Wish Upon the Pleiades – L’ultima stella di Gainax
Quest’anno 2025 purtroppo ci ha lasciato per sempre lo studio Gainax, uno dei pilastri degli anime: per ricordarlo e commemorarlo riguardiamo con spirito critico la sua ultima opera Wish Upon the Pleiades, ingiustamente sottovalutata.
Quest’anno 2025 purtroppo ci ha lasciato per sempre lo studio Gainax, uno dei pilastri degli anime: per ricordarlo e commemorarlo riguardiamo con spirito critico la sua ultima opera Wish Upon the Pleiades, ingiustamente sottovalutata.
Chi non ama le maghette? Tutti amano le maghette, e ci mancherebbe altro. Quella figura che i giapponesi chiamano mahō shōjo “bambina (in grado di usare la) magia”, o majokko “piccola strega”, o in altri modi ancora in base al contesto, nacque già all’inizio del 1960 agli albori del fumetto giapponese come lo conosciamo oggi, per quanto non esisterà terminologia specifica per definire questo tipo di personaggio fino all’inizio degli anni ’80.
Si tratta di una figura tuttora estremamente diffusa e diversificata, al punto che a volte non è sempre di ovvia identificazione e spesso si confonde con eroine di generi più canonicamente fantascientifici o fantasy: per esempio, potrebbero essere o non essere maghette le tre protagoniste di Magic Knight Rayearth o Hitomi de I cieli di Escaflowne o Ryūko di Kill la Kill, dipende.

Certo è che le maghette sono tutti quei personaggi giovani, di sesso femminile e che usano in vario modo la magia, che sia innata o ricevuta e che sia per scopi interni (trasformare sé stesse) o esterni (risolvere problemi), con tutte le dovute commistioni, varianti ed eccezioni da caso a caso; solitamente il target è pari a quello della protagonista, ovvero bambine, ma anche questo dipende.
La popolarità del genere ha avuto alti e bassi ciclici, con almeno cinque boom eccezionali, ovverosia fra il 1966 e il 1981 con le nove maghette Tōei (Sally, Stilly, Ginny, Hela, Chappy, Cybernella, Bia, Lulù e Lalabel); fra il 1983 e il 1986 con le quattro maghette Studio Pierrot (Creamy, Evelyn, Emi e Sandy); dal 1992 al 1997 con le cinque serie di Sailor Moon, dal 2004 con le 22 and counting serie di Pretty Cure (che però di anno in anno si allontanano dal target delle bambine per spostarsi su quello dei maschi adulti), e nel 2011 con Puella Magi Madoka Magica (questo esplicitamente per adulti).
In breve, da cinquant’anni ogni decennio ha avuto le sue maghette o sue varianti, e quasi ogni grande studio d’animazione giapponese ci si è confrontato: Tōei più di qualunque altro, ma anche Madhouse, Nippon Animation, OLM, Production I.G, Studio Ghibli, Studio Pierrot, Tatsunoko… e persino Gainax.
When you wish upon a star…
Lo studio Gainax, fondato il 24 dicembre 1984 e legalmente disciolto in maniera definitiva 40 anni, 11 mesi e sette giorni dopo il 1° dicembre 2025, dopo dieci anni di inattività produttiva e fuga di talenti e gestione economica pessima e licenze ai pachinko e battaglie legali e prestiti milionari ed ex soci fondatori rattristati e orologi venduti per poter comprare biglietti del treno per andare a chiedere la carità ai Jalisse giapponesi, è stato (purtroppo da ora bisogna coniugargli i verbi al passato) veramente uno dei punti di riferimento assoluti della storia dell’animazione giapponese, diciamo anche mondiale, dato il suo impatto.
Nei suoi quasi 41 anni Gainax non si è fatta mancare niente: un videoclip futuristico distopico con musica dei BOØWY, un film futuristico utopico con musica di Ryūichi Sakamoto, la serie di hard science fiction più bella di tutti i tempi (e il suo seguito un po’ gargantuesco ma comunque efficace), un documentario sul fenomeno otaku, la più celebre serie con una protagonista di etnia non-bianca, la più celebre serie con un protagonista che guida un *spoiler* non-robot clone di sua madre, una serie romantica per ragazzini in cui i protagonisti vanno a letto insieme, una serie comica per criceti in cui i protagonisti vanno a letto insieme, la serie con la OST rock più bella di tutti i tempi (ma non i suoi seguiti un po’ orrendi), una serie dedicata a un mercato che sta per essere abbattuto dai palazzinari che poi è stato abbattuto irl dai palazzinari, la più celebre serie con robot quattrocchi, una serie con lo stile grafico di Cartoon Network e quello narrativo di Adult Swim, e poi androidi sexy combattenti e maid e farfalle e asili nido e bibliotecari e pesciolini e altro ancora, fino alla sua ultima opera del 2015, ovvero Wish Upon the Pleiades, titolo originale 放課後のプレアデス Hōkago no Pleiades “Pleiadi dopo la scuola”, finalmente una serie di maghette!
In effetti Gainax aveva già sfiorato il genere, prima nel 2002 con la serie TV Puchi Puchi * Yucie con principesse da altre dimensioni in cerca di un feticcio magico, e poi nel 2014 con la serie TV Mahō shōjo taisen composta da scenette comiche e parte dell’omonimo media mix centrato su videogiochi per console mobili; entrambe le opere però non si concentravano affatto sull’aspetto magico, che appariva di secondaria importanza, al contrario di quanto accade in Wish Upon the Pleiades, che è dunque la prima & ultima vera & propria serie di maghette di Gainax.
… make no difference who you are…
L’origine di questa serie TV risale a vari anni prima, da una commissione dell’azienda automobilistica giapponese Subaru, che nel 2008 introdusse il nuovo sistema di freno automatico d’emergenza EyeSight (le due telecamere poste ai lati dello specchietto retrovisore centrale) nella sua autovettura Legacy, e decise di promuoverlo investendo in un cartone animato.
La cosa è meno bizzarra di quanto potrebbe apparire a prima vista. Gli anime promozionali non sono certo di una novità, anzi: si potrebbe dire senza tanto sbagliarsi che gli anime nascono proprio come strumenti promozionali per vendere fumetti, o giocattoli, o cibo e bibite, o musica, o altro ancora, e anzi gli anime abnormi al massimo sarebbero proprio quelli che non hanno niente da vendere.
In questo senso i primi film Studio Ghibli furono opere spartiacque per il mercato del tempo proprio perché erano prodotti pro bono dall’editore Tokuma Shoten e non vendevano altro che loro stessi, e solo con il successo massiccio del peluche di Totoro (peraltro introdotto due anni dopo l’uscita del film) hanno cominciato a incassare in maniera considerevole, recuperando gli investimenti cinematografici. Fu proprio l’esempio dato dai film Studio Ghibli a inizio anni ’80 a mostrare per la prima volta che era possibile realizzare animazione per l’animazione, e non animazione per lo sponsor, aprendo di fatto la strada agli OAV, agli auteur, alla cultura otaku e a tutta l’esplosiva cultura anime di quel fondamentale decennio… inclusa Gainax, figlia legittima di Studio Ghibli.

