Cinemanga: Carletto il principe dei mostri

Continua il viaggio di Dimensione Fumetto all’interno della cinematografia giapponese live action tratta dai fumetti: i cinemanga!

I precedenti articoli di questa rubrica sono consultabili a questo link.


Uno dei filoni più sfruttati dal fumetto giapponese è senza dubbio l’horror. Probabilmente ci sono delle ragioni culturali derivate dal teatro di strada kamishibai, come pure ragioni tecniche legate all’uso dell’inchiostro nero, fatto sta che in Giappone la produzione dell’orrore ricopre una percentuale molto superiore a quella dei fumetti del resto del mondo. Di più: l’horror giapponese è trasversale. Anche nei fumetti per bambine ci sono spesso elementi paurosi (basti pensare all’episodio della “prova di coraggio” così comune in molti shōjo), e tantissimi sono gli horror commedie o addirittura comici. Fra questi spicca per celebrità Kaibutsu-kun, noto in Italia come Carletto il principe dei mostri.

Cast della serie animata "Carletto il principe dei mostri".
Il cast della serie animata del 1980, la seconda dedicata a Carletto il principe dei mostri dopo quella in bianco & nero del 1968 mai arrivata in Italia.

Prima del film

Carletto il principe dei mostri è stato realizzato da uno dei due componenti del gruppo Fujiko Fujio, e ha avuto un eccezionale successo negli anni ’60 col fumetto e poi negli anni ’80 con il cartone animato che poi è arrivato anche in Italia.

Al contrario dell’opera più famosa del duo Doraemon, che gode di successo ininterrotto dal 1969 a oggi restando sempre uguale, Carletto il principe dei mostri ha avuto bisogno nei decenni di essere fortemente rivitalizzato tramite la conversione in nuovi media: dopo il fumetto e il cartone animato nel secolo scorso, in questi anni ’10 i giapponesi ci hanno riprovato con un telefilm dal vivo interpretato da famosi caratteristi nei ruoli comprimari e da idol (popstar tuttofare) giovani e fighetti per le parti principali. Ne è uscita fuori una serie in dieci puntate di particolare povertà narrativa e realizzativa, inferiore anche ai Super Sentai che pure hanno un loro vanto proprio nelle scenografie di cartone.

Il cast del telefilm "Kaibutsu-kun".
Il cast del telefilm Kaibutsu-kun, andato in onda su Nippon TV durante la primavera del 2010.

Il protagonista è interpretato dal celebre cantante Satoshi Ōno, membro della boy band Arashi e inabile alla recitazione, che caratterizza il suo personaggio in una maniera odiosa oltre ogni limite: Carletto non è più un marmocchio briccone animato da una qualche nobiltà, ma una sorta di stereotipo tsundere di teppista arrogante che vuole dimostrare di essere bravo. Per dieci puntate a stento regala un paio di sorrisi. Il suo rivale Demokin, modellato sulle fattezze di Sephiroth di Final Fantasy VII, è interpretato da Masahiro Matsuoka (anch’egli da una nota boy band, i TOKIO) che è un attore se possibile ancora più scarso di Ōno. Ai tre attori di Lupo, Frank e Dracula e ai due bambini il compito di salvare la baracca. Spoiler: non ce la fanno.

Il film

Nonostante la qualità mediocre del telefilm, la presenza delle due star Ōno e Matsuoka ha portato buoni ascolti e quindi a realizzare un film cinematografico nel 2011. Dato che nella serie TV Carletto è un grande amante del curry (al contrario del dolce anmitsu com’era nel cartone animato), gli sceneggiatori hanno avuto l’idea di realizzare un film fuori continuity e di ambientarlo nella patria del curry: l’India.

Immagine promozionale del film "Kaibutsu-kun".
Il cast del film con Satoshi Ōno che tenta disperatamente di convincere il pubblico di essere un attore sfaccettato.

