Piccole donne e Piccole donne papere – Passato/Presente
Giunti Editore fa a tutti un grande regalo in questo mese di marzo: quello di riproporre il “paperomanzo” Disney Piccole donne papere, pubblicato su Topolino nel 2018, introdotto da una rivisitazione del grande classico per ragazzi in formato romanzo illustrato, tutto in un unico volume di pregio: Piccole donne.
Non vi parleremo del Piccole donne del 1868 scritto da Louisa May Alcott, perché non credo che si possa dire ancora qualcosa che non sia stato già scritto, ma scarteremo questo regalo cercando di farvi immaginare cosa contiene.
L’edizione Giunti è dichiaratamente mirata a un pubblico di circa otto anni, e da qui la scelta del colore di copertina, che però è incredibilmente azzeccato e moderno, anche se con chiare ispirazioni allo stile del passato, come moderno è il contenuto che va a proporre. Eh sì, perché anche se si basa tutto a una storia di milioni di anni orsono (ok, solo 154), i personaggi che la rendono viva sono attuali e mai fuori moda.
Soprattutto visto che, nel nostro caso, i panni delle sorelle March protagoniste del romanzo sono vestiti dai più e meno noti personaggi Disney.
La prima parte del volume, infatti, è occupata dal romanzo illustrato Piccole donne, rinarrato a opera di Tea Orsi per i testi e Goodname Studio per i disegni, realizzati in grafica computerizzata e molto attenti ai costumi e alle ambientazioni.
Nella storia ci sono dei piccoli cambiamenti di trama: uno per tutti, siamo di fronte alle cugine March, non sorelle, e non poteva essere altrimenti dato che le “attrici” non si somigliano poi tanto trattandosi, fra le altre, di Topolina, Clarabella e Paperina!
I nomi originali sono stati mantenuti e anche più o meno il loro ruolo nella storia, con “aggiustamenti” molto delicati che ci riconnettono con l’intento di dedicare questo volume al target dell’infanzia.
L’atmosfera generale dell’opera è molto bella, grazie all’accuratezza, di cui dicevamo, dei particolari che riproducono una grande casa di inizio Ottocento, con la sua passata floridezza (anche se la povertà delle March non è troppo sottolineata), la sua luce polverosa e i suoi segni della moda del tempo. Ad esempio, il vestito di Jo/Minnie è delizioso oltre che storicamente molto appropriato.
La seconda parte del volume, invece, è opera di Silvia Ziche e di Marco Bosco ed è quindi assolutamente imperdibile per tutte le età. Come potete immaginare, anche se vi siete persi la pubblicazione nel periodico, il divertimento e i giochi di parole (e di nomi) sono assicurati!
La Ziche stravolge parecchio la storia, ma meno il senso dei personaggi: naturalmente ritroviamo i nostri paperi come figure primarie, ma in questo caso non sarà Paperina a cambiare personalità per entrare nel personaggio della Alcott, ma sarà Jo March che dovrà rassegnarsi a diventare il suo alter ego Paperina. Anzi, non esiste nessuna Jo March in Piccole donne papere, ma esiste un mondo parallelo che riesce a rinnovare e invigorire quello preesistente nell’opera originale.
Questo è possibile perché le sorelle della Alcott sono già donne moderne, che possono essere trasportate nei 2000 senza traumi, per la loro personalità e il loro modo di essere. Stupisce forse di più notare come la situazione femminile non è così diversa oggi da come lo era allora; come il talento sia difficile da far riconoscere in un mondo ancora molto maschile; come spesso non si riesca a realizzare i sogni e le ambizioni perché il lavoro viene prima; come bisogna ancora faticare, e tanto, per ottenere quello che si merita.
Questo e tanto altro è quello che vi aspetta nella versione papera della Ziche che, e questa è l’unica critica che potremmo muovere a quest’opera, lascia un sospeso sul futuro romantico della sua protagonista, più vago rispetto a quello della Alcott, ma comunque presente, come se per sentirsi realizzata una donna debba per forza avere un compagno/marito.
Anche per questo diciamo che le differenze, nonostante i 150 e più anni, non sono poi così tante: eppure le donne possono non sposarsi, possono non avere figli ed essere donne fantastiche, piene di pregi, difetti e talenti, e non devono essere giudicate per questo. Nel 1868 come nel 20∞.
Tea Orsi e Goodname Studio, Silvia Ziche e Marco Bosco (da Louisa May Alcott)
Piccole donne
Giunti Editore, Collana Disney Libri – Letteratura a fumetti, 2 marzo 2022
160 pagg., colore, cartonato, 17×24 cm, €12.00
ISBN: 9788852238543
La Ziche stravolge, la versione papera della Ziche… Ma la Ziche, la storia, l’ha solo DISEGNATA. È Bosco che l’ha scritta. È evidente, cara Forcina, che lei non sa nemmeno com’è fatto un fumetto. Cosa che, per una che pretende di recensire fumetti,mi pare alquanto grave
La ringrazio per aver condiviso con noi il suo pensiero: certo la sceneggiatura del fumetto è di Bosco, come la recensione riconosce, e forse ho fatto un torto a un grande professionista dicendo “Ziche stravolge…”, ma se separa così letteralmente i ruoli dello sceneggiatore e del disegnatore non è neanche lei nel giusto. Come lei ben sa un fumetto è sempre il risultato di forze che collaborano, e Silvia Ziche non è mai stata una semplice “esecutrice”, come sembra lei voglia affermare. O sa qualcosa che noi non sappiamo? Quanto ho scritto può non essere letteralmente corretto, ma spesso scrivendo si scelgono soluzioni linguistiche per comodità: io ho usato una sineddoche citando “Ziche” e intendendo “gli autori”, lei scrive “cara Forcina” intendendo sicuramente tutt’altro (visto che non ho mai avuto il piacere di incontrare il signor/la signora Nerdpride). L’importante è che il messaggio del mio scritto, cioè il diritto di non essere giudicati, sia arrivato a destinazione, come deduco visto che su quello non ha avuto niente da dire. La saluto augurandole di leggere sempre buoni fumetti e poche brutte recensioni.