Il confine di Uzzeo & Masi, vol. 4: Dodici scheletri
L’indagine tra le Alpi Francesi e Italiane è finalmente arrivata a un punto di svolta. Vecchi romitori nascosti tra cumuli di neve, cinti da guglie e rocce appuntite, custodiscono il segreto dietro la sparizione di un’intera scolaresca; purtroppo per gli investigatori Laura Denti e Antoine Jacob, però, la verità potrebbe rivelarsi ancor più devastante delle loro più funeste aspettative.
Il confine di Mauro Uzzeo & Giovanni Masi raggiunge un momento cruciale nella propria narrazione con il quarto volume della serie pubblicata da Sergio Bonelli Editore. Dodici scheletri, disegnato da Silvia Califano sui layout di Federico Rossi Edrighi e i colori di Adele Matera, riacciuffa il lettore nei momenti immediatamente seguenti alla sconvolgente rivelazione de Gli eroi non muoiono: la cruda immagine impressa nella memoria torna sempre più vivida nei concitanti attimi che aprono il volume. Le forze dell’ordine presenti sulla scena sembrano bloccate in un limbo: l’incredulità sui loro volti, l’amarezza e l’impotenza viene spezzata dalle luci blu e rosse delle sirene. In un momento fermo nel tempo, il tratto della Califano e le tinte della Matera sembrano inaugurare una fase completamente nuova della storia. Il confine gira la pagina e apre un nuovo capitolo, scuotendo il terreno sotto i piedi dei propri protagonisti, costringendoli a fare i conti con la realtà. Qualsiasi flebile speranza ci fosse mai stata di un finale felice per la sfortunata scolaresca ormai è sparita.
Uzzeo e Masi, in perfetta sintonia con le artiste di Dodici scheletri, dilatano i tempi della narrazione, lasciando a Il confine spazio abbondante per indugiare, esplorando i lunghi silenzi che riempiono le strade del villaggio alle pendici delle montagne, le sue strade, le sue stanze. Tra i personaggi principali e secondari nessuno sembra più capace di dare un senso agli eventi: ecco quindi che le voci cominciano ad accavallarsi, ad ammontare teorie e sottotrame che ingarbugliano ancor di più il filo della trama, portando alla luce nuove prospettive e sfumature. Il passato riaffiora e intacca la granitica immagine di Laura Denti, costretta a rivivere il suo lutto, la più dolorosa, lacerante delle perdite. Da guida esperta a completo estraneo, Antoine Jacob perde qualsiasi punto di riferimento tra sentieri e valichi delle montagne che non riconosce più. L’indagine sembra aver violentemnte strappato qualsiasi certezza per i due investigatori, i personaggi che dovrebbero teoricamente rivelare la verità ai lettori; eppure sembra che nessuno sia pronto ad accettare il risvolto degli eventi, una realtà dolorosa e raccapricciante. Sopraffatti dalle emozioni, Denti e Jacob sembrano più vicini e la tensione dell’indagine muta, si trasforma in un altro tipo di emozione.
Altrove, il villaggio continua ad elaborare gli eventi. I giorni passano e le convinzioni del ricco Aurelio sembrano sempre più i vaneggiamenti di un povero guercio pazzo. Le vecchie signore del paese confabulano al riparo tra i banchi di chiesa, sottovoce; i genitori dei ragazzi spariti sono sempre più tesi, alla ricerca di un segnale che possa dar loro risposte, trovando invece sempre più rabbia, collera e rancore.
Il confine – Dodici scheletri respira a fondo dopo lo shock iniziale. Aria che porta però nei polmoni della storia detriti e polvere, sputando sangue, chiedendosi se questo dolore ha davvero un senso. Nonostante la gravità degli eventi, la serie di Uzzeo e Masi si prende il proprio tempo per sviluppare più storie all’interno di una trama più grande, soffermandosi su più personaggi, intrecciando i loro drammi personali sullo sfondo di un mistero che, per adesso, è ancora lontano dalla sua soluzione. Il lavoro di Silvia Califano non sfigura se paragonato a chi l’ha preceduta sulla serie, tutt’altro: capitolo dopo capitolo, le vignette si stringono sui volti, si allungano e si dilatano. La grande attenzione alla struttura della tavola viene posta al servizio di uno script ben congegnato, che sfrutta ogni dialogo per catturare l’attenzione del lettore per poi prontamente divergere la sua attenzione su chissà quale altra povera anima coinvolta nella storia. Attimi di grande tensione lasciano spazio a fantasie ed incubi, momenti di vita quotidiana vengono disturbati da quella tragica sparizione tra le montagne – le montagne che, come sempre, sono minacciosamente onnipresenti, uno spettro che sembra infestare le pagine della storia.