Il confine di Uzzeo & Masi, vol. 2: Sotto l’arco spezzato / vol. 3: Gli eroi non piangono
Una scolaresca inspiegabilmente sparita al confine tra Francia e Italia, un paese in shock e un tragico lutto da dover metabolizzare. Una tragedia che lascia il segno, un’altra cicatrice sul corpo di una comunità che sembra decisamente nascondere qualcosa un passato occulto e traumatico. Strani simboli impressi col sangue sulla neve candida tra le Alpi e un fioco barlume di speranza per gli investigatori Laura Denti e Antoine Jacob. Il primo volume de Il confine riusciva nell’intento di regalare un mistero completamente nuovo per i lettori del progetto Sergio Bonelli Editore. Un fumetto “Audace” nel nome e nella forma, diverso dalla tradizione, Il confine di Mauro Uzzeo e Giovanni Masi ha saputo catturare il pubblico lasciando aperti i giusti spiragli per il pubblico, libero di porsi interrogativi, elaborare teorie e aspettare in trepidante attesa i capitoli successivi realizzati dagli autori.
Con il secondo volume, Sotto l’arco spezzato, Il confine entra nella sua fase world-building. Mentre l’indagine di Jacob e Denti continua tra rassegnazione, teorie e vani tentativi di carpire il senso del “disegno delle montagne”, Uzzeo e Masi rallentano il ritmo della narrazione, cambiando più volte prospettiva e allargando l’inquadratura. Al lettore si presentano punti di vista finora inesplorati: come anticipato, il mistero de Il confine non coinvolge soltanto i due investigatori. Per fare un esempio, in Twin Peaks di David Lynch e Mark Frost non esiste un effettivo protagonista principale, nonostante la narrazione si concentri spesso e volentieri sulla prospettiva dell’Agente Dale Cooper per “agganciarsi” allo spettatore; si potrebbe dire in realtà che il vero protagonista di Twin Peaks siano il mistero della morte di Laura Palmer e l’influenza della sua assenza sulla vita di tutti i giorni degli abitanti della cittadina. Similmente, Il confine prende spunto dall’opera magna di Lynch per costruire un cast di personaggi secondari più o meno rilevanti al nucleo del mistero centrale.
Un giornalista senza scrupoli cerca di lucrare sul dramma in atto, provocando apertamente le forze dell’ordine; la sparizione dei propri figli porta i genitori a rivelare vecchi rancori e collera; una giovane ragazza sembra non riuscire a scappare dal simbolo che infesta la sua mente e un vecchio decrepito con un occhio solo osserva gli avvenimenti dalla sua lussuosa villa tra le montagne. Nonostante i tanti personaggi secondari introdotti e solo parte della storia dedicata alla trama principale, Sotto l’arco spezzato non perde pathos pur essendo momento di passaggio tra importanti fasi della storia. Una transizione necessaria che permette all’enigma dietro la sparizione della scolaresca di maturare e diventare concreto e tangibile per tutti i membri della comunità assemblata da Uzzeo e Masi – pezzi di un puzzle lasciati tra le mani dei lettori.
La novità principale di questo secondo albo si presenta sotto l’aspetto artistico. Dopo l’esordio firmato Giuseppe Palumbo e Adele Matera, Il confine passa nelle mani di Bruno Cannucciari e Alessia Pastorello: le pesanti chine e le colorazioni più intense si alleggeriscono e si assottigliano, riempiendo la pagina di figure più esili e aggraziate ma anche nevrotiche e convulse. Specialmente verso il finale di volume, Cannucciari spezza e sfrutta la griglia delle pagine di Sotto l’arco spezzato per insinuare sequenze quasi oniriche, che giocano con le percezioni del lettore e creano un bel contrasto con la dura realtà presentata finora. Una distorsione che continuerà nel volume successivo, Gli eroi non piangono, illustrato da Carlo Ambrosini e dalla rientrante Adele Matera.
Il tratto si sporca, i volti si arricchiscono di tratteggi estremizzati da chine appesantite e le ambientazioni finora dettagliate di Palumbo e Cannucciari si imbruttiscono e perdono minuzie, lasciando spazio ad una più sprezzante e terrena, cruda illustrazione del villaggio tra le montagne, catapultato indietro nel tempo in una inaspettata sequenza flashback. Uzzeo, Masi, Ambrosini e Matera si staccano dalla corrente degli eventi della trama principale in maniera secca e piuttosto brutale, trasportando il terzo volume de Il confine ai tempi della seconda guerra mondiale per un racconto che illumina l’oscuro passato nascosto tra le montagne – una storia che, per la prima volta, sembra allargare realmente gli orizzonti de Il confine, dando sostanza alle sensazioni del lettore. Gli eroi non piangono funziona perfettamente come episodio auto-contenuto e al tempo stesso si incastra nell’operazione di world-building al centro di questi due volumi della serie.
Un gruppo di partigiani cerca riposo tra le pietre grezze e ruvide delle case del villaggio: racconti di guerra, morte e mutilazioni si mescolano al mito del soldato-brigante, dell’eroe “per caso”, sopravvissuto agli orrori della guerra ma dal cuore tutt’altro che nobile. La dubbia natura dei personaggi si mescola a questa terra poco definita a ridosso del confine tra Francia e Italia, con la seduzione della fascinosa Maria e le speranze di una vita ricca e agiata del partigiano Enrico che si incrociano, creando l’espediente perfetto per mettere in moto un piano diabolico. Uzzeo e Masi interpretano al meglio l’occasione, presentando uno script teso e oscuro, carico di indizi e rimandi alla trama principale de Il confine, ma che riuscirebbe a reggersi sulle proprie gambe. Un male antico sembra insito tra gli alberi e le rocce dell’ambientazione. La storia de Gli eroi non piangono apre gli occhi del lettore presentando nuovi interrogativi e potenziali risposte nascoste nell’oscuro ed occulto passato degli abitanti del villaggio – la cui pesante eredità sembra trascinarsi fino al presente. Ambrosini e Matera seguono gli sceneggiatori di ritorno al presente per una coda mozzafiato: Il confine riassume la propria immagine sono per arricchirla con collegamenti da approfondire nei prossimi numeri ed un cliff-hanger che sorprende per la sua brutale messa in scena.
Sotto l’arco spezzato e Gli eroi non piangono seguono l’ottima impressione lasciata da La neve rossa. Il mistero moderno, il thriller de Il confine di Uzzeo e Masi si è sviluppato in qualcosa di più oscuro ed ancestrale, offrendo al lettore una vasta scelta di possibili interpretazioni. Visivamente sempre coerente nonostante l’apprezzata diversità di artisti coinvolti – e qui è da sottolineare la bravura, la saggia linea guida scelta dalle coloriste – la nuova proposta Sergio Bonelli Editore cattura sempre di più l’attenzione dei lettori presentando personaggi solidi, dialoghi concentrati, attenti a non concedere troppo e dettagli volti a premiare l’attenzione del pubblico.