Emilio Salgari a fumetti, ma non come te lo aspetti

Nella Verona di fine ‘800 le avventure dello scrittore Emilio Salgari, che ne scrisse molte, ma ne visse anche diverse…

Quando pensi a Emilio Salgari a fumetti, pensi a riduzioni a fumetti dei suoi romanzi e delle sue storie, come abbiamo visto non molto tempo fa ad opera di Star Comics.

Invece il Collettivo Nasone in questi tre anni ha lavorato su storie che avessero lo scrittore come protagonista. E non da solo. Ma in compagnia di personaggi dell’epoca,  più o meno reali. E ha dato alla luce per Cyrano Comics altrettanti volumi (uno all’anno, di  circa 60 pagine ciascuno).

Salgari nacque a Verona, città che ospita anche collettivo e casa editrice. Come scrive Manfredi Toraldo nell’editoriale dell’ultimo numero uscito, viene collegato spesso a Torino, perché lì scrisse la gran parte della sua opera. Ma «nato a Verona, vissuto a Negrar, studiò anche a Venezia».

Il Collettivo si appoggia anche alla grande conoscenza di Salgari di Claudio Gallo e Giuseppe Bonomi, che partecipano all’opera con interessanti approfondimenti, rendendo più ricca la narrazione.

Al punto che la storia dei primi due volumi racconta l’incontro storicamente documentato di Salgari con William Frederick Cody, ovvero Buffalo Bill, in occasione dell’esibizione del Wild West Show nell’Arena veronese, al quale Salgari stesso fa da comparsa nella diligenza assaltata dagli indiani e di cui ha scritto sul quotidiano L’Arena.

Aggiungendo alla realtà una serie di personaggi e situazioni tra il fantastico e lo steampunk, ambientate anche nelle zone del Basso Veronese, in particolare a Vigasio.

La storia dei primi due volumi racconta infatti la ricerca di una fonte miracolosa, facendo partire tutto dai legami di Buffalo Bill con il mondo indiano. Il cowboy infatti ha avuto un’esperienza mistica con le nove tribù originarie del mondo durante lo scontro con lo cheyenne Mano Gialla (Heova’ehe, anche questo storicamente documentato nel 1876). E da allora insieme al suo spettacolo, porta in giro per il mondo il rispetto per l’acqua e per la natura in generale, tanto che a un certo punto dice infatti di non andar fiero dello sterminio degli animali da cui ha preso il soprannome.

E da questa esperienza trae una forza sovrumana, quando incarna gli spiriti degli animali.

Ancora una volta dai fumetti arriva un messaggio ecologista, ma senza estremizzazioni. La tecnologia, in particolare quella steampunk, è dalla parte dei “cattivi”: Holden si è risentito con Salgari per non aver prestato attenzione alle sue proposte e averle confuse con una macchina a vapore. Mentre scopriremo che hanno a che fare con la stessa acqua di William Cody. E ha messo su una puppet gang, che è il vero avversario della coppia da sogno.

L’acqua che è il trait d’union anche con il territorio veronese, in particolare con Vigasio.

Questi numeri che raccontano di Salgari e Buffalo Bill vedono alternarsi diversi disegnatori sulla storia scritta da Enrico “Nebbioso” Martini. Con stili piuttosto diversi, ma che danno una sufficiente continuità grafica.

Giancarlo Brun è molto dinamico, usa le onomatopee e le ombre per dare molto più movimento alle vignette. Più statico Marco Triolo. Andrea Bilancio rende moltissimo nelle illustrazioni, usando uno stile che ricorda nella deformazione dei visi dei personaggi le bande dessinée più ironiche. Ed è efficace nel rendere tutte le situazioni. Enrico Giusti mi è parso a volte meno ficcante, ma comunque di buon livello.

Anche le copertine sono un’ottima presentazione. Lo stesso Andrea Bilancio, con lo stile già descritto, e Nicola Bernardelli, con illustrazioni più pastello, ma altrettanto efficaci, fanno presagire qualcosa di davvero buono all’interno.

