“Toglieteci di mezzo gli dei!” – L’infaticabile Eroe di David Rubìn

L’Eroe di David Rubìn riesce dare nuova vita a una storia lontanissima ma attualissima e a fare di Eracle “l’Eroe” per eccellenza, quello da cui tutto ha inizio. E ci riesce.

Eracle sconfigge il leone di Nemea, uccide l’Idra di Lerna, cattura la cerva di Cerinea, soggioga il cinghiale di Erimanto, ripulisce le stalle del re Augia, stermina gli uccelli della palude di Stinfalo,  prende vivo il toro di Creta, si impadronisce delle cavalle del re Diomede, conquista la cintura di Ippolita, riporta i buoi di Gerione, coglie i pomi delle Esperidi, trascina via dall’Ade il cane Cerbero.

Queste sono le dodici fatiche che tutti conosciamo; questo è Eracle o Ercole, l’eroe “civilizzatore” che sconfigge mostri per volere del cugino Euristeo, sovrano dell’Argolide. Di lui sappiamo che è il prototipo dell’eroe, il “superuomo” con doti eccezionali in grado di vincere il male e di affrontare senza paura giganti e bestie feroci; per i Greci antichi è anche il simbolo del destino dell’uomo, governato dagli dèi e dalla necessità che impone una scelta obbligata spesso improntata al dolore e al sacrificio. Infatti Eracle, il cui nome vuol dire “gloria di Era”, è destinato a soffrire perché Era, regina dell’Olimpo, lo odia in quanto è stato concepito dall’unione tra Zeus, il potente e fedifrago re delle divinità greche, e la mortale Alcmena; per questo dovrà sottostare per dodici anni al servizio di Euristeo, dando gloria e soddisfazione alla vendicativa Era, e potere e ricchezze all’avido cugino.

Questo è il mito, come lo avrete letto fin da piccoli, o magari tradotto in qualche versione dal latino o dal greco, o visto in innumerevoli rivisitazioni di libri, fumetti, film. E crederete che ormai di Ercole si sia detto tutto o che sia stato degnamente sostituito dai moderni superuomini e supereroi. Ma poi arriva David Rubìn e azzera tutto, ricomincia da capo, decide di dare nuova vita a una storia lontanissima ma attualissima e di fare di Eracle “l’Eroe” per eccellenza, quello da cui tutto ha inizio. E ci riesce.

Eroe 01

«Afferrate con forza il libro»: così Rubìn esorta i lettori nel prologo del primo volume, e noi siamo pronti ad allacciare le cinture per immergerci con lui in un mondo mitico ma anche contemporaneo, nel quale la realtà antica si mescola a quella moderna con una sorprendente naturalezza. Ed è questa la prima meraviglia dell’opera, tanto che non ci sembra strano o forzato che Eracle sfrecci in moto con l’amico Teseo o i mostri abbiano congegni elettronici al loro interno. Del resto all’inizio del libro l’eroe greco si staglia con statuaria potenza sopra un mucchio di Superman uccisi ed è forse fin da ora che Rubìn ci invita, con questa immagine, a rileggere in una prospettiva originale la storia mitica. Nelle pagine satinate le prodigiose avventure si sviluppano con un ritmo serrato, riproponendo nei singoli capitoli lo schema narrativo per cui Euristeo, spinto dalla malvagia Era, impone al cugino imprese sempre più difficili, mentre questi le affronta con coraggio sempre maggiore fino alla vittoria finale, seguita dallo sdegno e dallo stupore dei suoi due “committenti”.
Eroe 02La seconda meraviglia del libro sta proprio nella fluidità con cui le vicende scorrono: gli occhi del lettore sono ipnotizzati dalla sequenza di fatti, dal taglio sapiente delle vignette, dai momenti di massima tensione in cui il racconto si dilata su due pagine, così chi legge riesce ad identificarsi con Eracle, a faticare con lui, ad affrontare col fiato sospeso i suoi terribili avversari, sperando che ce la faccia e odiando il destino implacabile che gli incombe addosso.
La terza meraviglia: l’uso dei colori. Fin dalla copertina il rosso e il giallo ocra sono in perfetta simbiosi con il gesto potente della mano dell’eroe tesa in avanti, così in ogni pagina la qualità dei sentimenti, degli stati d’animo, degli sforzi del protagonista è sottolineata da una nota cromatica dominante declinata in molteplici sfumature, mentre su tutti risalta il colore rosso: il rosso della vita, dell’amore, dell’odio, della violenza, della morte. Già solo per questa perfetta corrispondenza tra colori e azione il libro merita di essere divorato con lo sguardo.

