Perdersi per ritrovare la rotta – Il ritorno di Vaiana in Oceania 2
In Oceania 2 ritorna Vaiana con la sua ciurma di marinai in una vivace avventura in barca alla ricerca del proprio percorso di vita.
L’intraprendente Vaiana e il semidio Maui tornano dopo otto anni con il secondo capitolo di Oceania. Il 63° classico Disney, intitolato semplicemente Oceania 2 e nato inizialmente come una serie TV, riunisce tutti i personaggi della storia precedente e ne introduce una nuova manciata, a partire da Simea, la sorellina di Vaiana, passando per l’equipaggio messo insieme dalla protagonista, Kele, Loto e Moni, fino a Matangi, la semidea antagonista dai tratti di pipistrello e doppiata in italiano dalla cantante Giorgia.
Il film nei suoi primi minuti fatica a innescare il giusto ritmo: ci sono forse troppe gag e una innaturale fretta nel presentare l’attuale status quo di tutti i personaggi. Vaiana, tramite una visione inviatale dall’antenato Tautai Wasa, capisce di dover prendere nuovamente il largo oltre il riff per spezzare un’antica maledizione che ha cancellato tutte le rotte fra i vari popoli dell’oceano. Tale maledizione è stata scagliata da Nalo, il dio delle tempeste, e può essere spezzata solamente facendo riemergere l’isola di Motufetū, attualmente sul fondo del mare e ricoperta da una tempesta di dimensioni apocalittiche che impedisce a qualsiasi umano di raggiungerla.
Non appena l’obiettivo diviene chiaro, il film finalmente prende un ritmo più piacevole, cadenzando numerosi inserti musicali mentre si consolidano le dinamiche fra tutti i personaggi. La ciurma improvvisata da Vaiana è spassosa, con forze caratteriali in perfetto equilibrio tra loro: c’è il contadino burbero che strappa sorrisi con le sue frecciatine acide, c’è l’ingegnera sempre sul pezzo in ogni circostanza e il ragazzone forzuto che esce un po’ dai soliti canoni del maschio alfa.
Con i personaggi tutto funziona alla perfezione senza particolari sbavature ma, purtroppo, anche senza audacia. Oceania 2 è un film semplice, pensato per essere digerito e capito anche dai piccolissimi: non naviga fuori da una delimitata comfort zone e anche quando potrebbe approfittare di un’occasione drammatica, preferisce rimanere nel rassicurante. Il film non induce a riflessioni di diverso livello fuorché quello del viaggio personale di Vaiana. La protagonista si interroga infatti a più riprese sulla ricerca della propria strada attraverso tre fasi fondamentali: si parte dal percorso guidato, poi quello della perdita e infine il percorso condiviso. Tutti e tre scandiscono una fase del film e una conseguente crescita di Vaiana.
Il mondo di Oceania 2 è ricco sia visivamente che narrativamente: moltissimi dei nomi dei semidei, così come alcuni rituali che vediamo sullo schermo si ispirano a quelli realmente esistenti dei popoli del pacifico. Il regista David Derrick Jr., di origini samoane, ha dichiarato ad esempio che il rituale dell’acqua a cui assistiamo nei primi minuti del film è un vero rituale tradizionale delle Isole Samoa. Allo stesso tempo però, la produzione ha lavorato per rendere l’universo di Oceania 2 in ogni caso originale e indipendente dalla realtà. Altri elementi, tanto in questo quanto nel precedente film, sono stati supervisionati dall’Oceanic Cultural Trust, un apposito gruppo che raduna diversi esperti – antropologi, linguisti, coreografi, ecc… – conoscitori delle culture delle isole del Pacifico. Questa attenzione alla fedeltà verso le varie culture aiuta sicuramente a restituire agli spettatori un ambientazione più consapevole e veritiera, per un’esperienza di visione tanto colorata quanto vivace.
Se dal lato di costruzione del contesto e dello scenario Oceania 2 non ha particolari difetti, a essere purtroppo poco sorprendente è la sceneggiatura nel suo complesso. Come già detto, mancano l’audacia di osare e l’intenzione di costruire un film su più livelli, caratteristiche che erano invece nel primo film, e c’è invece una palese direzione verso l’intrattenimento dei più piccoli. Non è un motivo valido per scartare il film, ma va detto che i grandi Classici Disney del passato hanno dimostrato di saper raccontare le loro storie con molta più raffinatezza anche quando il target di età rimaneva basso. Detto questo, e nonostante sia meno emotivo del primo capitolo, quantomeno Oceania 2 non dà l’impressione di essere generato col pilota automatico come quel disastro di Wish che l’ha preceduto lo scorso anno, ma anzi è un film che tiene alta l’attenzione e la curiosità. Piacerà sicuramente molto ai bambini, forse proprio per la sua semplicità.