Bloody Park – Intervista a Franco Trentalance

Franco Trentalance: un passato come attore di film hard, un presente come scrittore e un futuro… come fumettista? Perché no! DF incontra Trentalance in occasione del suo primo titolo Bloody Park per le Edizioni Inkiostro.

Dimensione Fumetto ha incontrato Franco Trentalance, personaggio molto più complesso e sfaccettato di quanto potrebbe sembrare a uno sguardo superficiale, che ci racconta il suo percorso artistico dal cinema alla letteratura.


Copertina di "Bloody Park" di Franco Trantalance.Dimensione Fumetto – Da icona del cinema hard, a scrittore di romanzi, fino ad arrivare al fumetto. La pornografia non è mai accostata alla cultura, anzi spesso è considerata un vero opposto, ma la tua capacità di scrivere ha sorpreso molta critica. La tua passione per la scrittura come è nata? L’hai sempre avuta?

Franco Trentalance – In effetti, molti pensano che tra cultura e cinema hard ci sia un abisso. Nel mio caso, non è stato del tutto così. Inizialmente ho sempre cercato di utilizzare correttamente la parola come arma di seduzione verso le donne (ride). In seguito dalla parola ben allenata, sono passato alla scrittura. Contemporaneamente alla mia carriera di pornoattore, scrivevo per riviste come Nocturno, GQ e Video Impulse (un mensile che si occupava di cinema hard a livello critico). In seguito, dopo la mia esperienza nel reality show La talpa, ho proposto a vari editori la mia autobiografia dal titolo Ritrattare con cura. Inizialmente fu rifiutata perché mi vedevano con l’etichetta di pornoattore, ma in seguito, con un po’ di tenacia e di convinzione, è stata pubblicata dal marchio Ultra di Castelvecchi. Diciamo che anche questa è stata una lezione di vita: se si hanno le capacità e si crede in un progetto, si riesce quasi sempre a fare quello che si vuole!

Fotografia di Franco Trantalance.

Dal romanzo Il guardiano del parco al suo adattamento a fumetti, grazie alle Edizioni Inkiostro, con il titolo Bloody Park. Quanto sei soddisfatto del sua trasposizione per immagini disegnate?

Ovviamente ci sono meno dettagli rispetto al libro data la differenza di pagine (246 del romanzo contro le 80 del fumetto), ma il risultato lo trovo molto soddisfacente. Considera che ho lavorato alla stesura del romanzo insieme a Marco Limberti, che è un regista, di conseguenza la storia è stata impostata come una sceneggiatura, predisposta in qualche modo a essere raccontata per immagini. Bloody Park è quindi paragonabile a uno “storyborad di lusso”. Trovo molte similitudini tra fumetto e cinema: per motivi di tempo e di spazio, si deve andare subito al sodo.

Raccontaci come è nata questa idea e perché proprio con Edizioni Inkiostro.

A Bologna, durante una fiera di libri, Pasquale Ruju, che aveva letto il nostro romanzo, incontrò Limberti, al quale suggerì l’idea di farne un fumetto (questo conferma il concetto precedente). Contattato Andrea Cavaletto, uno degli sceneggiatori tra i più “sanguinari” attualmente in attività, siamo andati a Rimini Comics per incontrare il boss di Edizioni Inkiostro: Rossano Piccioni. Ci fu subito un ottimo feeling e il risultato del progetto è finalmente visibile a tutti.

Il fumetto è nato grazie al lavoro tuo, di Marco Limberti, dello sceneggiatore di fumetti Andrea Cavaletto e del disegnatore Gero Grassi. Come vi siete organizzati a livello di équipe?

Il lavoro è stato fatto step by step. Cavaletto ha impostato la sceneggiatura, io e Limberti abbiamo supervisionato, suggerito e modificato. In ogni caso, nell’adattamento a fumetti abbiamo messo delle varianti, in modo che chiunque abbia letto il romanzo, possa comunque trovare delle sorprese nella lettura della graphic novel e allo stesso modo, chi ha letto il fumetto può tranquillamente leggersi anche il romanzo. Quali differenze? A voi scoprirlo! In seguito Gero Grassi, il disegnatore, ha realizzato delle tavole che abbiamo sempre supervisionato e apprezzato. Due note che tengo a dire: ci siamo divertiti a dare al volto del serial killer le mie sembianze! E la bellissima copertina è stata realizzata da Antonio Palma.

Quattro tavole tratte da "Bloody Park" di Franco Trentalance.
Quattro tavole tratte da Bloody Park.

Come consideri il media fumetto? Ritieni che oggi, di fronte a tanti mezzi di comunicazione basati sull’immagine, possa avere delle potenzialità ed essere ritenuto un mezzo di comunicazione di primo piano?

Assolutamente sì e lo dimostrano i fatti. Sempre più vetrine e scaffali di librerie si riempiono di fumetti. È un settore in netta crescita e, a mio parere, il disegno ha l’immediatezza di comunicazione dei social di oggi: un’immagine impattante e un testo molto sintetico. Nonostante sia un’arte antica con più di un secolo alle spalle, è un media più attuale che mai! Ormai non è più ritenuto un prodotto di second’ordine, inoltre porta tante persone alla lettura.

Fotografia di Franco Trantalance.

Pensi che questa prima esperienza con il fumetto potrebbe avere un seguito? Potremmo vedere altri fumetti con il tuo nome?

Mi piacerebbe! Anche un seguito di Bloody Park non è da escludere e non so ancora se avrà la precedenza un secondo romanzo o un nuovo fumetto. Vediamo come andrà e si deciderà il da farsi.

Che fumetti leggevi da ragazzo? Oggi leggi qualcosa?

La passione per i fumetti inizia fin da bambino: alle elementari divoravo Sturmtruppen di Bonvi e avevo il diario di Jacovitti. Nell’adolescenza leggevo la Marvel, soprattutto Hulk, I Difensori, Conan il barbaro e Ka-Zar. Poi Alan Ford e il Gruppo T.N.T., si vede che avevo simpatia per i gruppi più scalmanati! Successivamente alle prime tempeste ormonali gli storici fumetti hard della Editrice Squalo e simili. Qualche titolo? Il montatore e Corna vissute, ad esempio. Poi per molto tempo mi ci sono allontanato, ma recentemente ho riscoperto questo mondo sempre dinamico e moderno. Oggi mi piacciono soprattutto i fumetti, diciamo, scomodi, come quelli di Edizioni Inkiostro (ovviamente) e ho avuto un ritorno di fiamma per Dylan Dog.

Che approccio usi per raccontare di un serial killer (come nella storia di Bloody Park) ed entrare nella sua psicologia?

La scrittura dovrebbe essere come la recitazione per un attore. Chi scrive deve giocare a immedesimarsi in ciò che non è, in qualcosa di diverso. È più divertente. Si “recita” quindi, attraverso le parole e le immagini, mentali o disegnate che siano. Rispetto al cinema, però, realizzare un fumetto o un romanzo ti dà il valore aggiunto di essere allo stesso tempo sia attore che regista, rendendo il processo creativo ancora più completo. Te lo dice uno che di film ne ha fatti a tonnellate, anche se hard (ride)!

Fotografia di Franco Trantalance.

 


Speriamo di ritrovare ancora l’inventiva di Franco Trentalance nel fumetto, e nel frattempo gli mandiamo un immenso grazie per averci saputo dimostrare che anche se uno ha lavorato per tanto tempo con il corpo, non vuol dire che non abbia allenato anche la mente!

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