Carletto il principe dei mostri viene mandato sulla Terra da suo padre, il re dei mostri, per fargli imparare un po’ di disciplina: alcuni mostri si erano infatti lamentati che il principe era viziato poiché durante un banchetto si era rifiutato di mangiare la verdura. Accompagnato da Lupo, Frank e Dracula sul drago volante, il quartetto cade in India invece che in Giappone; lì verrà accolto nel palazzo del maharajah Vishal che lo scambia per il Valoroso Guerriero caduto dal cielo come narrato negli antichi rotoli tramandati da secoli. Il maharajah chiede a Carletto & co. di dimostrare il loro valore andando a riprendere la giovane principessa Pirari sequestrata dai briganti in montagna. Usando i suoi poteri da mutaforma Carletto riesce a recuperare la principessa, ma quando la riporta a palazzo Vishal lo rinchiude con i suoi tre vassalli in prigione: il cosiddetto maharajah è in realtà anche lui un demone che controlla pietre e rocce, ed è sceso sulla Terra per conquistarla rubando l’energia ai terrestri tramite certe sue pietre magiche; il coinvolgimento di Carletto era una volontaria vendetta, poiché Vishal nel Regno dei mostri lavorava come cuoco ed erano state proprio le sue verdure quelle che Carletto aveva rifiutato di mangiare.

Dopo una fuga rocambolesca, Carletto e i suoi tre scagnozzi apprendono dalla principessa Pirari la sua triste storia: i briganti non l’avevano sequestrata, ma bensì ci era andata lei per ritrovare il suo fratellino Kah, nonché legittimo erede al trono, che Vishal aveva cacciato e che i buoni briganti avevano accolto nel loro villaggio. Ora Vishal rivoleva la principessa per sposarla e usarla per convincere tutti i sudditi a donargli il loro potere tramite le pietre magiche.

Nei sotterranei del castello Vishal convoglia tutta l’energia rubata agli umani verso il suo signore Demokin, che la usa per tentare di riportare in vita la sua amata Demolina. Per sveltire la raccolta d’energia ed eliminare i contrattempi Vishal decide di sbarazzarsi del principino Kah, ma quando va al villaggio per scovarlo e ucciderlo gli si frappone Pirari, che accetta di sposarlo.

Carletto è disgustato dal gesto di Pirari, ma quando comprende che la ragazza l’ha fatto per poter salvare la vita al fratello comprende il significato dell’altruismo e decide di lasciarsi indietro il suo egoismo. Durante le nozze Vishal raccoglie molta energia dai sudditi, ma Carletto e gli altri riescono a sabotare la cerimonia svelando l’inganno di Vishal e rimettendo sul trono Kah. Vishal, furioso, recupera la sua forma demoniaca diventando un mostro di roccia gigante, ma nel combattimento finale dopo un’estenuante battaglia viene sconfitto da Carletto grazie all’aiuto di Demokin, disperato perché l’energia raccolta ha consentito solo di riportare in vita Demolina giusto il tempo di salutarlo per sempre prima di morire definitivamente.

Sconfitto Vishal, Kah e Pirari tornano a regnare nel palazzo, mentre Carletto e soci vengono di nuovo riconosciuti come Valorosi Guerrieri, onorati col curry d’oro leggendario, e infine tornano a casa nel regno dei mostri.

Horror, ma nel senso cattivo

Il film di Kaibutsu-kun è il tipico prodotto destinato esplicitamente ed esclusivamente al suo pubblico di riferimento. In questo caso se ne individuano almeno tre tipi, il che conferma per l’ennesima volta il grande talento dei giapponesi per la pianificazione commerciale più funzionale.

Ovviamente ci sono i fan del fumetto, o del cartone animato, o di Fujiko Fujio, o del drama, o comunque tutti quelli che più o meno avevano una vaga idea di quel che stavano per andare a vedere prima di entrare nel cinema, o anzi hanno scelto il film volontariamente attratti dal titolo. Poi ci sono i bambini, accompagnati volentieri dai genitori nostalgici data la campagna pubblicitaria molto family friendly.

Infine, ed è senza dubbio il pubblico più ricercato e disposto a spendere soldi, a perdonare bassezze artistiche e anzi a fargli pubblicità, ci sono i fan dei tre idol. Tatsuya Yamaguchi dei TOKIO è nel mondo dello spettacolo dal 1994 e ormai conta fra le sue fan un pubblico soprattutto femminile dai 30~40 anni in su, Umika Kawashima come idol femminile richiama generalmente un pubblico maschile di fascia d’età molto ampia e spesso anche dai 50~60 anni in su, ma è soprattutto Satsoshi Ōno la vera star del film.