Nel racconto delle strabilianti lotte con tori giganti e terrificanti uccelli l’autore rispetta l’ordine delle fatiche, ma per alcune si concede la libertà di aggiungere qualche sviluppo assente nella narrazione originale, senza però stravolgere o falsare la realtà (si fa per dire) dei fatti, fino ad arrivare alla nona fatica, cioè la conquista della cintura di Ippolita, regina delle Amazzoni. Ma è proprio nelle pagine finali che inizia una trasfigurazione del mito in chiave surreale e allegorica, da interpretare come anticipazione della novità del secondo libro.
A questo punto infatti, quando Rubìn a distanza di qualche anno pubblica il secondo volume, ci aspetteremmo che concluda con la stessa perizia artistica e la stessa forza comunicativa del primo le fatiche del nostro eroe. E invece no. Sembra che qualcosa sia cambiato e lo avvertiamo dal senso di tragedia e sfacelo che si percepisce fin dalla copertina, nella quale si ripropone la mano protesa dell’eroe ma lacerata, scarnificata, con delle fiammelle gialle su un fondo rosso cupo. All’inizio del libro la medesima immagine di Eracle sopra i Superman morti ha ora tinte fosche ed è sempre attraversata da piccole fiamme inquietanti.
Eroe Cover Vol 2

«Inizia il carnevale dell’orrore»: così si annuncia nel prologo l’atmosfera di apocalisse che grava sulle pagine del secondo libro. Il mutamento radicale della narrazione e della lettura della leggenda antica sta in un evento tragico che è collocato a questo punto dei fatti, cioè prima delle ultime tre fatiche, mentre nel mito greco precede tutte le prove che Eracle deve sostenere proprio per espiare il terribile misfatto. Ora non voglio svelarvi questo evento per non togliervi il piacere di leggere per la prima volta o di riportare alla memoria le pagine del libro, per cui concedetemi di procedere in modo più allusivo e meno chiaro nella descrizione delle tavole. Rimane comunque fondamentale quest’atroce gesto compiuto da Eracle in un momento di follia, sempre a causa dell’implacabile gelosia di Era, da cui ha inizio il declino del superuomo e la sua trasformazione in uomo solo e disperato.

Eroe 03

Questo evento non lo priva del suo coraggio e della sua forza ma, pur lasciandolo un eroe, lo rende un eroe moderno, problematico, turbato nel suo profondo, caricato di un pesante senso di colpa mirabilmente reso in immagini commoventi da Rubìn. E con tale mutazione l’eroe diventa come noi e la sua lotta diventa la nostra quotidiana resa dei conti con la coscienza e il nostro continuo interrogarci sul senso della vita. Il racconto si fa allora più simbolico e metaforico e parallelamente Rubìn sembra liberarsi degli schemi narrativi ripetuti in precedenza, mostrandosi più a suo agio con una materia che riesce a plasmare in modo ancor più fantastico e potente; ecco dunque la maggiore inventiva nei personaggi e nelle vicende che li accompagnano, unita al ritmo serrato della narrazione, alla compatta consequenzialità delle vignette, al dosaggio sorprendente dei colori, che ci fanno riconoscere e amare alla follia il fumettista spagnolo.

Eroe 04
Il momento culminante di questa discesa verso l’abisso dell’inconscio è l’incontro con Atlante, il mitico Titano che secondo gli antichi reggeva la volta celeste e, grazie a una geniale ispirazione, viene qui tramutato in colui che “regge” il peso delle anime degli uomini, una «costellazione di emozioni», dolori, gioie sulle sue spalle. Il dialogo con questo gigante blu è il simbolo di un esame interiore in cui avviene la definitiva chiarificazione di Eracle, che riesce a «salvarsi da se stesso» e sciogliersi dal suo peso interno, perdonandosi per ciò che ha fatto. Le battute pronunciate dal protagonista sono forse la chiave di lettura di tutto il secondo libro, infatti Eracle afferma con rabbia: «Non sono un dio, né voglio esserlo, sono un eroe perché ho deciso di esserlo senza l’influsso né l’aiuto divino.» E prosegue poi con tono di sfida al suo interlocutore: «Vuoi che l’umanità impari a salvarsi da sola? Toglici di mezzo gli dei!».

Qui arriviamo alla purificazione di Eracle e all’ultima, decisiva prova nell’Ade. Siamo a metà dell’opera ma, per le ragioni che vi ho detto sopra, non voglio andare oltre per lasciarvi intatto il gusto della lettura. Siate pronti a qualcosa di ancor più strabiliante e inaspettato e ad un finale sconvolgente in cui ancora una volta Rubìn ci lascia a bocca e occhi spalancati, attuando la conclusiva metamorfosi dell’eroe, superuomo e uomo, in un immortale supereroe.

Maura Pugliese

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