Inside Out 2: il sequel di cui avevamo bisogno

Inside Out 2 è una boccata d’aria fresca che ci ricorda l’immenso potenziale del cinema d’animazione americano

Inside Out 2 (Disney Pixar, 2024)

Nove anni fa Inside Out usciva nelle sale piazzandosi con prepotenza tra i migliori prodotti Pixar: un film capace di indagare sulla psiche umana e allo stesso tempo regalare una storia spensierata e divertente. Il rischio di creare un seguito superfluo era altissimo, eppure, il regista Kelsey Mann e gli sceneggiatori Meg LeFauve e Dave Holstein che subentrano a Pete Docter, sono riusciti a creare una storia che non solo è coerente e significativa ma che arricchisce quanto già avevamo approfondito nel primo film.

Gioia, Tristezza, Paura, Disgusto e Rabbia tornano a guidare il quartier generale della mente di Riley, stavolta insieme a quattro nuove emozioni che si sono sviluppate con la pubertà della ragazza. Sì, il pulsante che si vede alla fine del primo film (e che Gioia liquida con leggerezza) si è attivato: per Riley inizia un periodo di grande disordine e caos dove emozioni forti come Ansia, Imbarazzo, Invidia e Ennui (noia) prendono il sopravvento.

Da queste premesse Inside Out 2 apre due scenari, così come il suo predecessore. Da un lato avvia un divertente viaggio di salvataggio: le emozioni “storiche” spodestate dalle nuove, devono recuperare l’essenza di Riley, la sua “coscienza di sé” finita scartata nel subconscio. I cinque colorati personaggi sono sempre estremamente divertenti mentre interagiscono l’uno con l’altro e il loro viaggio offre l’occasione di scoprire altri paesaggi della nostra mente (come il flusso di coscienza o il lago delle credenze).

Ma oltre questo, il film è anche un’indagine sulla salute mentale. Il confronto tra Gioia e Ansia offre tantissimi spunti per capire meglio le dinamiche di una persona in preda all’ansia. Per questa emozione, pensare a “ciò che deve ancora succedere” è una dote positiva, un gesto d’amore per Riley, ma in poco tempo e con le opportune trovate metaforiche del film, capiamo che l’esagerata preoccupazione (e l’esagerato amore) ha risvolti dolorosi. L’intelligenza degli autori, in questo contesto, va riconosciuta non solo nel modo in cui viene descritto l’insorgere dell’ansia, ma anche su come sia difficile gestirla e spegnerla. Il film ci dice – un po’ come era già stato fatto con Tristezza – che non è semplicemente un’emozione negativa, ma un meccanismo della nostra mente che si attiva per certe specifiche situazioni, paradossalmente per salvaguardarci: va quindi compresa e sfruttata per capire meglio noi stessi.

Inside Out 2 (Disney Pixar, 2024)
Le nuove emozioni di Riley: Imbarazzo, Ansia, Invidia e Ennui

Inside Out 2 è più caotico e meno solido del primo capitolo, che vantava di un’immaginazione e una narrazione più consapevoli (già solo per l’immenso lavoro di worldbuilding). L’aver introdotto quattro nuovi personaggi non ha aiutato nell’equilibrio e infatti ad esclusione di Ansia, le altre emozioni sono decisamente più periferiche nella narrazione. Tuttavia ha alcuni punti fermi che lo rendono un’aggiunta significativa al film precedente: prima di tutto affrontando un tema enorme come quello della coscienza di sé e della propria percezione, e per di più riporta la discussione su come si evolvono le nostre emozioni nel tempo, come si affievoliscono e come si intensificano in base a ciò che stiamo vivendo al di fuori di noi.

Durante la conferenza stampa a Roma, il produttore Mark Nielsen ha spiegato che ci sono voluti quattro anni per realizzare il film e inizialmente non era neppure previsto. Pete Docter, regista e sceneggiatore anche di Up e Soul, si è voluto dedicare ad altri progetti subito dopo l’uscita di Inside Out, ma a distanza di anni continuava ancora a ricevere forti feedback per il film. L’idea del sequel è arrivata quindi molto dopo e solo una volta individuato un tema valido da affrontare, ecco perché l’uscita è avvenuta a ben nove anni dal primo capitolo. E a giudicare dai primi risultati ai botteghini statunitensi (è il miglior esordio in sala per un film d’animazione dopo Gli Incredibili 2), l’attesa è stata ripagata.

In definitiva, il secondo capitolo di Inside Out è un film decisamente da vedere. Non è un prodotto solo per adulti o solo per bambini e proprio lì sta la sua efficacia, nel saper dare più livelli di lettura, dallo spensierato allo psicanalitico. Non mancano, da buona tradizione Pixar, momenti emotivi molto intensi che difficilmente dimenticheremo. Nella deriva purtroppo banale che i film Disney (e alcuni Pixar) hanno preso negli ultimi anni, Inside Out 2 è una boccata d’aria fresca che ci ricorda l’immenso potenziale del cinema d’animazione americano.

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