I tre protagonisti del film "Kaibutsu-kun".
I tre protagonisti del film di Kaibutsu-kun. Da sinistra: Satoshi Ōno degli Arashi interpreta Carletto, Umika Kawashima che al tempo delle riprese era nelle 9nine (e ora è una solista) interpreta la principessa Pirari, e Tatsuya Yamaguchi dei TOKIO è Demokin.

La boy band di cui è il leader, gli Arashi, è sulla piazza dal 1999 quando lui aveva 19 anni. Il debutto è stato fra i più clamorosi che la musica giapponese ricordi, ma anche il successivo crollo non è stato da meno. Il miracoloso ritorno di fiamma degli Arashi a un passo dallo scioglimento è avvenuto a metà anni 2000, quando il loro diabolico produttore Johnny Kitagawa ha convertito la boy band in una macchina da dorama (i telefilm giapponesi): di volta in volta i cinque cantanti a rotazione avrebbero interpretato il ruolo da protagonista in un telefilm e la band al completo ne avrebbe cantato la sigla. Il primo esperimento fu nel 2005 col telefilm di Hana yori dango con Jun Matsumoto come protagonista e WISH come sigla, ma il successo arrivò due anni dopo col sequel Hana yori dango 2 e Love so sweet come sigla.

Il pacchetto completo attore & sigla in alcuni casi è passabile (tipo con il discreto Jun Matsumoto), in alcuni casi funziona molto bene (tipo con Kazunari Ninomiya, che era un bravo attore teatrale già prima degli Arashi e divide equamente la sua carriera fra canto e recitazione), e in alcuni casi è veramente terrificante, tipo con Satoshi Ōno. Se nel telefilm Kaibutsu-kun Ōno dimostrava scarsissime doti attoriali, in questo film il livello si abbassa ulteriormente e lui conferma di essere quello che i giapponesi chiamano «un daikon», cioè un coso che sta lì totalmente inespressivo come un vegetale, quasi ai livelli famigerati e inarrivabili di Mika Nakashima nei film di Nana (anche lei cantante prestata al cinema). Se però in Nana la daikon Nakashima se non altro aveva un ruolo drammatico, non d’azione, e cantava, in Kaibutsu-kun il daikon Ōno ha un ruolo comico, d’azione e senza canzoni.

Il risultato sono 103 minuti di disastrosa comicità in cui la trama sempliciotta, la sceneggiatura da scuola elementare, gli effetti speciali analogici molto casalinghi, la CGI ancor più casalinga, la totale assenza di attori indiani rimpiazzati da giapponesi col fard color Terra di Siena bruciata come per i neri in Nascita di una nazione (imbarazzante come in Giappone la blackface e le offese alle minoranze non siano percepite come un problema), e in generale la povertà realizzativa viene messa ancor più in rilievo dalla terrificante prova attoriale del cast.

Locandina del film "Kaibutsu-kun" di Yoshihiro Nakamura.
Quel coso orribile sulla destra è il magico drago volante di Carletto.

Forse degli attori degni avrebbero potuto anche far ridere il pubblico ed esaltare la pochezza della messinscena del regista Yoshihiro Nakamura come una scelta voluta: peccato non sia questo il caso. Alla fine a Kaibutsu-kun restano solo un paio di pregi effettivi: una buona lezione morale per i bambini basata sul riconoscere e correggere il proprio egoismo, e la splendida sigla finale Monster degli Arashi che era già nel telefilm. Per il resto, può andar bene solo per i nostalgici hard core che troveranno effettivamente divertente almeno almeno la scena di Lupo, Frank e Dracula sul drago a cantare «quando a mezzanotte l’orologio fa din-don, dodici rintocchi per i mostri fa din-don!»: i ricordi di gioventù migliorano sempre anche le cose peggiori.

Mario Pasqualini

Sono nato 500 anni dopo Raffaello, ma non sono morto 500 anni dopo di lui solo perché sto aspettando che torni la cometa di Halley.

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