Usare i cartoni animati, e in generale prodotti audiovisivi, a scopo promozionale non era una novità nemmeno per Subaru stessa. Spiegazione breve: l’azienda ha le mani in pasta con molti nomi importanti del business degli anime da decenni.
Spiegazione lunga: l’azienda è lo sponsor storico dello slot del venerdì sera dalle 21:00 a mezzanotte su Nippon Television (NTV) che dal 1985 ospita Kin’yō Roadshow, ovvero grandi film in prima serata e spesso in prima visione TV. Quando ci sono film dal vivo Subaru trasmette spot narrativi della serie Your story with, incentrati sul senso di famiglia e sul passare del tempo, spesso lunghi vari minuti e simili a toccanti cortometraggi; quando invece ci sono film animati Subaru trasmette spesso spot animati realizzati per l’occasione in cui i personaggi del film stesso guidano le auto Subaru o ci interagiscono (in particolare in occasione dei film di Detective Conan), quindi la loro trasmissione in TV diventa per il fan un evento in sé perché durante gli spazi pubblicitari ci sono nuovi cortometraggi animati. Kin’yō Roadshow trasmette in esclusiva film animati di molti franchise, fra cui Lupin III e Detective Conan (di cui NTV commissiona anche episodi originali), e di molti studi, fra cui Disney, Mamoru Hosoda & Studio Chizu, Studio Ponoc, Khara e, ciliegina sulla torta, anche Studio Ghibli, di cui NTV è socia storica e a cui non solo concede di trasmettere in esclusiva vari film l’anno a rotazione (solitamente La tomba delle lucciole in un giorno vicino al 15 agosto), ma ha anche realizzato Cinema Nostalgia, il breve stacchetto d’apertura nel periodo 1997-2004 musicato da Joe Hisaishi, diretto da Yoshifumi Kondō e animato da Hayao Miyazaki in persona in una pausa durante la lavorazione di Principessa Mononoke.
In pratica, ogni volta che in TV viene trasmesso un film di Lupin III o di Evangelion o di Miyazaki, durante gli spazi pubblicitari vengono trasmessi spot di Subaru. Il mondo dell’animazione giapponese è proprio una conventicola™︎.

