Mamoru Nagano e Gothicmade, il film che non vedremo mai
Un excursus nella carriera di Mamoru Nagano, dagli inizi nel mondo dell’animazione fino al film Gothicmade, senza ovviamente dimenticare il suo capolavoro The Five Star Stories.
Questo articolo è una versione rivista e ampliata del video presente a questo link.
Internet ha reso l’accesso a qualsiasi esperienza o informazione una questione di pochi click, al punto da convincerci che se qualcosa non è su Internet allora molto probabilmente non esiste. I traduttori automatici e le community online di fantranslation hanno fatto il resto nel creare l’illusione che in questa epoca nulla ci possa essere precluso. I traduttori rimangono però inaffidabili in molte occasioni, e direttamente inutilizzabili in altre, ed esistono poi casi in cui l’interesse generale non è abbastanza alto per dar vita a community che realizzino traduzioni amatoriali. Le barriere linguistiche e le differenze culturali rimangono quindi ancora uno degli scogli prominenti contro cui si abbattono i sogni di “fruizione illimitata” che associamo a Internet.
Anche fingendo che questi problemi non esistano, però, la verità è che Internet al momento non ha ancora sostituito del tutto il mondo materiale. Continuano infatti a esistere eventi o materiali accessibili solo dal vivo, esclusivi di determinati luoghi, periodi o supporti fisici, che non è possibile raggiungere da casa tramite un computer o uno smartphone. Questo vale per tutto, anche per una cultura come quella otaku che di Internet ha fatto da tempo la sua casa. È questo il caso di Gothicmade: Hana no utame (花の詩女 ゴティックメード, “Gothicmade: la poetessa dei fiori”), film di animazione del 2012 diretto e sceneggiato da Mamoru Nagano che la maggior parte di noi non vedrà probabilmente mai.
A dieci anni dalla sua uscita nelle sale cinematografiche giapponesi nessun DVD, Blu-ray o release digitale esiste per Gothicmade e non è quindi possibile vedere il film neanche passando per vie illegali. La motivazione dietro al mistero di questa pellicola è l’ennesima trovata originale di Mamoru Nagano, artista eclettico tanto famoso nel panorama otaku giapponese quanto misconosciuto qui in Occidente. Mamoru Nagano è la testa e la mano dietro The Five Star Stories, uno dei manga di fantascienza a tema mecha più venerati di sempre, ma le sue origini sono legate indissolubilmente al mondo dell’animazione giapponese.
La Dichiarazione del nuovo secolo dell’animazione
Per capire meglio cosa c’è dietro questa scelta di Nagano è forse necessario guardare indietro alla sua carriera, il cui inizio potremmo far risalire simbolicamente al 22 febbraio del 1981, giorno in cui si tenne nel quartiere di Shinjuku a Tokyo un grande avvenimento promozionale per l’uscita del film Mobile Suit Gundam I prevista per il successivo 14 marzo.
Il film in questione era tratto dalla serie TV Mobile Suit Gundam, creata e diretta da Yoshiyuki Tomino, andata in onda fra il 1979 e il 1980, ma rivelatasi un flop sia negli ascolti sia nella vendita dei giocattoli per bambini, vera linfa vitale di buona parte dell’animazione giapponese all’epoca, costringendo gli sponsor a staccare la spina nove episodi prima del previsto. A salvare Gundam fu il successo delle repliche televisive fra gli adolescenti e l’arrivo dell’azienda Bandai che, con l’idea di produrre dei model kit (modellini da montare) dei robot della serie, diede il via al fenomeno dei Gundam Plastic Model o “Gunpla”, trasformando un flop in uno dei franchise più redditizi della storia dell’intrattenimento giapponese.
Per capitalizzare su questa rinascita, gli episodi della serie furono rimontati in una trilogia di film arricchiti da nuove animazioni e nuovi dialoghi che rimediavano ad alcune delle mancanze dell’originale dovute ai diversi problemi a cui la produzione era andata incontro: l’uscita al cinema del primo di questi film fu appunto l’occasione per cui venne organizzato il suddetto evento a Shinjuku.