In effetti la storia, partendo dall’incontro reale di Salgari con Cody, e intrecciandola con elementi diversi, è interessante e lascia aperti dei percorsi che magari ci piacerebbe vedere completati.

In questi due albi, come una sorta di appendici, vengono proposte anche due brevi storie (di una dozzina di pagine) nei quali con uno stile manga vengono date anticipazioni sul numero successivo.

Nel primo caso, infatti, Davide Zuppini racconta uno scontro tra gli uomini di Buffalo Bill e quelli di Holden. E vi faranno riferimento esplicito nella storia.

Nel secondo volume, con lo stesso stile, Michele Righetti lancia personaggi e avventure del volume successivo.

Intanto è da notare che la parte manga ha anche l’impaginazione alla giapponese.

Ma, al di là del poutpurri di stili presenti nei volumi, questo appare davvero piuttosto distante dagli altri, per quanto ben fatto. Il lavoro di Zuppini, sempre con Enrico Martini alla scrittura, ha partecipato a Yaruki – Italian Japstyle Comics Award nel 2017, a testimoniare la qualità della sceneggiatura e del tratto. Entrambi sono molto attenti e bravi a usare tecniche e rappresentazioni tipiche del manga. Che però restano lontane dal resto degli stili proposti.

Nel terzo e (speriamo) non ultimo volume, Salgari incontra un altro famoso a lui contemporaneo, ma stavolta di fantasia. E lo fa durante il Bacànal del Gnòco del 1884.

Anche stavolta la caratterizzazione veronese è forte: il ponte degli strachi come scena di un omicidio, il Caffè Dante, il primo duca della Pignata Siro Zuliani (di cui è dato un approfondimento). Anche stavolta parte della storia si svolge fuori Verona, a Mantova.

Ci sono diverse differenze rispetto ai primi due volumi.

Manca quasi del tutto il carattere steampunk, se si eccettua la carrozza del cattivo di turno, sostituito dal noir e dal giallo. Anche se alcuni elementi, come il mondo degli spiriti, morti che non sono ancora tali, mantengono uno sfondo di mistero e soprannaturale.

Entrambe le storie presenti sono tratte da racconti di altri autori. Il primo è di Gallo e Bonomi (che abbiamo già conosciuto) e stimola il lato curioso di Salgari, che diventa un vero e proprio investigatore, affiancando un fuoriclasse del settore, Sherlock Holmes. Il secondo è tratto da un racconto di Giuliana Borghesiani, nel quale si mescolano le origini del tesoro del Duca con il prequel della storia principale del numero, introducendone uno dei personaggi. E non è sceneggiato da Enrico “Nebbioso” Martini.

Quindi manca il lancio di un ulteriore storia…

Inoltre nella parte grafica manca molta parte della dinamica ironia di Brun e Bilancio, lo stile si alterna fra quello asciutto e un po’ statico di Triolo e Giusti, e della new entry Aldo Tocci, biologo e disegnatore autodidatta, e lo stile manga di Davide Zuppini.

Si perde la molteplicità degli stili degli altri numeri, e la qualità ne ha risentito.

Salgari si relaziona con il mondo anglosassone, dopo averlo fatto con quello americano. E, come nei primi numeri, ci sono buoni e cattivi provenienti dall’estero.

Salgari, che è sempre vissuto in Italia, ha immaginato i mondi dei suoi libri. Ha utilizzato le sue esperienze giornalistiche e le persone che ha conosciuto per scrivere le sue storie esotiche (o almeno così sembra a leggere questi albi, ma visti gli esperti salgariani che ci sono dietro e l’attenzione del Collettivo per lo scrittore/giornalista ci sembra una visione attendibile).

Immaginarlo protagonista di avventure personali, insieme a personaggi famosi della sua epoca, è certamente un’idea interessante. Salgari è nell’immaginario di molti ex adolescenti un punto di riferimento per le storie avventurose. Chissà che questi fumetti aiutino a far conoscere l’autore e Verona alle nuove generazioni che forse conoscono meno il Corsaro Nero o Sandokan.


Collettivo Nasone
Emilio Salgari e il baccanale rosso sangue
Cyrano Comics, Verona 2019
66 pagine, colore, € 5.90

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