UL3: il WFP e le emergenze a livello mondiale

Un fumetto che racconta la tragedia della guerra e della fame, e di come non ci siano più i soldi per combatterla. Un pugno nello stomaco per tutti.

UL3 cover

UL3 (LL3 – Living Level 3 in originale) non sarà il primo fumetto a vincere il Premio Nobel per la letteratura. Forse neanche un premio “specifico” nel mondo del fumetto. Non è, ovviamente, neppure il primo fumetto che parla di Africa.

E non è certamente un blockbuster, ma il suo scopo è quello di accendere i riflettori su una realtà che nel nord del mondo è spesso volutamente trascurata. E ancora di più in questo periodo in cui siamo concentrati (per non dire ripiegati) sui nostri problemi legati al coronavirus.

Il fumetto è stato prodotto dal World Food Programme, vincitore del Premio Nobel per la pace in questo 2020. È stato tradotto e pubblicato in Italia da Star Comics tra la fine del 2019 e l’inizio di questo 2020.

Il volume raccoglie tre episodi, pubblicati online fra il 2016 e il 2019 e commissionati dal WFP a un autore del livello di Joshua Dysart, che ha visitato i luoghi di cui ha raccontato, Iraq e Sud Sudan. Il terzo episodio, ambientato in Ciad, è stato invece scritto da Jonathan Dumont, da quasi un ventennio capo della comunicazione dell’ente ONU che si occupa delle crisi alimentari e già vincitore di un Emmy Award.

Si tratta di vere e proprie testimonianze sul campo, anche se i nomi non sono reali, che non risparmiano al lettore le peggiori situazioni personali e comunitarie nelle crisi che alcune parti del mondo hanno vissuto nell’ultimo quinquennio. Sono basate sulle crisi più gravi del 2016 e 2017.

La sigla UL3 è infatti il livello più alto di emergenza dichiarato dall’ONU per situazioni umanitarie e alimentari particolarmente critiche, quindi come da titolo il volume raccoglie tre urgenze di livello tre negli anni delle storie raccontate:

  • Iraq, scritto da Joshua Dysart, disegnato da Alberto Ponticelli e con i colori di Pat Masioni
  • Sud Sudan, con gli stessi autori
  • Ciad, scritto da Jonathan Dumont e completamente illustrato da Pat Masioni

L’opera è anche una bella icona del lavoro dell’organismo delle Nazioni Unite. Ovviamente, venendo dal suo interno, la visione è un po’ di parte, ma racconta bene anche le difficoltà che il WFP affronta a causa, ad esempio, delle diminuzioni dei finanziamenti, e ne concretizza sulla carta le caratteristiche. Ad esempio la collaborazione internazionale, con la partecipazione di uno dei più importanti disegnatori di origine africana, insieme a scrittori americani e un disegnatore italiano… visto che forse non sappiamo neanche che la sede centrale del WPF è a Roma.

Le storie raccontano le esperienze di operatori del WFP. Operatori che vivono e raccolgono storie. Che filtrano con i loro occhi occidentali eventi e situazioni. Che, come noi, vengono colpiti allo stomaco.

Scrive Leila Helal alla fine della storia sull’Iraq, in cui una famiglia curda deve abbandonare la sua casa e viene sballottata per campi profughi, subendo rapimenti e violenze:

Domani ascolterò un’altra storia, poi un’altra il giorno successivo, e così di seguito. E tutte finiranno nello stesso modo. Con l’idea che da qualche parte debba, per forza, esistere un mondo migliore.

Leila è la protagonista dei primi due capitoli di UL3.

Americana di origine mediorientale, intreccia la sua vita con quella dei protagonisti di storie emblematiche. Storie fatte non solo di fame, ma di violenza, sopraffazione, tragedie personali e comunitarie. Protagonisti costretti ad abbandonare la loro povertà per andare incontro a povertà ancora più grandi, per noi occidentali del tutto inenarrabili. Situazioni in cui il solo ritardo della stagione delle piogge costringe intere popolazioni alla fame

Nel terzo episodio il protagonista è Ethan. Compare già nei primi episodi come uno dei duri, di quelli che gestiscono le situazioni di emergenza, che trattano tutti con un sentimento di superiorità. È forse il simulacro della presunta superiorità dei bianchi.

Le sue esperienze e i suoi rapporti umani lo riconducono a più miti consigli.

Le storie non hanno bisogno di particolari “infiocchettamenti”. Colpiscono diretto e duro allo stomaco, ci fanno vedere quello che non ci piace. Storie desolanti di povertà e fame, di violenza e abbandono.

Tutti noi, che ci sentiamo un po’ coscienziosi come Leila o sicuri nelle nostre certezze come Ethan, dovremmo fare lo stesso loro bagno di umiltà.

Sapere cosa vuol dire fare la fila per l’acqua, o veder rapire i nostri figli senza poter fare nulla.

Oppure, come per gli operatori, vedersi puntare un’arma, o sentirsi impotente davanti a tanta miseria.

In effetti ci sono due realtà che si incontrano, a fatica. Perché troppo spesso noi occidentali, o forse meglio, nordisti, pensiamo di sapere cosa serva agli altri. Un po’ come quando esportiamo la democrazia. E che tutti abbiano le stesse chiavi di lettura che abbiamo noi.

UL3 aura

La parte grafica serve a far passare il messaggio: chiara, descrittiva, senza inutili fronzoli. I disegni non lasciano spazio ad altro che non sia la descrizione degli eventi. La gabbia è quanto di più semplice e regolare. Deve raccontare degli eventi. Tragici e reali, quindi non ha bisogno di trucchi di nessun genere.

Ogni tanto emerge qualche trovata. Nell’episodio del Sud Sudan, ad esempio, Leila e il supervisore WFP del centro di Giuba vengono circondati da un’aura quando fermano un tentativo di irruzione violenta…

Quindi è questo che ci vuole per fare veramente la differenza? Essere capaci di resistere di fronte alle armi? Parlare con la voce inamovibile della ragione?

Nella maggior parte dei casi, questo tipo di coraggio è ridotto al silenzio dalle pallottole. Purtroppo il mandato del WFP spesso non è sufficiente a proteggerci dalla violenza. Non sempre il coraggio riesce a districare il groviglio. […] Questo tipo di aura è raro in quelli che vogliono migliorare le cose.

Forse ci vorrebbe più coraggio, da parte di tutti, per aiutare il WFP ad affrontare le UL3. Forse dovremmo smettere di commerciare in armi con paesi poverissimi, per togliere loro quelle ricchezze che loro non possono sfruttare direttamente.

Ci auguriamo davvero che il Premio Nobel, e un po’ anche questo fumetto, aiutino anche noi italiani a renderci conto del lavoro che il WFP fa, e su quanto ancora c’è da fare.

Per essere aggiornati sulle urgenze UL3 del World Food Programme, sulla mappa del sito ufficiale trovate tutte le situazioni di intervento. Oggi le emergenze sono cambiate, a cominciare dal COVID-19, ma non vuol dire che ce ne siano meno.

Joshua Dysart, Jonathan Dumont, Alberto Ponticelli, Pat Masioni
UL3 – Urgenza Livello 3
Edizioni Star Comics, dicembre 2019
128 pagg., cartonato, colori, €14.90


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