La locandiera a fumetti, che bella idea!

Per la collana Teatro fra le nuvole la casa editrice Kleiner Flug propone La locandiera, tratto dalla commedia teatrale di Carlo Goldoni, targata 1753. La sceneggiatura è adattata da Mariangela Sena, che ha compiuto un ottimo lavoro di sintesi mantenendo intatto il colore e la struttura degli avvenimenti; e i disegni sono affidati a Gabriele Di Caro (anche ai colori, insieme a Irene Maurini) che costruisce personaggi caricaturali al punto giusto e allegramente espressivi.

La storia ci racconta della locandiera Mirandolina cha alla morte del padre eredita la gestione dell’albergo fiorentino, che svolge da sola, da padrona, aiutata dal cameriere Fabrizio. La ragazza è perfettamente consapevole della sua posizione, ha molto a caro la sua libertà e la sua capacità di condurre il lavoro, ma sa anche che le sue grazie femminili possono risultare utili, tanto quanto possono metterla in pericolo.

Tra i suoi clienti, infatti, deve vedersela in particolare con l’indesiderata corte del Conte d’Albafiorita, un parvenu che ha comprato il titolo a suon di soldoni e che non esita a tentare la virtù della ragazza con doni molto ricchi, e con le richieste di protezione del Marchese di Forlinpopoli, nobile di nascita, ma completamente senza mezzi, che ha solo la sua pomposità e il suo orgoglio da offrirle. Ai due si unisce, ma come contraltare, il Cavaliere di Ripafratta, che si dichiara convintamente ostile a tutto il sesso femminile, ritenendo ridicolo il concetto di amore e di devozione verso un’altra persona. Chiaramente Mirandolina decide di far crollare questa sua arrogante immagine di misogenia e con grande furbizia e intelligenza lo fa innamorare nel giro di pochi giorni, ma la sua scelta si rivela fonte di guai…

Mentre nel libro le tre figure di nobili, volutamente dileggiate da Goldoni che li dipinge ridicoli, anacronistici, vanagloriosi, prendono il ruolo principale nella storia, nel fumetto è Mirandolina che si pone al centro dell’universo narrativo con il suo carattere anticonvenzionale e capriccioso. Emergono perfettamente la sua mente brillante, la sua voglia di divertirsi alle spalle di chi si fa ridere dietro, la sua capacità di sgusciare tra le maglie degli obblighi del tempo che volevano le donne in un ruolo subalterno e secondario.

Il disegno sa rappresentarla proprio così, smorfiosa, civetta, ma anche cosciente della sua posizione e delle potenzialità del suo ruolo, e infine coscienziosa e avveduta. La Sena riesce a costruire dialoghi e pensieri mantenendo il linguaggio aulico e poetico goldoniano, rendendolo meno ostico che sulla carta scritta, e il disegno dei baloon riesce a separare le battute recitate (con contorni dritti) da quelle che il personaggio pensa (con contorni merlettati): soluzione che lascia intatto l’effetto teatrale delle scene.

In conclusione, vien da pensare che qualche insegnante illuminato potrebbe adottare quest’opera ed evitare alle classi l’onere di leggere il testo originale, in quanto il succo di quel che Goldoni voleva raccontare ai suoi contemporanei e ai posteri è qui perfettamente rappresentato.

Silvia Forcina

Non pratico il nerding estremo pur essendo nerd nell'animo, ma non ho niente da condividere con i Merd che popolano il mondo. So solo quello che non sono. Come Balto.

Commenta !

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi