L’affascinante storia di Renato Serra
Per tutti quelli che amano la letteratura e il fumetto, e anche la letteratura nel fumetto: Kleiner Flug, attraverso le mani di Meucci e Carta, ci racconta la vita di Renato Serra, la sua morte, la sua affascinante intelligenza.
Ti può capitare di passare la vita senza mai sentir nominare Renato Serra. Se sei un addetto al suo campo, cioè la letteratura e la critica italiana, lo conosci, magari ne hai anche letto le opere, ma non è scontato che tu sappia anche qualcosa della sua vita. Per questo motivo Renato Serra di Andrea Meucci e Giorgio Carta, edito da Kleiner Flug, mi è giunto tra le mani con grande gratitudine da parte mia. Perché la vita di questo ragazzo particolarmente brillante di inizio secolo è affascinante, ben raccontata, e merita di essere conosciuta.
È lo stesso Renato a parlare e raccontarsi in prima persona, e, come in American Beauty, lo fa dopo essere morto, il 20 luglio 1915, in una trincea, quando non aveva ancora compiuto trentun anni.
Nato a Cesena nel 1884, a soli sedici anni inizia a frequentare a Bologna l’Università di Lettere, con gli insegnamenti, tra gli altri, di Giosuè Carducci. Grande lettore fin da bambino, è un’intelligenza precoce e vorace e, come spesso capita alle menti eccelse, sembra annoiarsi di fronte allo svolgersi della vita normale. Infatti passa le sue notti a giocare a poker, invece di preparare la sua Tesi di Laurea, che poi scriverà in cinque giorni, sui Trionfi di Petrarca, ottenendo anche la lode.
Amico di importanti intellettuali del tempo, come Luigi Ambrosini (Gigetto), Giovanni Prezzolini e Benedetto Croce, si dimostra indolente verso l’attività della scrittura, non cede alle insistenze di chi vuole farlo lavorare su diversi temi e collaborare con riviste, e diventa, nella sua Cesena, direttore della Biblioteca Malatestiana. Un amore non corrisposto sarà lo stimolo a impegnarsi davvero nella scrittura, esercizio che gli viene spontaneo e naturale, ma da cui sembrava ritrarsi per paura di esserne assorbito.
Allo scoppio della Grande guerra partirà volontario: ferito a un orecchio a causa di un incidente, viene poi richiamato per combattere in prima linea, nelle trincee del Podgora. Dove troverà la morte.
Serra scrive nella sua opera più importante, Esame di coscienza di un letterato, che la guerra non cambia nulla, non cambia il mondo e la letteratura, è solo un fatto, magari enorme, ma un fatto. Come un fatto è l’aver alzato la testa al di sopra della trincea, ed essere stato ucciso dal nemico.
I disegni di Carta sono evocativi e aderenti alla realtà: il profilo di Serra è perfettamente reso con pochi tratti essenziali. I paesaggi, gli interni, i comprimari, sono accurati, verosimili, realizzati con mano originale e sicura che crea un universo parallelo fatto di segni e colori tenui, che si presterebbero benissimo all’animazione. Guardarli mi ha ricordato non solo il tratto, ma anche le atmosfere, malinconiche e sapide, dei lungometraggi di Sylvain Chomet.
La sceneggiatura di Meucci crea una narrazione a metà strada tra la fiaba e la biografia che risulta gradevole in quanto racconta con levità i fatti biografici fondamentali ma crea anche un’aura sognante che propone il dubbio, se quanto narrato sia verità o invenzione.
Io non so dirvi se davvero è così che è finita la vita di Serra, tirando su la testa, ma niente mi sembra più coerente con il suo modo di vivere: la voglia di osservare e capire, il bisogno di rompere il tedio dei minuti infiniti, il non voler soccombere al timore di morire da un momento all’altro, quel suo modo di manifestarsi diverso, magari senza coscienza di farlo, dal resto dei compagni. Quella testa che tanto ragionava, analizzava, sezionava e comprendeva, anche in questo caso doveva elevarsi al di sopra del normale, anche se questo significava morire. E vincere l’infinita ripetizione delle cose.
E diventare immortali.
Renato Serra di Meucci, Carta
Kleiner Flug – Prodigi fra le nuvole n. 7
60 pagine, 13 euro