L’evento fu strutturato in due parti. La mattina si sarebbe svolto nel cinema della casa distributrice Shōchiku il Gundam Festival, ovvero una proiezione in anteprima del film per un numero limitato di spettatori estratti a sorte: chi si fosse recato al cinema avrebbe ricevuto un poster del film e un biglietto della lotteria per vincere un acetato originale dell’opera e un biglietto per vederla con tre settimane d’anticipo. Nel pomeriggio invece, nella piazza di fronte all’uscita est della Stazione di Shinjuku avrebbe avuto luogo un raduno di fan chiamato col grandioso nome di Anime shin seiki sengen taikai (アニメ新世紀宣言大会), ovvero “Grande adunanza per la Dichiarazione del nuovo secolo dell’animazione“.
Organizzato da Sunrise, lo studio d’animazione della serie, quello del 22 febbraio 1981 doveva essere un semplice evento pubblicitario presenziato dal regista Yoshiyuki Tomino in persona per richiamare l’attenzione dei fan sulla nuova trilogia cinematografica di Gundam. Nessuno immaginava però che quel semplice raduno sarebbe diventato un vero evento storico, il simbolo dei cambiamenti che stavano travolgendo in quegli anni l’industria dell’animazione. Quelli fra la seconda metà degli anni ’70 e la prima metà degli ’80 furono infatti gli anni della nascita dei fandom, dell’emergere di un pubblico per gli anime diverso dai bambini, e dell’ingresso nell’industria della prima generazione di appassionati che era cresciuta guardando gli anime in televisione. In altre parole, erano gli anni in cui germogliava il seme di quella cultura che verrà poi definita “otaku”.
Lo stesso titolo così solenne dell’evento, “Grande adunanza per la Dichiarazione del nuovo secolo dell’animazione“, era stato scelto da Tomino stesso che, conscio della radicale mutazione di quegli anni, era già pronto a cavalcarne l’onda… ma non poteva neanche immaginare la marea di persone che si sarebbe trovato davanti.
I primi segnali della straordinarietà dell’evento furono notati già il giorno prima quando 300 persone decisero di accamparsi davanti al cinema presso cui si sarebbe svolta la proiezione mattutina, ma fu il Grande raduno del pomeriggio a fare la storia. Si ipotizza che quel giorno a Shinjuku si siano presentate fra le diecimila e le quindicimila persone, principalmente adolescenti, molte delle quali in cosplay. Fra loro vi era anche l’allora 21enne Mamoru Nagano, figura destinata a incarnare di lì a breve tutti quei cambiamenti che si celebravano quel giorno. Vestito da Char Aznable, uno dei personaggi più carismatici e amati dell’intero franchise di Gundam, Nagano era già piuttosto conosciuto nell’ambiente dei fandom della serie e per l’occasione venne invitato sul palco a leggere ad alta voce la vera e propria Dichiarazione del nuovo secolo dell’animazione scritta da Tomino stesso. Il messaggio che il regista di Gundam voleva lanciare quel giorno era un avvertimento alla generazione precedente, di cui lui stesso faceva parte, di non sottovalutare la nuova che da lì a poco sarebbe entrata nel mondo degli adulti.
Oggi gli storici e i critici dell’animazione riconoscono in quel 22 febbraio 1981 il giorno che «ha rappresentato simbolicamente il passaggio degli anime da hobby a credo. Per dirla in altre parole, i fan raccoltisi in quel luogo condividevano tutti il pensiero “Gli anime non sono il nostro hobby, sono il nostro credo”. Nonostante la Dichiarazione non fosse altro che uno slogan pubblicitario, il fandom vi riconobbe la propria sensazione che una nuova era stava iniziando», nelle parole del critico Ryōta Fujitsu. Era nata la cultura otaku.
Gli inizi di Mamoru Nagano nell’industria degli anime
Nel 1981, al tempo della Dichiarazione, Nagano era ancora solo un appassionato, ma già due anni dopo farà il suo ingresso proprio in Sunrise dove per un breve periodo sarà uno degli artisti di punta dello studio. Al pubblico è noto soprattutto come mecha designer per serie come Heavy Metal L-Gaim e Z Gundam, ma dietro le quinte fu un artista tuttofare che si occupò di diversi aspetti delle produzioni a cui lavorava. È questo il caso di Heavy Metal L-Gaim, per esempio, in cui si occupò non solo di mecha design, ma anche di realizzare il proposal (pamphlet illustrativo da mostrare agli sponsor per convincerli a finanziare la produzione), di aiutare a impostare il piano di produzione, e di porre la base della storia e dei personaggi. La sua carriera nel mondo degli anime fu un’esperienza intensa ma breve: la dedizione e ossessione per i dettagli di Nagano non era seconda a nessuno, ma aspirava a un livello di controllo sull’opera che l’animazione, che rimane pur sempre un lavoro di squadra in cui pesa molto l’opinione di produttori e sponsor, non poteva offrirgli.
