Einstein a fumetti

Einstein è forse lo scienziato più famoso del ‘900.

einstein2E non a torto.

E anche se dal punto di vista scientifico altri potrebbero contendergli questo scettro, non c’è dubbio che lo sia dal punto di vista mediatico. Sia perché si è esposto durante la sua vita come nessuno aveva fatto prima nel mondo scientifico di punta. Sia perché la sua figura è diventata mitica.

Anche per una serie di aneddoti, su alcuni dei quali aleggia una sorta di leggenda (come quella dei suoi problemi nella matematica, che è falsa, purtroppo per i molti studenti che la usano come scusa).

Corinne Maier è una scrittrice, saggista, psicoanalista, sociologa ed economista francofona, nata in Svizzera. Ha fatto parlare molto di sé per le posizioni childfree e il libro No kids: quaranta ragioni per non avere figli, e anche per Buongiorno pigrizia. Ha collegato capitalismo e natalità in modo polemico e non convenzionale.

Qui si cimenta anche con la storia della scienza, dopo averlo fatto con quella della psicologia e dell’economia nelle biografie di Freud e di Marx.

La scienza sta vivendo un momento di grande interazione con il fumetto, anche e soprattutto in Italia. Ma un po’ dappertutto, con biografie di scienziati importanti, ma anche con fumetti dai contenuti scientifici. E i miei due lettori e mezzo lo sanno bene…

Basti pensare a Comics&Science, di cui abbiamo parlato, o a siti come PhDcomics, in cui si usano i fumetti per far capire la scienza e tutti gli aspetti del lavoro dello scienziato.

Di scienza invece in questo lavoro della Maier ce n’è poca, e forse anche di realtà.

einstein4Per chi non conosce affatto Einstein, la storia pubblicata da Panini nella linea 9L riporta molti degli aneddoti noti della vita dello scienziato, a volte arricchiti da dettagli e con una caratterizzazione dei personaggi che appare un po’ forzata. Infatti mi è sembrato di riscontrare un effetto macchiettistico che permea tutta l’opera, che fa pensare quasi a qualcosa pensato per un pubblico che debba essere attirato verso la scienza. Mi ha fatto però l’effetto contrario, facendomi pensare che, ancora una volta, quella scientifica sia vista come una cultura di serie B. Perché non sembra esserci nessuno sforzo di promuoverla come una cultura adatta a tutti, anzi.
Strano, perché sia la scrittrice che la disegnatrice dell’opera hanno trascorsi scientifici.

La rappresentazione su carta dello scienziato che ha inventato la relatività, interpretato il moto browniano e spiegato l’effetto fotoelettrico (a malapena citati nel libro) in realtà poco sembra avere di biografico.

I nomi dei protagonisti sono quelli giusti (anche se ci sono alcune imprecisioni, e si sono trascurate figure fondamentali per la vita di Einstein, come l’italiano Michele Besso), gli spostamenti e le attività della famiglia Einstein sono le stesse che la storia ci racconta, ma tutto è fatto con un ritmo scandito da battute, alcune delle quali non sono immediatamente comprensibili da un pubblico digiuno delle teorie einsteiniane, o della vita del personaggio. Queste battute, se da un lato sicuramente aiutano il lettore medio ad avvicinarsi alla figura di Einstein, dall’altra hanno, secondo me, un doppio effetto meno positivo. Innanzitutto non rendono giustizia all’intelligenza e alla serietà della persona dello scienziato, che emerge come un disadattato assoluto, che fatica a farsi comprendere e a comprendere il mondo, persino sul letto di morte. Inoltre non ne evidenzia mai il duro lavoro, se non nelle difficoltà di ottenere un posto nelle università dell’epoca.

einstein5È vero che Einstein si è esposto, esprimendo opinioni su moltissimi aspetti della vita, della storia, raccolti in diversi libri, di cui il più famoso è forse Come io vedo il mondo, non ha mai nascosto le sue opinioni su politica, religione, pacifismo. Quindi è sicuramente limitante aspettarsi una biografia solo scientifica. Però anche queste opinioni sono state rese quasi naïf, e non ci si rende conto dello studio e della profondità che sottendono o della fatica necessaria per formarle in maniera compiuta.

E non si fa un buon servizio alla storia della scienza.

Einstein è stato un personaggio che ha attraversato non solo la cultura, ma l’intera vita e società del mondo in cui è vissuto. Un mondo in grande fermento sociale, politico, oltre che scientifico e tecnologico. Si è consapevolmente speso in moltissimi campi. Eppure qui emergono in maniera preponderante le scappatelle amorose, le reazioni a volte irrazionali, e alcune battute poco felici…

einstein6Addirittura l’autrice sembra tirare verso le sue posizioni childfree lo stesso Einstein, che a dirla tutta non ha avuto una storia familiare facile, lasciando però qualche perplessità.

La sceneggiatura condensa moltissimi passaggi in una singola pagina, poiché è davvero un susseguirsi di eventi, e ci sono cambi di scena ogni due o tre pagine. Così la maggior parte delle gabbie è a dodici vignette. E pur essendo il formato grande, a volte si fa fatica, anche perché i dialoghi sono piuttosto ricchi.

I cambi si scena sono a volte aiutati da vere e proprie illustrazioni in cui però Einstein si muove e parla, ricordando un po’ la tecnica usata da Gianni de Luca, ma con meno dinamismo. Infatti sono pagine che servono a dare al protagonista uno spazio di riflessione sugli eventi che la storia propone, ma anche più in generale per esprimere pillole dell’Einstein-Pensiero.

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La parte grafica è adatta alla storia, con uno stile di disegno che si accosta a quello di Tuono Pettinato, o, per quelli che seguono il filone Fumetto e Scienza, anche a Claudia Flandoli. Il tratto semplice, i colori definiti, l’assenza delle ombre (se si esclude qualche tratteggio) facilitano infatti la lettura, rendendola più piacevole. In effetti il disegno sembra mettersi a servizio del testo, anche nei colori, che non emergono mai. Sono mezzetinte, non lontane dal bianco e nero, e costituiscono un palette minimale e poco contrastata.

In definitiva un’opera che rimane un po’ monca. Infatti è una occasione perduta per far uscire Einstein da un immaginario che lo vede come una specie di mago che ha creato teorie astruse e che nulla hanno a che fare con la realtà quotidiana.

Il racconto in prima persona se possibile aumenta questa dimensione informale, con il risultato di esacerbare questa visione dello scienziato come lontano dalla realtà, continuamente ribadita da tante piccole affermazioni dello stesso protagonista o di comprimari più o meno importanti.

Certamente la storia di Einstein non è stata quella di un uomo ordinario, ma non è stata poi così diversa da quella di tanti scienziati (ed altri uomini rivoluzionari ciascuno nel suo campo) che all’inizio del XX secolo hanno davvero cambiato il mondo. E sono stati perfettamente calati nella storia del loro tempo, vivendone i drammi e cercando di fare del loro meglio per cambiarla in meglio.

Perché allora renderlo ancora più distante dal lettore che non lo conosce, trascurando quasi del tutto i contenuti delle sue ricerche (specie di quelle che più intervengono nella nostra vita quotidiana) e facendolo apparire come un disadattato, proprio a causa di queste sue ricerche?

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Andrea Cittadini Bellini

Scienziato mancato, appassionato divoratore di fumetti, collezionista di fatto, provo a capirci qualcosa di matematica, di scienza e della Nona Arte...

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