Wednesday Warriors #57 – La nuova Justice League e… chi è Dark Agnes?

Questa settimana su Wednesday Warriors: DARK AGNES #1 e JUSTICE LEAGUE #40

Questa settimana su Wednesday Warriors:

Gufu’s Version

DARK AGNES #1 di Becky Cloonan e Luca Pizzari

Dark Agnes de Chastillon è uno dei tanti personaggi creati da Robert E. Howard rimasti inediti fino alla morte del loro creatore: ambientati nella Francia del XVI secolo i due racconti – Sword Woman e Blades of France – di Dark Agnes scritti dal papà di Conan il Barbaro vedono protagonista una intrepida spadaccina dai capelli color fuoco in fuga dal suo tormentato passato. Howard aveva inoltre abbozzato un terzo racconto, Mistress of Death, che è stato successivamente portato a compimento dallo scrittore Gerald W. Page.

Becky Cloonan riprende il personaggio là dove l’aveva lasciato Howard, in cerca di avventure, soldi e vendetta, riprendendo anche quegli elementi più genuinamente fantastici introdotti da Page e assenti nei primi due racconti: la scrittrice si appropria del personaggio e già da questo primo albo incomincia a darle un maggior spessore aggiungendo gradualmente profondità alla caratteristica bidimensionalità tipica dei protagonisti delle pulp stories di Howard.

Dovendo introdurre al grande pubblico un personaggio poco conosciuto i due autori decidono per un approccio dai toni leggeri che predilige la chiarezza narrativa: portano avanti la loro storia aprendo qua e là squarci sul passato di Agnes, quello dei racconti sopra citati, senza appesantire il fluire degli eventi.
Luca Pizzari adotta uno stile a metà tra il realistico e il cartoon, caratterizzando volti ed espressioni in maniera caricaturale ed enfatica, sottolineandone la recitazione tramite diversi espedienti grafici (nuvolette di fumo nero che spuntano sulla testa di chi è arrabbiato etc.) conferendo alla storia quel tono leggero tipico di un certo fumetto d’avventura europeo.
Pur prendendosi qualche libertà in più nelle sequenze oniriche la composizione è generalmente ordinata, sempre orientata alla chiarezza espositiva e al servizio della storia; questa scelta sacrifica un po’ il ritmo, appiattendone le dinamiche, a favore di una narrazione più classica e lontana dai canoni attuali del comic book USA che invece tendono a dare più risalto (inteso come vignette più grandi posizionate in zone strategiche della tavola) alle scene d’azione in rapporto alle altre.

La ricostruzione storica è tutt’altro che accurata ma è indubbio che non sia questo l’obiettivo degli autori così come non lo era per Howard: la storia scorre piacevolmente e non ha nessuna pretesa se non quella di intrattenere e lo fa in maniera leggera e divertente.

Bam’s Version

JUSTICE LEAGUE #40 di Robert Venditti & Doug Mahnke

L’Universo DC Comics è in tumulto: in questo preciso momento, DC Comics combatte contro se stessa, in stato editoriale confusionale. Troppe linee narrative concorrenti ed una generale mancanza di dialogo e confronto tra editor hanno creato una pesante nebbia che appesantisce molte testate della Distinta Concorrenza – tra queste, figurano anche serie di una certa importanza. Pochi mesi fa, DC ha visto concludersi Doomsday Clock dopo svariati ritardi e rimandi, abbandonando ormai la già bislacca idea di “riallineare la propria continuity”; contemporaneamente, il lancio di Justice League di Scott Snyder, l’onnipresenza del Batman Che Ride e gli echi di Dark Nights: Metal,  il ritorno sulla stessa della Justice Society Of America e della Legion Of Super-Heroes hanno saputo porre parziale rimedio alle defaillance di Geoff Johns e Gary Frank. Ed ancora: se dopo la fine dell’era King Batman ha trovato una sua certa quadratura sotto la guida di James Tynion IV, lo stesso non si può dire ad esempio di Action Comics, serie firmata Brian Michael Bendis che ha decisamente perso la rotta, trascinata dalle onde dell’evento-non-evento Year Of The Villain.

