma le relazioni con le persone, l’umanità sua e dei suoi principali avversari, la sua storia personale sono sempre lì. Non con intenti di mitizzare, o di semplificare, qanto invece per rendere ancora più centrale la figura e tutta la sua caleidoscopicità. Ancora una volta con le parole di Boris Battaglia:
Quella che Baro e Lele mettono in scena è la nostra difficoltà di decidere cosa Ali è stato veramente.
Questa “non pretesa” di completezza, insieme all’oscurità che segna il “presente” di Ali, almeno fino alla pagina finale, ha comunque il grande merito di suscitare la curiosità del lettore. Sia la mia, di lettore che ha visto l’ultimo tedoforo di Atlanta, sia di chi ha vissuto anche la stagione d’oro del pugilato, ritrovando tanti personaggi e momenti importanti, ma anche e soprattutto di chi di Ali non ha mai sentito parlare.
Lele Corvi disegna questa storia usando il suo tratto cartoonistico, che a dire la verità al primo impatto mi ha anche un po’ fatto dubitare. Ho pensato infatti che questo tipo di segno non fosse adatto a raccontare lo sport, e meno ancora un pugile. Un tratto in cui la fisicità e la dinamicità sembrano inizialmente perdersi.
Invece Corvi ha dimostrato una grande duttilità. Riesce a passare con grande maestria da una scena in cui si vede tutto il pathos di un KO, o quasi sembra di sentire il rumore una mascella che subisce un jab, a uno schema grafico molto semplice, in cui l’alter ego di carta di Muhammad Ali ha un testone come quello dei personaggi dei Peanuts. E non solo quando si parla di un giovane Cassius Clay, ma anche quando è ormai un pugile affermato. Una soluzione sfruttata in situazioni in cui l’aspetto grafico e visuale è secondario rispetto a parole e pensieri, o al rapido evolvere della storia.
Con un tratto così pulito (minimalista?), infatti, l’occhio non si sofferma sui dettagli, quando non è necessario.
Quando serve, Corvi dà la sua interpretazione di istanti della vita di Ali immortalati dalle foto famose, semplificandole, ma con un grande impatto grafico ed emotivo.
Lo fa con il bacio della sua ultima moglie Lonnie a un Muhammad Ali ormai malato. Con una foto famosa con Bundini Brown. Con alcuni primi piani di Ali con altri famosi pugili, come Jon Frazier.
E lo fa con la famosa foto del KO inferto a Sonny Liston.
In altre situazioni Ali sembra il protagonista di una striscia, con tanto di personaggi illusori, come lo Zio Sam, e di aspetti fisici esasperati (dai capelli di Bundini, al testone dello stesso Ali). Anche il registro delle pagine ha una grande variabilità, ma queste variazioni non fanno perdere unità al racconto proprio perché è strutturato come un incontro sui nove round, e ogni volta che suona il gong, è una storia a sé.
Fino all’ultimo gong, alla foto di Texeira che Corvi riproduce proprio per chiudere il volume, collegandola comunque agli inizi pugilistici del protagonista.
Un altro sportivo che ha segnato la storia del secolo scorso, come André the Giant, o Roberto Baggio, che hanno già trovato spazio sulle pagine del nostro sito.
Un personaggio certo importante, anche per l’opinione pubblica statunitense e mondiale. Che ha fatto parlare di sé e, a modo suo, ha rivoluzionato anche il modo di comunicare degli atleti. E che comunque non smetterà mai di farlo.
Da notare la copertina, strutturata come la vecchia locandina di un incontro di pugilato.
Francesco Barilli, Lele Corvi
Muhammad Ali
Double Shot, 2021
128 pagg., b/n, brossura, €18.00
ISBN: 9788896064719