Giovanni dalle Bande Nere: una recensione oscura
Nella collana Prodigi fra le nuvole di Kleiner Flug la storia di Ludovico, nipote del Papa Giovanni de’ Medici, noto con il nome di Giovanni, a metà tra Sforza e Medici. Una nuova pillola tra storia e aneddotica, tra umanità e fumetto.
Ludovico di Giovanni de’ Medici, detto Giovanni di Giovanni, poi Giovanni dalle Bande Nere, fu un condottiero italiano del rinascimento che ha avuto breve vita e poi lunga fama, a cavallo tra un padre Medici, morto pochi mesi la sua nascita, e una madre Sforza, con tutto il carattere della famiglia. Tenendo conto che la madre fu prigioniera dei Borgia a Castel Sant’Angelo, ebbe a che fare con tre delle famiglie più potenti del Rinascimento italiano.
La sua storia è la storia di un uomo vissuto intensamente e violentemente.
Come nei precedenti volumi di questa collana, non si racconta tutta la vita del personaggio, ma prendendo come spunto il momento in cui assunse il nome con cui è diventato famoso nella storia, è lo stesso Giovanni a ripercorrere la sua vita, fino al novembre del 1521. E c’è dentro tutto il percorso che lo porterà a diventare Giovanni dalle Bande Nere.
Marco Rastrelli e Lorenzo Nuti sono rispettivamente sceneggiatore e disegnatore, entrambi giovani e fiorentini, e formano un sodalizio consolidato, noto per adesso soprattutto oltralpe.
Il primo è anche nello staff della casa editrice.
Il fumetto ripercorre la nascita del condottiero, sia nel nome che nella storia pregressa, dalla venuta alla luce alla crescita in convento.
Considerando anche come la storia della madre Caterina Sforza, donna di grandissimo carattere, detta per questo la tygre, lo avesse temprato. Infatti la di lei prigionia, che la porterà a sfiorire fisicamente e a piegarsi nel carattere, oltre ad obbligare il figlio a crescere senza genitori, cosa non infrequente per vari motivi nell’epoca storica vissuta, inasprirà il suo carattere. Per cui, come dicono le pagine 15 e 16 del fumetto:
…capii che la famiglia è una cosa importante. Che le si deve rispetto, Che va difesa. Che è qualcosa per cui bisogna essere pronti a lottare… … e, se necessario, a uccidere.
In effetti il discorso della famiglia sembra permeare tutta la prima parte l’opera. La stessa scelta di modificare i propri colori dal bianco-viola al nero (che è il pretesto per l’intero volume) è legata alla morte del papa Leone X, Giuliano de’ Medici, quindi con legami di sangue con Ludovico/Giovanni.
Rastrelli, anche per sua stessa ammissione, scrive una sceneggiatura che romanza la storia, rimanendovi però molto attinente e con correttezza nelle date, negli eventi, nei personaggi.
Così consente di appassionarci a questo personaggio che si umanizza, non è più solo un capitano di ventura, ma abbiamo gli elementi per capirlo un po’ di più, in una chiave di lettura principalmente familiare.
Infatti il fil rouge dell’opera continua a essere la famiglia, in tutti i dialoghi, in tutti i flashback, fino alla nascita del figlio di Giovanni, quel Cosimo de’ Medici che sarà il primo Granduca di Toscana. Famiglia che comunque si intreccia a doppio filo con la storia di Firenze e d’Italia.
La nascita di Cosimo, sottolineata nella sceneggiatura con una frase molto significativa detta dallo stesso Giovanni: quello fu il giorno in cui smisi di imparare sulla famiglia e cominciai ad insegnare agli altri cosa realmente fosse, segna un passaggio nel racconto. Lasciando per un attimo da parte il Giovanni gradasso, intriso della sua storia e della sua stirpe, conosciamo invece il grande stratega e tattico, il capitano di ventura che a soli 18 anni è un condottiero degno di obbedienza e disciplina.
Quello che in pochi anni si rese conto del vantaggio di passare dalla cavalleria pesante a quella leggera, che fece della guerriglia una vera e propria arte, che aveva delle regole ferree con i suoi uomini, addestrati personalmente, ma che lasciava liberi di autoregolamentarsi. Lo stesso che restaurò il dominio degli Sforza a Milano sconfiggendo i francesi in netto vantaggio numerico.
Il momento del cambio di colore delle bande, che dà inizio e fine alla storia, è la sintesi della vita del capitano di ventura.
E le due parti del racconto, quella familiare e quella bellica, alla fine si fondono.
E lo si vede anche graficamente, in due pagine in cui lo vediamo, prima, con la propria storia alle spalle…
… e poi con il suo futuro davanti.
Esteticamente queste pagine sono anche la sintesi del lavoro congiunto dello sceneggiatore e del disegnatore.
Affinità tra scrittura e grafica si percepiscono in diversi aspetti:
- il tratto di Nuti si adatta perfettamente al taglio dato dalla sceneggiatura, è realistico nella stessa misura in cui lo è la storia;
- c’è un cambio di registro cromatico nella parte che sopra abbiamo descritto come dedicata al Giovanni condottiero, a sottolineare il passaggio;
- l’attenzione agli occhi del condottiero, che bucano la pagina, si sposano con i momenti più intensi della storia.
Il lavoro è molto godibile, la narrazione ben strutturata e consente di entrare nel personaggio, e nella persona che c’è dietro. Non sarà completamente filologico, ma è storicamente curato e personaggi, ambientazioni, relazioni sono perfettamente verosimili.
“A noi, a noi, a noi, squadre e bandiere
viva Giovanni dalle Bande Nere”