Alla luce di questa complessa rete di scambi artistici e commerciali tessuta da Subaru, l’idea che abbia commissionato un lavoro promozionale animato sembra ora molto meno bizzarra di quanto potesse sembrare all’inizio.
Peraltro, stando a quanto riportarono il produttore Yūichi Takahashi e la web PR Yumiko Ogura di Gainax, Subaru si rivolse a loro con sorprendente apertura mentale, perché non pretese nemmeno che nel prodotto finale si vedessero le automobili, ma solo che esso trasmettesse un senso di “qualità” e “sfida” (che in effetti sono concetti-chiave usati negli spot TV Subaru in tutto il mondo). Gainax propose quindi loro una storia di crescita della protagonista Ai Saitō (un gioco di parole con la pronuncia di EyeSight) e delle sue quattro compagnette, così che le cinque protagoniste insieme formino qualcosa di più grande e bello: una metafora di Subaru stessa, fondata nel 1953 proprio dalla fusione di cinque aziende preesistenti.

Lo sviluppo e modifica di questo concept ha portato alla realizzazione di un singolo episodio animato intitolato Hōkago no Pleiades (titolo internazionale ufficiale Wish Upon the Pleiades) e distribuito in esclusiva su YouTube il 1° febbraio 2011. La durata è quella standard da 25 minuti, ma spezzata in quattro parti intitolate “Notti”; successivamente, dal 4 giugno al 1° luglio, è stato anche proiettato tutto intero nelle sale della catena United Cinema, che è di proprietà dell’azienda Lawson, partner esclusiva di Studio Ghibli: siamo sempre nella conventicola™︎. In seguito, per evitare confusione, questo episodio venne rinominato “Versione YouTube” e la successiva serie TV “Versione TV”, e con questi sottotitoli sono stati pubblicati in home video e sono noti tuttora.
Il trailer di Wish Upon the Pleiades del 2011. Tutti i materiali della Versione YouTube sono ancora oggi rimasti online sul canale ufficiale sbrxgx: le quattro Notti (anche in versione sottotitolata in inglese), trailer vari e quant’altro.
La trama è tutto sommato semplice. All’inizio di Wish Upon the Pleiades Versione YouTube si fa conoscenza con la protagonista Subaru (non più Ai), una studentessa delle superiori impacciata e insicura, ma grande appassionata di stelle fin da piccola, quando vide un misterioso sciame meteorico che la impressionò molto. Un giorno, aprendo la porta dell’aula del Club di astronomia della sua scuola, si ritrova in un vasto giardino misterioso contenuto in una grande serra dove incontra Minato, un ragazzo misterioso che parla per enigmi, contempla la brevità della vita umana e si circonda di effimere farfalle. Uscendo dalla serra Subaru torna a scuola e lì si imbatte in una creatura misteriosa a forma di polpo azzurro rotondetto gommoso che la guida verso la porta del Club di cosplay, che si apre in maniera misteriosa rivelando al suo interno quattro ragazze vestite con una divisa misteriosa che fanno merenda con tè e pasticcini: una di loro è Aoi, sua ex compagna delle scuole medie ed ex grande amica. Chi è Minato, dov’è la serra, che vuole quel polpo, perché Aoi è lì, e cosa fanno le ragazze? È tutto molto misterioso.
La Versione YouTube non è assolutamente un’opera memorabile, ma ha degli spunti narrativi molto interessanti, evidentemente sacrificati in soli 25 minuti di narrazione, e un design molto carino che strizza l’occhio al moe, riprende alcuni standard delle maghette (per esempio la protagonista coi capelli rosa, cliché introdotto da Pretty Cure) e cavalca alcuni trend grafici del momento (ad esempio la coppia principale Subaru & Aoi ricorda molto quella Madoka & Sayaka di Puella Magi Madoka Magica, pure del 2011).

