Fumetti e biodiversità: Comics&Science ne parla in Operazione Sciame

In un ottobre ricchissimo di numeri speciali di Comics&Science c’è anche questo Biodiversity Issue, con il supporto dell’Università di Padova e il National Biodiversity Future Center

Chissà se prima o poi il riscaldamento globale, l’inquinamento, la guerra ci costringeranno a mettere sotto vetro gli ecosistemi e ad ammirarli solo dietro una teca di vetro.

Oppure, se si è abbastanza facoltosi, a visitarli a pagamento, come al solito mettendo il denaro davanti a tutti gli altri valori. O addirittura a viverci pagando fior di moneta sonante. E seguendo i trend del momento.

In fondo sta un po’ succedendo, con feste esclusive in riserve naturali (o in luoghi di cultura, ma in fondo il concetto è lo stesso).

E se la biodiversità, ovvero sia la ricchezza della vita che il poterne in qualche modo fruire, sia dal punto di vista estetico che pratico, diventerà quindi una cosa “privata” e saranno dei terraristi a provare a ridiffonderla anche al di fuori di poche e protette teche private…

Sembra infatti questo un possibile futuro descritto da Alessandro Lise e disegnato da Sara Menetti in questo nuovo numero speciale di Comics&Science, prodotto in collaborazione con l’Orto Botanico dell’Università di Padova, il più antico Orto botanico universitario del mondo, e il National Biodiversity Future Center, primo Centro Nazionale di ricerca e innovazione dedicato alla biodiversità, finanziato dal MUR attraverso i fondi dell’Unione Europea – NextGenerationEU (copiaincollato dal progetto come definito nel sito ufficiale).

Scopo del gioco: liberare la biodiversità. Ponendo anche un quesito etico: è corretto fare operazioni contro la proprietà per rendere disponibile a tutti un bene che “qualcuno” ha invece pagato? Magari anche mettendo a disposizione una tecnologia, come quella del  modulatore spaziale.

Non sarebbe sufficiente accontentarsi di quello che l’industria ci propone (o ci propina) invece di impollinare a mano le piante e aspettare appunto i terraristi per avere un aiuto dagli insetti?

La storia è, tutto sommato, semplice: un bene naturale è stato privatizzato, alcuni attivisti, molto motivati e preparati, provano a renderlo di nuovo pubblico, almeno un pezzetto per volta. Ma proprio per la sua semplicità incuriosisce sul tema scientifico che c’è dietro: la biodiversità, appunto. Un tema tanto importante quanto complesso.

Perché è importante avere così tante specie? Non sono sufficienti quelle che ci servono, magari un po’ modificate geneticamente? Perché è importante preservare le milioni di specie di insetti, le sementi antiche (anche quelle modificate e selezionate dagli agricoltori di ogni tempo, solo con metodi meno spinti tecnologicamente)? A cosa servono i virus? Non potremmo eliminare tutti gli agenti patogeni? Oppure modificarli per fare in modo che siano al nostro servizio?

Ecco sono tante domande, a cui non è sempre facile trovare risposta, spesso collegate anche all’emotività. Pensiamo a quanti hanno perso delle persone care per una malattia, di sicuro vorrebbero eradicarla, ma magari questa malattia ha un ruolo nell’ecologia del nostro sistema. E anche qui diventa un dilemma etico. Fino a che punto è giusto intervenire?

Come dice Vand a un certo punto del fumetto

No, la natura non è nostra: c’era prima di noi, ci sarà dopo di noi.

È un po’ come il problema del riscaldamento globale… Non è il mondo a essere in pericolo, siamo noi, la nostra civiltà. Le leggi della natura non cambiano, e la Terra ha visto momenti certamente peggiori dal punto di vista dello sviluppo e della ricchezza della vita. Siamo noi che siamo solo una delle specie che abita questo pianeta, peraltro da una frazione abbastanza piccola della sua esistenza, e forse siamo stati la specie più invasiva della sua lunga storia. E che stiamo mettendo in serio pericolo, in diversi modi, noi stessi e chi in questo momento condivide la nostra casa con noi.