Le prime crepe nel suo rapporto con il settore si aprirono proprio durante la produzione di Zeta Gundam, per cui realizzò diversi mecha design che vennero aspramente criticati dagli sponsor perché troppo differenti dalla visione che avevano dell’estetica del franchise. Grazie al sostegno dello Studio Sunrise e di Yoshiyuki Tomino in persona, Nagano lavorò comunque alla serie supervisionando e realizzando diversi mecha design e integrando i propri character design a quelli di Yoshikazu Yasuhiko, character designer e co-creatore della serie originale che al tempo era impegnatissimo sui suoi progetti personali. Tomino aveva così tanta fiducia nella visione di Nagano che volle lavorare con lui anche sulle opere seguenti del franchise, ZZ Gundam e Il contrattacco di Char, ma entrambe le volte il rifiuto per il suo lavoro da parte degli sponsor fu ancora più duro: quasi nulla del materiale che aveva preparato per i due progetti finì su schermo.
Dall’animazione ai fumetti
Nel 1984 Nagano venne contattato da un editor della casa editrice Kadokawa Shoten che gli propose di realizzare due mook (libro in formato rivista) sull’universo che aveva creato per Heavy Metal L-Gaim. Su quei mook leggendari Nagano diede sfogo alla sua creatività e organizzò un retelling della serie tramite una serie di concept art che integravano nuovi design e vicende inedite basate sulle sue idee originali per il progetto. A conclusione del tutto, una cronologia anno per anno degli eventi di questo universo alternativo su cui sventolava un titolo destinato a passare alla storia: The Five Star Stories. Fiutando il potenziale di quel materiale, l’editor propose a Nagano di espandere quelle idee realizzando un manga per una nuova rivista che Kadokawa Shoten era in procinto di lanciare. E così, sul numero di aprile del 1986 di quella che sarebbe poi diventata una delle più famose riviste dedicate alla cultura otaku, Newtype, esordisce The Five Star Stories, il capolavoro di Mamoru Nagano tutt’ora in corso, il cui successo non accenna a calare neanche a più di 35 anni dal debutto.
Il The Five Star Stories che appare fra le pagine di Newtype non è un contenitore per le idee non utilizzate in Heavy Metal L-Gaim, ma è un enorme arazzo indipendente di storie inedite ambientate in un universo in perenne espansione. L’epica di un tempo e uno spazio lontani dal nostro, una storia che si dipana per migliaia e migliaia di anni e che coinvolge il destino di centinaia di personaggi. Teatro di questa storia è l’ammasso stellare chiamato Joker il cui dominio è conteso dalle diverse dinastie che popolano i suoi pianeti. Il racconto si apre con la conclusione della storia: il trionfo dell’imperatore Amaterasu e la pacificazione di Joker. La narrazione torna poi all’avvio delle vicende, ai primi passi dell’impresa di Amaterasu, saltando avanti e indietro nel tempo per mettere in luce le connessioni fra gli eventi che vanno al di là della loro distanza spaziale o temporale.
Dopo la pubblicazione sul mensile Newtype, gli episodi vengono poi raccolti e pubblicati in volumi, a chiusura di ognuno dei quali, oltre a diverse pagine di approfondimenti dell’universo del manga, campeggia una nuova cronologia di due pagine che racchiude tutti gli eventi importanti della storia di Joker, ascesa e declino del potere di Amaterasu incluse, così che il lettore non sia spinto a proseguire solo da un banale bisogno di “vedere come va a finire”, ma dal desiderio di scoprire che forma concreta prenderanno quegli eventi e che impatto reale avranno sui personaggi che li vivranno.
Il ritorno all’animazione e la nascita di Gothicmade
The Five Star Stories è l’occupazione principale di Mamoru Nagano sin dall’inizio della sua serializzazione. Nel mezzo ci sono stati altri progetti secondari, fra cui le illustrazioni per Schell Bullet, romanzi scritti dal regista Kunihiko Ikuhara (Utena la fillette révolutionnaire, Mawaru-Penguindrum), o i mecha design realizzati per Brain Powerd, serie della metà degli anni ’90 diretta da Yoshiyuki Tomino. Eppure, in 36 anni Nagano non si è mai allontanato dalla sua creatura prediletta, tranne che in un caso: Gothicmade.
