Telemark: dalla Norvegia la fine dell’atomica nazista

Luca Malagoli e Federico Appel raccontano in modo semplice ma completo il sabotaggio delle fabbriche norvegesi di acqua pesante in cui il Reich stava preparando i presupposti dell’arma atomica.

Ricordo dai lontani tempi della scuola il fatto che “un momento decisivo della seconda guerra mondiale fu la distruzione dei centri, in Norvegia, dove i tedeschi producevano l’acqua pesante per fare la bomba atomica”.

Ricordo anche che si parlava di bombardamenti, mentre oggi ho imparato che la storia è ben diversa.

Utilizzando il medium del fumetto, la storia degli impianti nazisti in Norvegia l’avevano già raccontata Alcante, Bollee e Rodier ne La bomba, percorrendo l’intero cammino verso la realizzazione della bomba atomica, dai primi esperimenti nucleari fino a Hiroshima.

(I fumetti sono più accurati dei libri di storia, almeno alcune volte, NdA)

Invece stavolta Federico Appel (disegni) e Luca Malagoli (testi), si concentrano solo su Telemark, la contea norvegese dove le fabbriche erano posizionate e che da il titolo al volume. E famosa anche per uno stile di sci.

Raccontano così in dettaglio personaggi, luoghi e avvenimenti di un percorso lungo due anni, dal 1942 al 1944, in cui le spie e i militari alleati riuscirono a impedire che il Reich si dotasse di un ordigno atomico.

Malagoli, fisico e divulgatore, descrive gli eventi giocando anche sulla caratterizzazione dei personaggi. E presentando anche la situazione scientifica e tecnica dell’epoca, arrivando a citare Fermi e i ragazzi di Via Panisperna. Quindi non si limita ai fatti storici, ma individua tutti quei fisici che hanno permesso con i loro studi la costruzione della teoria e le scoperte in merito alla composizione degli atomi, anche senza addentrarsi nei dettagli della parte più scientifica.

Il libro alterna all’incirca settanta pagine a fumetti (contando quelle in cui compaiono i balloon) con alcuni passaggi più simili a un libro illustrato, nel quale vengono descritte le situazioni storiche e scientifiche, per evitare pagine a fumetti con didascalie chilometriche.

La scelta, anche se allontana almeno in parte l’opera da un fumetto tout court, è azzeccata, perché, senza dare l’effetto spiegone, fornisce tutte le informazioni necessarie per seguire il percorso storico e scientifico in modo sufficientemente leggero. E anche divertente, perché comunque le illustrazioni mantengono lo stile del fumetto e restano su un piano quasi caricaturale nel riportare i personaggi.

L’opera è davvero un bel mix di fumetto e parole, un libro a tutti gli effetti, anche diviso in capitoli. Ciascun capitolo, con un titolo che davvero ne compendia il contenuto, usando i nomi delle diverse fasi dell’azione, da Operazione Grouse, a Operazione Gunnerside, presenta sempre la medesima struttura:

  • una parte di fumetto che racconta strettamente la vicenda che si svolge sul territorio norvegese, magari integrandosi con attimi e personaggi che, pur non essendo in Norvegia, sono coinvolti nella vicenda
  • alcune pagine finali che fanno il punto politico e scientifico, allargando lo sguardo a quello che sta succedendo nel mondo

In questo modo chi legge non “perde il filo”.

Alla fine, nel capitolo 8, la parte finale è corposa e si chiude con la presentazione di tutti i protagonisti scientifici divisi per nazione, dall’Italia all’URSS, dalla Germania agli USA. Per ciascuno di loro poche righe di descrizione e un tondino nel quale, da buon illustratore, Appel mette in evidenza quanto caratterizza l’aspetto fisico dei personaggi rappresentati.

Quindi il modo che trovano Appel e Malagoli di incrociare le tante linee narrative è quello di mettere sulle vignette tutto ciò che avviene sulle coste dello Skagerrak, raccontando a parole e con illustrazioni quanto invece succede nel resto del mondo, ma che ovviamente riverbera nel Telemark.

