11 luglio 1982: una notte lunga come l’Italia
11 luglio 1982 di Paolo Castaldi: il racconto di una vittoria insperata, ma anche di un cambio di prospettiva, per un Paese che finalmente cambiava epoca.
L’11 luglio del 2021 la nazionale italiana di calcio vinse il titolo europeo a distanza di cinquantatré anni dall’ultimo precedente trionfo. Questa data ha riportato alla memoria un’altra più sonora e altrettanto inattesa vittoria: quella del mondiale di Pablito e del non ci prendono più.
Paolo Castaldi ha dedicato diverse sue opere al calcio, raccontando di Maradona e Ibrahimovic: il giornalismo sportivo a fumetti e le graphic novel dedicate allo sport sono in crescita, come tutto il settore della nona arte, e Castaldi vi aggiunge ora il suo nuovo volume 11 luglio 1982.
Questa volta il racconto sportivo si mescola con quello di un’Italia che forse non esiste più, che viaggia in treno per tornare a casa da nord a sud. L’Italia di Spadolini e Roberto Calvi, di Marcello, che resta a Milano, e Lucia che va al paese con Claudio.
Quell’11 luglio fu soprattutto l’Italia di Zoff, Gentile, Cabrini, Bergomi, Collovati, Scirea, Conti, Tardelli, Rossi, Oriali, Graziani (Altobelli e Causio). E della rivincita di Bearzot.
Un ricordo personale: avevo il morbillo, e il regalo di consolazione dei miei genitori fu l’album delle figurine Panini del mondiale.
Citato nell’album dei ricordi che chiude il lavoro di Castaldi e racconta di una estate inizialmente frustrante, ma poi indimenticabile, che segna anche un passaggio dall’Italia degli anni ’70, delle lotte sociali, delle manifestazioni, agli anni ’80, delle reti Mediaset, del craxismo. Del vivere un po’ al di sopra delle proprie possibilità, anche con mezzucci. Cosa che aveva coinvolto anche il calcio, che usciva dallo scandalo delle scommesse. Una uscita generale dell’Italia da un quindicennio non facile, iniziato con il ’68. Con il presidente Pertini che traghettò quel passaggio con forza e dolcezza. Anche in quella giornata spagnola, andando a salutare gli azzurri prima della finale, esultando platealmente durante la finale e accogliendoli nell’aereo presidenziale dopo, avendo promesso di farlo indipendente dal risultato.
Le 24 ore raccontate da Castaldi inglobano il tempo della finale (che si svolge nel viaggio da Milano a Roma, anche se il treno arriverà molto più a sud) ma si allargano nel tempo della vita di Lucia e Claudio e dei racconti che raccolgono. Si allargano alla storia di quel mondiale fino alla festa della vittoria.
Adesso dovete fermare il tempo, adesso, mi dicevo.
Non avrei mai più vissuto un momento del genere.Paolo Rossi
Il racconto è fatto da Paolo, il secondo figlio di Marcello e Lucia, nato proprio in quel 1982, anche lui in viaggio con la mamma sul treno. Come Paolo Rossi…
Paolo, nato nel 1982, a Milano, proprio come l’autore.
Il fumetto è scritto molto bene, con un continuo passaggio fra i diversi piani del mondiale di calcio, della storia italiana e del viaggio. Il racconto di quanto gira intorno alla nazionale italiana di calcio, che è specchio di quanto succede nel paese, con la corruzione, presunta o reale, ma anche spirito di corpo e serietà nel lavoro. La storia personale della giovane famiglia, emblema dell’Italia della migrazione interna, unita dalla ferrovia e dalla nazionale di calcio.
Graficamente non c’è bisogno di una grafica dettagliata nei particolari. I disegni e le vignette presentano una specie di dinamismo intrinseco. La gabbia è regolare solo nelle inquadrature televisive delle azioni della finale al Bernabeu, con le poche parole della telecronaca di Nando Martellini, che sembra di sentire mentre gli occhi scorrono le vignette. Peraltro quelle vignette sono minimaliste, con i soli giocatori, senza neppure lo sfondo verde del terreno di gioco. Con tanti piccoli dettagli però, come i disegni del pallone Tango dell’Adidas, che tanto ha significato per una generazione.
Anche nella parte più personale della storia sono piccoli dettagli a colpire, come lo schema del cruciverba che Lucia riempie nella cuccetta, mentre tutti fuori ascoltano alla radio la partita, o la marca della lattina di birra.
In generale i disegni sono dinamici, pur senza linee di movimento, proprio per il modo in cui sono concepiti e le tecniche miste con cui sono realizzati. Anche i colori danno dinamicità: le uniche scene completamente a colori sono quelle delle partite, anche senza sfondo verde del terreno di gioco, e comunque riferite al calcio. Le altre hanno viraggi tenui, un po’ come la TV in bianco e nero, con alcuni elementi colorati, come ad esempio le bandiere, o il vestito arancione di Lucia.
Per i lettori come me, quasi coetanei di Claudio, un altro tuffo nella memoria a quaranta anni da un ricordo bello e intenso, forse il primo legato allo sport, per tanti motivi. Per averlo passato in famiglia, per i caroselli nelle strade, anche nelle piccole città. Ricordo che la sera della finale uscii con mio padre a piedi. Per gli altri, un modo semplice per accendere i riflettori su un evento sportivo, emblematico di un paese in pieno cambiamento. E che forse può essere un esempio dell’Italia che crede in sé stessa, come disse Pertini a Zoff in albergo, prima della finale.
Paolo Castaldi
11 luglio 1982
Feltrinelli Comics, 2022
122 pagg., colore, brossura, 24×16 cm
ISBN: 978-88-07-55108-6