Per realizzare questo film d’animazione, Nagano ha infatti messo The Five Star Stories in pausa per quasi dieci anni, guadagnandosi così agli occhi del fandom l’appellativo di “re delle pause” che condivideva con figure illustri come Yoshihiro Togashi (Hunter×Hunter). Quando il film fu però svelato al pubblico, l’appellativo perse di significato: Gothicmade infatti altro non era che una storia inedita di The Five Star Stories, un nuovo capitolo nel suo universo di storie infinite.
Nagano non aveva quindi mai smesso di lavorare alla sua opera magna, stava solo utilizzando un medium diverso.
Per risalire alla genesi di Gothicmade dobbiamo tornare un’altra volta a quel fatidico 22 febbraio 1981 e all’iconica foto di Mamoru Nagano vestito da Char Aznable che legge la Dichiarazione del nuovo secolo dell’animazione. La donna al suo fianco che indossa un cosplay da Lalah Sune, altro personaggio di Gundam, è Maria Kawamura, una doppiatrice e idol giapponese che a una decina di anni di distanza da quella foto convolerà a nozze proprio con Nagano. Kawamura è una figura chiave nella creazione di Gothicmade e il suo rapporto con la saga iniziò già nel 1989 quando, ben prima di sposare Nagano, interpretò Lachesis nel film d’animazione tratto da The Five Star Stories. Il film era un adattamento più o meno fedele del primo volume del manga e fu fortemente voluto dall’editore Kadokawa Shoten per spingere ulteriormente le vendite dell’opera cartacea. Nagano era in realtà contrario all’idea e in generale si oppone a qualsiasi adattamento animato della sua opera: per come la vede lui, questi adattamenti non fanno altro che accelerare tanto il successo quanto il declino dei manga da cui prendono ispirazione, e per questo non ha interesse per la realizzazione di un seguito del film.
Gothicmade nacque invece con il proposito totalmente diverso di Nagano di rilanciare artisticamente la saga e allo stesso tempo realizzare un monumento dedicato all’amore della sua vita. L’idea per il film gli viene durante un’esibizione di Kawamura a una funzione in un tempio shintoista che accende la sua fantasia. Guardando sua moglie in quelle vesti tradizionali, Nagano concepisce la storia di una musa in pellegrinaggio e di un principe al suo seguito per proteggerla: una storia d’amore on the road dal sapore mitico ambientata nell’antichità delle vicende raccontate in The Five Star Stories.
Nagano intraprese questo lavoro mastodontico con un team minuscolo, lo studio d’animazione Automatic Flowers ovviamente da lui fondato e gestito e finanziato da Kadokawa Shoten, occupandosi in prima persona di animare tutti i complessi mecha design da lui stesso creati, mentre a sua moglie affidò il ruolo di doppiatrice della protagonista nonché di cantante di alcune tracce della colonna sonora.
Il ritorno nel mondo dell’animazione di Mamoru Nagano fu quindi ancora una volta prova del suo desiderio di libertà creativa e di controllo sul proprio lavoro, ma anche del peso che il suo nome e quello di The Five Star Stories possedevano, e possiedono tuttora, all’interno dell’industria dell’intrattenimento giapponese: a pochi altri sarebbe stato concesso di lavorare a un progetto tanto ambizioso e costoso come un film d’animazione con queste modalità e questo controllo.
Gothicmade impiega quasi dieci anni a uscire e quando lo fa sconvolge l’universo di The Five Star Stories. I primi fotogrammi del film mostrano proprio l’esplosione di un volume del manga a rappresentazione di quello che era avvenuto in quei dieci anni di silenzio: una reinvenzione totale dello stile di Mamoru Nagano come mecha designer. Gothicmade introduce infatti un retcon alla saga che si estende a tutti i successivi volumi del manga e che vede la sostituzione di ogni mecha con una nuova versione completamente diversa, sia nel design che nel nome. A partire dal volume 13 del manga i vecchi, imponenti robot Mortar Headd che avevano fatto la fortuna di The Five Star Stories hanno lasciato il posto ai nuovi Gothicmade o GTM, i mecha dal design snello e alieno apparsi per la prima volta proprio nel film. La storia invece, anche se ha visto la cronologia arricchirsi di nuovi dettagli, è rimasta la stessa, e dopo l’uscita del film ha ripreso la sua serializzazione esattamente da dove si era interrotta quasi dieci anni prima.