La parte disegnata, sia quella a fumetti, che nella parte di “storia illustrata” (in cui Appel è certamente esperto, avendo vinto già diversi premi), ha un taglio molto interessante, che si presta alla lettura sia dei piccoli, in quanto il volume è taggato 11+, sia ovviamente dei grandi.

L’aspetto appena caricaturale dei personaggi, basato sulla sottolineatura delle loro caratteristiche peculiari, consente di identificarli immediatamente e rende l’opera più fruibile e divertente anche per un pubblico meno adulto.

Lo stile non è realistico, anche se i paesaggi sono ben caratterizzati e le azioni dei personaggi sono molto dinamiche. L’intera opera vede il frequente utilizzo dei primi piani.

Infatti nell’evoluzione della storia, anche quando non sembra essere necessario, si ricorre all’uso dei primi piani per portare avanti i dialoghi. Comunque nella maggior parte dei casi il campo di ciascuna vignetta è piuttosto stretto.

Questo influenza anche la gabbia e le modalità grafiche. Infatti, solo in alcuni momenti il racconto degli eventi è fatto con una gabbia “fumettistica”, con due o tre vignette su un numero standard di righe (anche qui due o tre).

Più spesso su vignette grandi, non di rado a tutta pagina, vengono inseriti dei riquadri,  anche tre o quattro, che riportano personaggi anche lontani dall’azione, e che non è detto parlino. Semplicemente sono in qualche modo coinvolti nell’azione rappresentata.

In alcuni casi questi piccoli riquadri contengono anche dei dettagli della scena su cui è opportuno soffermarsi, come ad esempio nell’istallazione della bomba nell’Operazione Gunnerside.

I colori sono sempre soft, i visi non sono mai colorati ma caratterizzati da ombre marcate, capigliature, lineamenti, espressioni che ne rendono facile l’individuazione e conferiscono l’aspetto caricaturale, a volte anche un filo angosciante.

Per quanto riguarda scene e oggetti, vengono rappresentati in modo verosimile, ma spesso con modalità in parte di fantasia.

Dal famoso castello Hohenzollern di Hechingen, ai blocchi di uranio usati nei laboratori, fino al treno che trasporta il materiale dalla Norvegia ai laboratori in Germania, ispirato anche ai progetti tedeschi della Breitspurbahn.

Anche la rappresentazione dell’AirSpeed Horsa, delle bombe Little Boy e Fat Man, o della torre dell’esperimento Trinity, che sono alcuni elementi tecnici e storici che compaiono, non sono realistici fino al minimo dettaglio. Ma lo scopo e il taglio generale dell’opera non lo richiedono.

L’avvertenza a pagina 2 sostiene ovviamente che gli autori del libro si sono presi minime libertà narrative nello sviluppo della storia, ma di aver mantenuto il più possibile i particolari della vicenda.

In effetti il libro è centrato sulla storia, sulla grande rete di scienziati che ha portato alla bomba atomica e sull’andamento dell’Operazione, quindi gli autori non hanno bisogno di dettagliare, né nei contenuti, né nella grafica. Si possono “permettere” queste piccole libertà per dare continuità e senso alla storia, come si permettono delle semplificazioni e interpretazioni grafiche.

Questo non toglie nulla all’opera, anzi, la rende fruibile graficamente a tutti. In particolare ai ragazzi, che possono apprezzare l’aspetto vagamente caricaturale dei personaggi, che richiama anche alcuni cartoni animati.

La rapidità di lettura, anche delle parti contenenti più scritto, è un altro punto a favore del libro. In questo modo passano anche i meccanismi storici e le relazioni di forza che si sono scontrate in quegli anni, senza mostrare eccessi cruenti o soffermarsi su dettagli troppo specifici.

Un bel modo di farsi appassionare dalla Storia, ancora una volta fatta di storie singole, di persone e relazioni, passando attraverso un mezzo che la rende fruibile a tutti con delle modalità che altri medium non riescono a realizzare.


Federico Appel, Luca Malagoli
Telemark. Sabotaggio all’atomica
16.5×23.5 cm, 112 pagine, colore, brossurato, € 14.00
Sinnos Editrice, 2024
ISBN 9788876095481

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