Perché rileggere Palestina di Joe Sacco
Il capolavoro di Joe Sacco. Un reportage della Palestina a cavallo tra il 1991 e il 1992, ancora attualissimo. Essenziale.
Prosegue il mio recupero di alcuni grandi classici pubblicati da Mondadori nella collana Oscar Ink. Oggi tocca a Palestina – Special Edition di Joe Sacco. Più volte avevo sentito parlare di questo autore e delle sue opere di graphic journalism, ma non avevo ancora avuto modo di approcciarmi al suo lavoro. Palestina è dunque la prima opera che leggo di Sacco e ora vi racconto perché è un fumetto che tutti dovrebbero leggere o rileggere, qualora lo aveste già fatto.
Il primo motivo è sicuramente la tematica. Quale momento migliore per approfondire argomenti legati al Medio Oriente e alla Palestina, se non oggi? Palestina, uscito negli USA sotto forma di singoli albi spillati tra il ’93 e il ’95, racconta l’esperienza di Sacco in Palestina e Israele nei due mesi che vi ha soggiornato, tra dicembre 1991 e gennaio 1992. Sacco ripercorre cronologicamente il suo viaggio, gli incontri con la popolazione palestinese (e non solo) e cerca di riportare in modo molto puntuale le conversazioni e gli episodi che gli sono accaduti durante questo tempo. Da Gerusalemme ai territori occupati, da Ramallah fino a Gaza e al campo profughi di Jibaliya. Una raccolta preziosa di testimonianze che apre gli occhi su una situazione complessa, direi quasi indistricabile, che purtroppo non trova una soluzione ormai da troppo tempo.
La seconda ragione è il piglio giornalistico di Sacco. Proprio nei giorni del rilascio di Cecilia Sala dal carcere in Iran, è importante capire come il lavoro dei giornalisti e soprattutto degli inviati, sia fondamentale per testimoniare che cosa accade nelle parti del mondo più difficili da raccontare.
Parlare di Palestina non è semplice. Lo si fa molto spesso dagli spalti di tifoserie più o meno calde e in generale si tende a essere molto polarizzati. Non mi inoltrerò ad analizzare le varie vicende che racconta Sacco, perché sono tante, difficili da dipanare, soprattutto se uno è digiuno di storia; vi basti sapere che lo fa in modo impeccabile, puntuale, ma soprattutto onesto. Come scrive lui stesso nella prefazione al libro:
Non è un lavoro imparziale, se per imparzialità intendiamo il principio caro all’America per cui ogni schieramento dice la sua e non importa se nessuno dice la verità. La mia intenzione era pubblicare un libro non imparziale, ma onesto.
Sacco è ironico, sarcastico a volte, comprende il suo ruolo di giornalista occidentale privilegiato e non ne fa mistero. Anzi ricorda spesso al lettore quanto sia faticoso comprendere alcune dinamiche e come si senta a disagio di fronte a famiglie di rifugiati che non hanno più nulla e che gli lasciano il loro letto o dividono con lui i pasti.
Sacco è però anche un giornalista che non si accontenta e cerca in modo ostinato testimonianze che gli facciano capire di più, che gli raccontino tutte le sfaccettature della situazione che ha di fronte. Non è mai retorico, mai melodrammatico, non spinge l’acceleratore sui sentimenti cercando di far crescere nel lettore moti passionali. Credetemi, gli episodi raccontati sono molto drammatici, come si può benissimo evincere, ma la cronaca di Sacco è asciutta e per l’appunto, onesta.
Terzo motivo è il disegno di Sacco. Anche se non è la prima motivazione per cui uno vuole leggere Palestina, è chiaro che, dopo prime tavole più ingenue e caricaturali, in stile bigfoot (lo dichiara lui stesso, sempre nella prefazione), Sacco diventa man mano sempre più raffinato e preciso e riesce a restituire la condizione palestinese, del caos di Gerusalemme, della situazione dei campi profughi in modo magistrale. Le sue tavole, sempre affollate di macchine, di persone, di edifici, riescono nel miracolo di essere sempre chiare e convincenti. Anche se molte vignette raffigurano interni domestici in cui l’autore prende il tè o il caffè con i suoi intervistati che gli raccontano la propria storia, l’occhio non si annoia e l’immagine è un ottimo viatico al testo.
Testo che è molto consistente, essendo un reportage giornalistico: Sacco ha bisogno di tutte le parole possibili per poter spiegare quello che viene rappresentato e alcune vicende storiche che accompagnano quelle private delle persone che incontra. Tutto ciò fa di Sacco un autore con uno stile unico e inconfondibile.
Quarto e ultimo motivo è la special edition che ho tra le mani. Un volume corposo e bellissimo, di grande formato, con sovracoperta, che permette di godere a pieno delle tavole di Sacco. Non solo, il libro contiene anche una stupenda prefazione di Edward Said, intellettuale di origine palestinese, docente alla Columbia University, scomparso nel 2003, che con il suo La questione palestinese. La tragedia di essere vittima delle vittime, aveva ispirato lo stesso Sacco a interessarsi alla questione. Seguita da una riflessione su Palestina dello stesso Sacco che racconta la genesi del libro e le motivazioni che lo hanno portato a scriverlo e disegnarlo. Ci mostra le foto che ha scattato all’epoca, i suoi taccuini di viaggio e ci racconta i retroscena delle interviste e dei suoi spostamenti.
Un libro unico, che ci aiuta a capire di più sulla questione palestinese e quanto il fumetto può fare per farci capire il mondo in cui viviamo. Essenziale.
Titolo: Palestina. Special edition
Autori: Joe Sacco
Editore: Mondadori Oscar Ink
Colore o B/N: Bianco e nero
Data di pubblicazione: 11/2017
Formato e rilegatura: 18,5×27,2 cm, cartonato con sovraccoperta e alette
Pagine: 320
Prezzo: €25.00
ISBN: 9788806261399