Da quel giorno a Phoenix…

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Torniamo a parlare di Tony Sandoval, con l’ultimo lavoro, pubblicato da Tunué, in cui racconta la sua fuga dal Messico come clandestino, l’arrivo a Phoenix, e l’inizio di una nuova vita…

Appuntamento a Phoenix Tony Sandoval

Leggere Appuntamento a Phoenix di Tony Sandoval, edito da Tunué è come vivere una piccola fetta di esistenza di tanti clandestini disperati che, per motivi più o meno gravi, tentano la sorte, la salute, la libertà per realizzare un sogno.

Leggere questo fumetto autobiografico fa riflettere su quanto e come anche una persona piena di talento debba combattere e soffrire per poter avere la possibilità di farsi conoscere.

La trama è semplice, è una parte del passato dell’autore, nato a Sonora, in Messico, vicino al confine con gli Stati Uniti che, ostacolato dalla burocrazia del suo Paese, per poter vivere con la donna che ama e riuscire a diventare un autore di fumetti decide di passare il confine clandestinamente. Dopo un paio di tentativi fallimentari, riesce ad attraversare il deserto, con un coyote (il “traghettatore”) e una famiglia messicana, e arrivare a Phoenix, dove può finalmente abbracciare la sua innamorata.

La sua esperienza è narrata in modo lieve, senza appesantire i toni, nonostante accenni a destini crudelissimi e storie atroci sono presenti come spade appese sopra la testa dei tanti che fanno da sfondo alle vignette. Non occorre illustrarle, perché il protagonista/narratore è stato fortunato, non è incappato in nulla di tutto ciò, quindi non fa parte della Sua storia. Perché questo fumetto è questo: un racconto, un mostrare, un conto da pagare al destino, un bisogno di ricordare e fissare sulla carta prima di proseguire il viaggio nel sogno realizzato.

Appuntamento a Phoenix Tony Sandoval

Per questo, e perché il protagonista è lui stesso, il disegno è meno etereo e sognante del solito: l’autore si rappresenta senza “grazie”, un ragazzo magro con i capelli lunghi e il nasone che non ha niente delle ninfe eteree che riempiono le sue fantasie acquerellate, nonostante alcune pagine descrittive di una bellezza spiazzante. E su tutte le sequenze un velo di grigio uniforma la colorazione, come una patina che copre quei ricordi, che li rende lontani nel tempo, angosciosi, come un sogno triste.

Quello che colpisce infine è la presenza di oggetti e scenari che si ritrovano perpetuamente nei suoi lavori, come una sorta di “correlativi oggettivi” che celano significati profondi e difficili da decifrare. Così quei fondali aridi, solinghi, secchi che fanno da scenografie alle sue storie mature; il divano solitario nel nulla del deserto, il simbolo dell’attesa che qualcosa cambi; le ragazze dagli occhi chiari e bellissime, che sono tutte cloni della sua Suzy elaborati e corretti attraverso la fantasia, il sogno, la visione poetica.

Adoro la mano di Sandoval, adoro l’universo che con una penna Rotring 0.3 portata dal Messico è riuscito a creare, da quel giorno a Phoenix in poi, quindi il gioco è facile, ma credo che chiunque, leggendo questo pezzo di chi, rischiando tutto, è riuscito ad emergere e a incantare tanti con le sue storie, si possa emozionare, come è successo a me.

 

 

Appuntamento a Phoenix Tony Sandoval

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