Tornando alla storia, la parte grafica è ad opera di Sara Menetti, che ha già lavorato per Comics&Science sul numero dedicato alle Donne nella scienza, ha collaborato con la Revue (quando si chiamava ancora Dessinée), e ha già disegnato diverse pagine delle ministorie pubblicate su Archimede e gestite dalla stessa direzione editoriale della “nostra” rivista.

Uno stile lodato anche da Claudia Flandoli (in particolare per il lavoro sulla guida per lavorare a maglia  del 2022, che ci parla proprio della duttilità di Sara). Un bel mix tra la ligne claire, la vignetta (quando la protagonista, inviperita, sviluppa una lingua biforcuta o un aspetto luciferino) e il realismo. Molto semplice, leggibile, leggero e divertente, pur nascondendo concetti importanti, scientificamente e socialmente parlando.

Il registro le consente infatti di spaziare  in una storia che presenta anche diversi livelli di lettura. È interessante e intrigante come trama, ha degli sprazzi umoristici e nasconde tanti dilemmi anche etici, non tanto personali, quanto sul modo in cui viene trattata la biodiversità e, più in generale, la scienza che porta profitto diretto.

La struttura della griglia della pagina è abbastanza tradizionale, per quanto dinamica, con gli spazi che si adeguano alle esigenze della storia,come nella pagina che vediamo qui, con vignette orizzontali e verticali, e un numero di righe per pagina che varia a seconda delle situazioni.

Unica eccezione una grande, doppia e coloratissima splash page, che dà grande ariosità nel momento in cui i nostri protagonisti entrano nello spazio dove è racchiusa artificialmente la biodiversità.

Prima di questa pagina (e in parte anche dopo) i contenuti, ma anche la struttura, danno la sensazione di uno spazio un po’ claustrofobico. Almeno fino alla parte finale, in cui scopriamo che la natura non è sparita, ma si è impoverita, e alcuni la coltivano. Quindi un messaggio non catastrofista, ma che pone seriamente il problema. O, come dice Sara Menetti nell’intervista, esprimendo un concetto condiviso anche da Alessandro Lise

Leggendo articoli online è facile farsi prendere dallo sconforto. Mi piace che invece nel fumetto ci sia un tentativo di reagire da parte di una umanità che usa i mezzi che ha, e fa qualcosa. Mi piacerebbe che fosse effettivamente questo, il futuro!

Manca forse un messaggio collegato al fatto che la tecnologia può aiutare a preservare la biodiversità, ma né nel fumetto né nei redazionali, c’è una contrapposizione netta tra terraristi buoni e tecnologi cattivi. Mi sembra ci sia più una necessità di consapevolezza.

Infatti nei numerosi articoli finali (cinque più l’intervista agli autori del fumetto) si affronta il tema in modo chiaro e approfondito, come sempre. Intervengono, come d’altra parte nel video di presentazione, Alessandro Lise, Sara Menetti e alcuni degli scienziati che hanno fornito il background.

La biodiversità come una sorta di multiverso; come noi possiamo convivere con la natura; la necessità di considerarci parte di un mondo interconnesso, non solo con gli altri uomini; il perché dei musei di storia naturale e i valori della Citizen Science.

Diciotto pagine di redazionali, ricchissimi e interessantissimi, che introducono a tanti concetti, ecologici, etologici e non solo. Forse si è un po’ sentita la mancanza di qualche intermezzo grafico, come nei numeri ordinari della collana. Ma è una considerazione assolutamente trascurabile.

Ancora una volta i fumetti di Comics&Science aiutano a conoscere progetti e strutture di ricerca di livello avanzato nel nostro paese di cui spesso molti di noi neppure immaginiamo l’esistenza.

Oltre a porre domande (e qualche volta anche a dare risposte) sui diversi aspetti e le diverse branche della scienza.


Titolo: Comics&Science: The Biodiversity Issue
Editore:
 CNR Edizioni
Colore o B/N: 
Colore
Data di pubblicazione: 
10/2024
Formato e rilegatura: 
16.8×24,6 cm, brossura
Pagine: 
48
Prezzo: 
€ 7.00
ISBN: 
9788880806646

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