Proprio con il #39 di Justice League, l’ultimo della gestione Scott Snyder, l’Universo DC sembra essere arrivato ad uno stallo – in attesa del prossimo mega-evento, dato che l’autore ha da tempo annunciato che il sentiero narrativo percorso finora troverà una naturale conclusione del gargantuesco sequel di Metal, Encore. Per ingannare l’attesa e coprire un lungo, indefinito periodo d’uscite, Justice League passa nelle mani di Robert Venditti, autore della bella Hawkman, dell’ottima Freedom Fighters e di una non riuscitissima, lunga run di Green Lantern. Venditti, ormai entrato a pieno nelle meccaniche editoriali e nel roster di autori affidabili DC, si trova dunque affidata una responsabilità non da poco, un compito davvero difficile. L’autore dovrà tener saldo il timone della serie, fornendo un jumping-on-point per i nuovi lettori. Il tutto staccandosi dalla confusione editoriale sopra citata, creando un “porto sicuro” capace di raccogliere l’interesse del pubblico e, al tempo stesso, proporre trame interessanti.

L’albo si apre con una fiamma nel cielo, un corpo estraneo che rompe l’atmosfera del pianeta Terra e si schianta nel cuore dell’America rurale – un evento decisamente familiare. Ma non c’è alcun razzo da Krypton ad attendere la Justice League, ridotta ai suoi “elementi essenziali” con la nuova direzione creativa di Robert Venditti. Batman, Superman, la Lanterna Verde John Stewart, Wonder Woman e Flash indagano: l’alieno giunto sulla Terra è Sodam Yat, ex Lanterna Verde e rappresentante del popolo dei Daxamiti, lontani discendenti dei Kryptoniani. Dopo un’iniziale colluttazione, Sodam Yat rivela alla League l’imminente arrivo di Eradicator sulla Terra: la macchina da guerra, la più letale eredità Kryptoniana ha raggiunto il suo obiettivo e scelto i Daxamiti come terreno fertile per i suoi esperimenti. Una nuova generazione di Supermen sta per invadere il pianeta e la missione dell’Eradicator sarà finalmente compiuta.

Nonostante la portata galattica della minaccia e la pericolosità di questa nuova, terribile alleanza, l’inizio di Invasion Of The Supermen riporta la Justice League ad una dimensione più terrena e concreta. La Justice League di Robert Venditti si appella ai fondamentali, proponendo una sorta di “Fumetto Supereroistico 101”: mettendo da parte i conflitti multiversali e metaversali di Scott Snyder e collaboratori, il nuovo team creativo prende una chiara scelta verso la semplicità, la sostanza – senza dimenticare l’intreccio principale, gli eventi di continuity che coinvolgono i protagonisti fuori dalle pagine di Justice League. Mentre il Cavaliere Oscuro è ancora scosso dalle più recenti tragedie, Wonder Woman mette in pratica l’esperienza maturata con la Justice League Dark; Flash non può sfruttare al meglio la propria connessione con la Speed Force, preoccupando i suoi compagni, John Stewart riesce a trovare le redini del gruppo, affrontando la situazione Sodam Yat al meglio delle proprie possibilità.

Gli elementi soap-operistici di Justice League #40 si fondono al “Caso del Giorno”, una formula classica che porta i suoi frutti in questa rinnovata ricerca della semplicità.
Ad accompagnare Venditti in questa avventura un partèrre di artisti ormai sinonimo DC Comics. Al debutto, non a caso, Doug Mahnke. Mahnke, inchiostrato da Richard Friend e colorato da David Baron, affronta le prime 23 pagine di questo nuovo corso con la sua tradizionale confidenza e fiducia: le chine sono pesanti e molto presenti, sporcano e guastano, correggono i volti e le figure di un’artista che ha ormai ridotto il suo tratto all’essenziale, in modo da poter ancora trasmettere tutta la potenza del messaggio senza dover complicarsi l’esistenza in ghirigori ed eccessivi dettagli.  L’artista conosce questi personaggi come le sue tasche e sa come farli risaltare, appellandosi ancora alla loro “iconicità”, con costrutti di smeraldo ed espressioni granitiche, muscoli in sovrumana tensione, fasci di luce scarlatti, fulmini.

Niente rivoluzioni in atto, niente incredibili sorprese. Justice League #40 di Venditti e Mahnke riparte partendo dai fondamentali, dall’Essenza DC Comics, proponendo al lettore un punto di (ri)partenza che non impressiona particolarmente, non può essere comparato alla potenza, all’audacia del debutto di Scott Snyder e Jim Cheung di due anni fa. Ma quella era tutta un’altra storia: in questo momento, DC Comics ha bisogno di ritrovare se stessa e di tenere duro, in attesa di ciò che verrà.

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