La parte più interessante e divertente di quest’opera è però la sua componente promozionale, ovvero come i creativi di Gainax sono effettivamente riusciti a inserire nell’opera l’azienda Subaru pur senza mostrarne le automobili, e la risposta è: usandone degli elementi scorporati. Ad esempio, le protagoniste cavalcano non scope volanti bensì alberi di trasmissione (!!!) che rombano col vero rumore dei motori Subaru quando vengono accesi (come succedeva in éX-Driver o Initial D) e hanno sul fronte le griglie dei radiatori e i fari di veri modelli Subaru, poi c’è Minato circondato da farfalle color WR Blue Pearl ovvero il tipico blu elettrico Subaru, la chiave per aprire l’aula del Club di astronomia che è a forma di chiave di automobile Subaru, la palina alla fermata del bus su cui sono indicati veri nomi di località dove si trovano le fabbriche Subaru, le stelline a quattro punte sui costumi delle ragazze come le stelline a quattro punti nel logo Subaru, lo stesso significato di “Subaru” ovvero l’ammasso stellare delle Pleiadi è usato sia nella grafica sia nella trama, e tanti altri dettaglietti minuscoli sparsi qua e là. Creativo e giocoso.

… anything your heart desires…
In seguito alla pubblicazione della Versione YouTube e al riscontro tiepido ma comunque positivo ricevuto on line e nei cinema, nel 2013 Subaru & Gainax cominciarono a pensare a un suo sviluppo e riunirono un production committee, ovvero un gruppo di aziende interessate a produrre l’opera come sponsor, come usualmente si fa in questi casi. Inizialmente Gainax puntava a realizzare un film cinematografico, ma poi Warner Bros., uno dei succitati sponsor, propose una serie TV proprio per non veder di nuovi sacrificati i numerosi spunti narrativi offerti dalla Versione YouTube.
La promozione di questo nuovo lavoro iniziò mesi prima con un fumetto, come era usuale nella storia di Gainax: nell’ottobre e nel dicembre del 2014 uscirono due fumetti rispettivamente sulle riviste ComicREX (shōnen) e su Palette (comico) dell’editore Ichijinsha, esattamente come successe per Neon Genesis Evangelion, Abenobashi – Il quartiere commerciale di magia, Kono minikuku mo utsukushii sekai e altri. Successivamente sarebbe usciti anche dei romanzi, e anche questo è stato un comportamento usuale per Gainax (successe per Le ali di Honneamise, FLCL, Sfondamento dei cieli Gurren Lagann e altri).

Preparato il terreno con i fumetti, la serie TV era pronta a debuttare e nell’aprile del 2015 il primo episodio venne trasmesso in TV (il giorno 9 o 10 in base alla zona del Giappone, perché l’anime venne trasmesso da varie emittenti locali e non da una singola nazionale). Lo staff della Versione TV era praticamente lo stesso della Versione YouTube con pochi cambi: in particolare rimasero ai loro posti il regista & sceneggiatore Shōji Saeki (in Gainax da Neon Genesis Evangelion come animatore e poi regista da Mahoromatic in poi) e la character designer Mai Ōtsuka (in Gainax da Mahoromatic e nello stesso ruolo per Hanamaru yōchien) su concept di Daisuke Kikuchi (in Gainax da Punta al Top 2! Diebuster), mentre cambiò il compositore della OST da Nobuhito “UNA” Takahashi al molto più dotato Shirō Hamaguchi.
La trama è quasi praticamente identica però, ovviamente, molto più sviluppata, e soprattutto molto più sviluppata in una direzione a cui Gainax aveva ben abituato i suoi spettatori da molti anni: quella della fantascienza introspettiva. La Versione TV riprende la Versione YouTube solo fino a metà del primo episodio, dopodiché si espande: scopriamo che il polpetto azzurro è un alieno che viene dalle Pleiadi e che a seguito di un incidente il motore della sua astronave si è rotto in dodici frammenti dispersi nell’universo, sicché ha riunito il gruppo di cinque maghette a cui ha concesso poteri speciali per poterlo aiutare a recuperare e radunare tutti questi frammenti di motore e poter riattivare di nuovo la sua astronave. In pratica è la trama della serie di videogiochi Pikmin, identica, ma con le maghette al posto delle mandragoline.

