Baggio 10
“Ma cosa vuol dire avere successo? Per me vuol dire realizzare nella vita quello che si è, nel modo migliore.”
Ventidue anni di carriera, settecentosei partite, trecentoventitré gol, almeno tre gravi infortuni, Cavaliere della Repubblica.
Ma soprattutto unanimemente riconosciuto come una persona completa. Non solo un poeta, o meglio un artista, con i piedi. Soprattutto un uomo.
In questa (prima) biografia a fumetti vengono ripercorsi i momenti cruciali della carriera di Baggio.
Mattia Ferri e Nicolò Belandi sono entrambi legati a McGuffin Comics, provenendo da Brescia, dove il divin codino ha lasciato splendidi ricordi. Chiudendovi anche la carriera.
In realtà più che una trama, questo fumetto propone una serie di aneddoti e flash, divisi più per argomenti che per cronologia.
Dieci capitoli, o meglio nove e mezzo. Non come il numero che portò sulle spalle per tutta la carriera, ma per la definizione che ne diede Platini.
Non senza la proverbiale spocchia, tipica di le roi Michel.
Dal rapporto con i calci di rigore, a quello con gli allenatori. Dagli infortuni alla triste e famigerata finale del mondiale americano.
Tolta una piccola concessione all’infanzia a Caldogno, la gran parte dell’opera si concentra solo sulla carriera da professionista.
Non per questo tralasciando alcuni aspetti della personalità di Baggio: dalla tenacia con cui recupera dagli infortuni, sfiorando anche la convocazione al Mondiale del 2002, al buddismo, alle amicizie profonde, alla simpatia umana. Che però si mostrano attraverso situazioni raccontate o piccoli aneddoti.
Emerge così la sostanza della persona, vera. In un mondo in cui forse non conviene. E che gli provocherà non poche frizioni.
Ma che lo proietterà, anche, insieme alla sua classe cristallina, a travalicare le frontiere, anche del tempo.
Forse, però, si tratta di un’opera che racconta Baggio a chi lo conosce. Per chi invece non ha avuto la fortuna di vederlo giocare, le informazioni non sono molte, anche se ci sono quelle essenziali.
La cronologia è striminzita, gli eventi raccontano un po’ il calciatore, forse un po’ di più l’uomo. Si concentrano su alcuni passaggi, in particolare i mondiali di Italia ’90 e USA ’94. Vanno veloce sui successi sportivi, personali e di squadra, dal Pallone d’Oro del 1994 in poi. Si soffermano di più sugli eventi sportivi che fanno emergere la persona. Che pure ne hanno segnato la carriera.
Graficamente, l’opera si presenta quasi come una sequenza di illustrazioni, peraltro eleganti. Belandi utilizza colori ad acquerello su una carta ruvida, dai pattern che si vedono nelle campiture. È attento comunque ai dettagli delle azioni dei calciatori, anche se queste appaiono più come delle istantanee. Non hanno quasi dinamicità.
Una caratteristica è l’assenza del pallone, che compare pressoché sempre come un cerchio completamente bianco, privo di ogni dettaglio, e anche di contorno, a volte.
Non è facile parlare di sport a fumetti, in particolare di calcio. È più semplice quando lo sport è il casus belli per parlare di altre cose.
In questo caso si prova a parlare del personaggio che più ha colpito l’immaginario dei tifosi nell’ultima decade dello scorso secolo.
Forse cogliendo solo alcuni aspetti. Sia nei contenuti che nell’estetica l’opera rimane complessivamente statica, il che non è necessariamente un male.
Il sottotitolo Credere nell’impossibile, che compare solo nel frontespizio e non in copertina, fa riferimento a una carriera che forse poteva interrompersi al primo infortunio, quello subìto nella partita contro il Rimini.
E che, se Baggio avesse ceduto, ci avrebbe tolto uno dei più grandi calciatori di sempre, e uno degli uomini più veri che il calcio italiano ha conosciuto.
Roberto Baggio. Credere nell’impossibile
Mattia Ferri e Nicolò Belandi
160 pp. col., brossura con alette
BeccoGiallo, 2019, € 18