Il film in sé non lo vedremo probabilmente mai, ma per chi legge il manga non è comunque un problema: gli eventi raccontati in Gothicmade sono infatti diventati una leggenda tramandata di generazione in generazione all’interno dell’universo del manga ed è quindi possibile ricostruirne le vicende tramite le parole dei personaggi.
Gothicmade: arte per l’arte, cinema per il cinema
Tornando quindi finalmente al punto di partenza di questo articolo, il lettore si starà chiedendo come mai Gothicmade: Hana no utame è un film che non vedremo mai.
Parte della risposta è più banale di quel che ci si potrebbe aspettare: perché in Occidente non c’è un vero interesse per l’opera. Gothicmade è infatti un film con una sua collocazione ben precisa all’interno dell’universo di The Five Star Stories, e se è possibile apprezzare il manga senza guardare il film, più difficile è fare il contrario. Ne consegue ovviamente che il numero di spettatori potenziali per il film è legato a quello dei lettori del manga, che in Occidente non sono nient’altro che una piccola nicchia.
Non aiuta inoltre che il fumetto sia inedito quasi ovunque fuori dal Giappone. Negli Stati Uniti d’America e in Cina è interrotto da tempo per via di problemi legali fra Nagano e la Toyspress, la compagnia fondata appositamente per esportare il manga, e l’edizione italiana pubblicata da Flashbook è l’unica al mondo, assieme a quella coreana, a essere in pari con l’opera. In Italia manca però la sinergia che c’è in Giappone tra fumetto e animazione, e inoltre le vendite della nostra edizione del manga non bastano neanche lontanamente a giustificare l’investimento che richiederebbe tradurre e distribuire un titolo del genere.
Al contrario, in Giappone la situazione è drasticamente diversa e Gothicmade vive proprio grazie al supporto dei lettori di The Five Star Stories. Nonostante non sia mai stato distribuito in home video, il film torna spesso al cinema attraverso un sistema esclusivo delle catene cinematografiche giapponesi che permette di poter richiedere la riproiezione di un film non più in programmazione: più persone la richiedono e più chance ci sono che il cinema ne organizzi uno spettacolo. E proprio grazie a questo sistema Gothicmade ha continuato a essere proiettato al cinema almeno una volta all’anno dalla sua uscita.
Essendo su esclusiva richiesta del pubblico, la riproiezione del film non avviene su scala nazionale, ma nelle singole sale cinematografiche. Per una persona che vive a Tokyo riuscire a vedere questo film al cinema è abbastanza fattibile, nelle altre città la richiesta è minore, ma comunque non è impossibile: l’importante è riuscire a trovare abbastanza persone per riempire una sala.
In una recente intervista alla rivista Forbes, Mamoru Nagano ha rivelato che non ha affatto piani per un’edizione home video perché per lui Gothicmade è un film che deve essere necessariamente visto su grande schermo, sia per l’esperienza della sala cinematografica sia, soprattutto, per rendere ogni visione un evento speciale, esattamente come una mostra artistica o uno spettacolo itinerante a cui è possibile assistere solo in determinati luoghi e occasioni. Grazie a questo sistema, Nagano può esercitare un controllo sulla propria opera che si estenda fino alla modalità di fruizione e che è possibile solo grazie al supporto continuo dei fan che continuano a mandare sold out ogni nuova proiezione del film. In questo senso, il successo di Gothicmade è figlio diretto di tutti quei cambiamenti avvenuti fra gli anni ’70 e gli ’80 che avevano portato alla nascita dei fandom otaku e che erano culminati con la Dichiarazione del nuovo secolo dell’animazione.
Per quel che riguarda noi occidentali, la speranza è sempre l’ultima a morire e non è detto che prima o poi Nagano non possa cambiare idea. Nel frattempo l’unica cosa che possiamo fare è continuare a seguire e sostenere l’edizione italiana di The Five Star Stories e guardare i trailer e materiali ufficiali di Gothicmade presenti su YouTube.