Durante i 12 episodi della serie TV però la questione si complica notevolmente perché scopriamo qualcosa delle vite delle ragazze, cosa le unisce e cosa no, cosa le rende felici e cosa no, e vengono introdotti in maniera leggera, ma niente affatto sciocca, concetti importanti come il Weltanschauung, la considerazione di sé, il rapporto con la famiglia, il destino e persino il senso della vita, arrivando a un finale che chiude la storia in modo commovente e universale.
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Attenzione: il seguente paragrafo contiene spoiler importanti. Le immagini mostrate sono leggermente spoiler, ma incomprensibili fuori contesto.
Negli ultimi episodi della serie vengono infatti chiariti alcuni aspetti buttati lì fin dai primi episodi, per nulla nascosti o taciuti, ma non di immediata comprensione.
Ad esempio, le forme stesse dell’alieno, che si chiama Elnath (come la stella del Toro), e dei pezzi della sua astronave sono totalmente immaginarie e dipendono dagli occhi di chi le guarda: le ragazze, con la loro immaginazione ancora legata al mondo dell’infanzia, visualizzano l’alieno come un simpatico polpetto azzurro e i pezzi della sua astronave come konpeito (zuccherini colorati a forma di stellina, come in Kobato. di CLAMP), mentre Minato, che nella realtà è su un letto d’ospedale fra la vita e la morte e cerca disperatamente un amico, vede l’alieno come un bambino suo coetaneo con cui uscire a giocare. Ovverosia, recuperando la celebre tradizione di Rashōmon, non esiste una singola realtà univoca, ma tante realtà quanti sono i punti di vista, e solo quando alla fine della storia si scoprono tutti i punti di vista, ecco che ci si avvicina alla verità.
Interessanti anche i concetti di Potenzialità e di Linea del destino introdotti da Elnath. L’alieno, che vive uno spazio-tempo diverso da quello umano, spiega alle cinque ragazze che costoro possono vederlo e usare la magia perché hanno ancora nel loro cuore delle Potenzialità, espresse graficamente tramite pezzetti di cristallo, ovvero sono ancora in una fase della loro vita per cui il futuro è tutto da decidere e da costruire e può ancora succedere qualsiasi cosa: questo porta alle Linee del destino, ovvero innumerevoli universi paralleli che possono o non possono svilupparsi in base alle singole scelte compiute da ogni singolo essere vivente nell’universo, ergo potenzialmente da chiunque.
Wish Upon the Pleiades parte dunque come una serie di maghette abbastanza canonica (ragazzine ricevono poteri magici e costumini carini da una mascotte morbidosa) per concludersi come un vero e proprio sekai-kei in cui i personaggi sono chiamati a scegliere cosa fare della propria vita. In questo senso è interessantissimo come, verso la fine della serie, Subaru perda i propri poteri perché – paradossalmente – desidera essere una maghetta per sempre: questo vuol dire che non c’è più evoluzione, dunque non c’è più Potenzialità nel suo cuore, dunque la Linea del destino si interrompe e la magia finisce. La cosa ricorda molto da vicino quanto accade nel film Kiki – Consegne a domicilio, in cui la perdita di poteri della protagonista non è dovuta a cause esterne, ma a cause intere cioè a un moto del cuore.

Fine del paragrafo spoiler.
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Un altro aspetto di grande interesse di Wish Upon the Pleiades è l’uso di scienza verosimile, tanto più in una serie che si basa sull’esistenza della magia e dunque potrebbe teoricamente fare a meno dell’astrofisica. Durante la ricerca dei pezzi di motore, le maghette partono dalla scuola per poi allontanarsi progressivamente dalla Terra e visitare la Luna, il Sole, Saturno, la periferia del Sistema solare, e poi ancora più in là verso le Pleiadi e Betelgeuse e i buchi neri verso gli estremi confini dell’universo conosciuto, e tutto questo in maniera scientificamente accurata.
Ultimo ma non meno importante aspetto di Wish Upon the Pleiades Versione TV: il comparto grafico, che ricevette un notevole grade up rispetto alla Versione YouTube, mantenendosi molto simile, ma con vari aggiustamenti piccoli e grandi qua e là molto riusciti. In particolare, il design del cattivo diventò molto più convincente e sviluppato rispetto a quello acerbo e abbozzato della Versione YouTube, gli accrocchi magici delle ragazze sono più raffinati, il cerchio magico con cui catturano i pezzi dell’astronave diventa un motivo grafico molto bello e complesso (e forse ennesimo rimando nascosto a Subaru, perché sembra il copricerchio di uno pneumatico), e soprattutto la qualità grafica con cui viene rappresentato il cosmo divenne curatissima dal punto di vista scientifico e – dettaglio non da meno – spettacolarmente bella.
