Rosa Parks – Una bella storia in nero e bianco
Sono i piccoli gesti e le piccole storie a fare la grande Storia. Lo abbiamo detto tante volte, anche su queste pagine.
Ma ci sono alcune piccole storie e alcuni piccoli gesti che hanno avuto un peso enormemente maggiore di altri. E quello di Rosa Parks è certamente tra questi.
Eppure non è stata la prima a farlo. Allora perché?
Forse perché queste storie non stancano mai, come emerge dalla prefazione di Mariapaola Pesce al volume Rosa Parks, da lei scritto con i disegni di Matteo Mancini e pubblicato da BeccoGiallo.
Negli ultimi dieci anni antecedenti la pubblicazione di questo libro, sono uscite cinque biografie della donna che seppe dire NO e fu un trigger della lotta contro la discriminazione. La stessa autrice scrive:
Ci ha pensato la storia, a convincermi che avesse ancora senso, anzi, che fosse decisamente opportuno. Una storia fatta di uomini e donne che ancora oggi lottano, nel solco che Rosa e tante altre persone insieme a lei hanno tracciato.
La significatività del volume è tale che il Comune di Bologna lo ha inserito in un percorso educativo su Rosa Parks. Perché forse esistono tante biografie, ma il fumetto è un linguaggio che arriva subito. Specie ai più giovani.
L’evento in sé è abbastanza noto (e neppure troppo infrequente, anche all’epoca): a Montgomery, capitale dell’Alabama, una donna nera rifiuta di lasciare il posto a un bianco, in barba alla legge che, in molti stati del sud degli Stati Uniti d’America, ancora voleva una forte segregazione. Ma quello di Parks fu importante perché avvenne in una grande città, e diede il via a una serie di reazioni, più o meno pacifiche, in particolare furono portate fino in fondo alcune forme di protesta come il boicottaggio dei trasporti pubblici.
A raccontarlo nella storia è un allora abitante di Montgomery, poi tassista a New York, e a sentire la storia è un giovane giocatore di basket: il casus belli è una maglietta che riporta la frase «I can’t breathe». Diventa così immediato mettere in relazione le odierne violenze, che hanno dato origine al movimento Black Lives Matter, con quanto accaduto quasi settanta anni fa.
Perché le violenze e il razzismo non finiscono. Soprattutto nella testa delle persone. E non solo negli USA dei WASP e dei suprematisti bianchi.
Ce lo racconta la cronaca, ma anche la politica recente. Basti pensare a come la prende il cliente del taxi: non solo non sa di cosa si parla, ma accusa la vittima di essere
uno dei tanti sbandati che si strafanno tutto il giorno.
A testimoniare che siamo in un mondo in cui viviamo come singoli e non come comunità, e non ci importa più di sapere chi ha lottato per farci acquisire i tanti diritti che abbiamo.
Fa bene quindi sentire una storia di stanchezza, di reazione, di affermazione di diritti che per noi riteniamo palesi. E un gesto che, per quanto semplice, è rivoluzionario, e parte da lontano.
Rosa Parks infatti ci fa capire come quel gesto non sia stato un momento di follia. Parks e tutta la sezione della NAACP di Montgomery avevano in qualche modo preparato da alcuni anni la protesta, soprattutto preparandosi culturalmente e sostenendo i tanti afroamericani che dovevano affrontare soprusi e umiliazioni.
Quello che riescono a fare le persone nere dopo quell’evento è evitare le violenze. Rendere civile una protesta comunque piena di rabbia.
Cosa sempre più difficile oggi, in cui ogni forma di protesta tende immediatamente a diventare violenta e la copertura per tanti che fanno della protesta un vero e proprio mestiere. E senza un senso di comunità, incapaci di convogliare la rabbia e la frustrazione in un canale giusto, giocando sempre e solo alla legge del più forte. Che non fa certo il gioco di chi protesta.
Invece a Montgomery riuscirono in una protesta tanto dura quanto efficace che mise in ginocchio l’azienda di trasporti pubblici, senza (quasi) atti vandalici o distruzioni.
La forza di Rosa Parks fu proprio quella di essere ferma nella protesta, senza mettersi a capo di un movimento violento, ma collegando la propria situazione a Martin Luther King che visse in prima persona tutta la vicenda per un intero anno, facendo di Montgomery un caso emblematico che scardinasse l’oppressione subita dai neri nel sud degli USA.
Mariapaola Pesce trova l’escamotage narrativo di un vecchio, testimone diretto dei fatti, che parla a un giovane nero. Molto meno attento ai propri diritti in una società non tanto più tollerante e multirazziale di quanto fosse quella del 1955. E racconta dei tanti aspetti: dalle associazioni di lotta, al KKK.
È anche per questo che un’altra biografia di Rosa Parks è importante, perché più sono le persone che vengono raggiunte da queste storie, più c’è la possibilità che il messaggio arrivi.
È anche la costruzione dei personaggi a tenere attaccati alle pagine, anche se la storia è nota. Il coinvolgimento del lettore passa proprio attraverso la forza di Parks e della popolazione di Montgomery che mostra un carattere deciso senza violenza.
I disegni di Matteo Mancini sono di aiuto. Realistici quanto basta. È interessante che i colori degli anni 1950 sono tenui, quasi guardassimo da una TV in bianco e nero, mentre la modernità presenta delle luci non collegate alla storia. Tutte le pagine ambientate nel 2014 sono infatti caratterizzate da macchie di colori sgargianti, quasi ci fossero delle luci colorate a illuminare le scene, anche in modo casuale. È un po’ la New York (o qualsiasi altra città occidentale) di oggi, in cui tutto si perde nella confusione del divertimento. Anche i messaggi importanti, che diventano frasi sulle magliette, spesso indossate in modo incosciente.
La costruzione delle pagine è molto variegata e, come succede sempre più spesso, conferisce un taglio quasi cinematografico al susseguirsi delle vignette. I cambi di scena, il passaggio dai dettagli ai diversi piani, la dinamicità delle inquadrature sono caratteristiche del fumetto moderno che in questo caso servono a raccontare con efficacia una storia che coinvolge, pur essendo priva di passaggi violenti o dinamici.
Graficamente colpisce molto l’importanza data ad alcuni dettagli, in particolare gli occhiali, che nascondono praticamente sempre gli occhi di Aloysius, il tassista. Sono occhiali da vista, ma riflettono la luce più che farla passare. E anche quelli di Parks e degli altri personaggi storici, che spesso accentuano gli sguardi.
Insomma, ancora una volta un lavoro di BeccoGiallo storicamente accurato, anche se ovviamente si sente forte il favore che gli autori hanno nei confronti della protagonista e della lotta portata avanti dai neri a metà del secolo scorso per avvicinare i diritti a quelli dei bianchi. In una lotta che dovrebbe essere di esempio anche per noi oggi, che invece rischiamo di perdere tanti dei diritti acquisiti e spesso non sappiamo far valere le nostre ragioni.
Completa il libro una serie di studi grafici sui personaggi e scene: dalle bozze a matita fino ai colori, ci mostra ancora una volta il lavoro attento e lungo che queste opere richiedono.
Mariapaola Pesce, Matteo Mancini
Rosa Parks
BeccoGiallo Editore, 2020
128 pagg., colore, brossura con alette, 18×24 cm, €18.00
ISBN: 978-88-3314-132-9