NipPop 2016 – Intervista a Paola Scrolavezza
Abbiamo incontrato Paola Scrolavezza, orientalista, gattofila e presidentessa di NipPop per parlare del loro ricco evento di quest’anno, a Bologna dal 20 al 22 maggio, tutti dedicato alla fantascienza giapponese di ieri, oggi e domani.
La conquista del mondo richiede tanta pazienza, piani per il futuro ben studiati, e la ricerca di alleati preziosi: ecco quindi che Dimensione Fumetto ha incontrato Paola Scrolavezza, presidentessa nottambula dell’Associazione Culturale NipPop con sede a Bologna e organizzatrice dell’evento NipPop 2016.
Paola è una docente universitaria, una traduttrice di letteratura giapponese femminile contemporanea, una saggista, una esperta di cultura orientale, una curiosa e un’entusiasta della gioventù, con cui collabora per organizzare da sei anni uno degli eventi più interessanti in Italia legati alla cultura popolare nipponica contemporanea, ovvero il NipPop che si tiene ogni anno a fine primavera nella dotta Bologna. Siamo andati a disturbare lei e i suoi due gattini fratelli, Gin & Tonic, a casa sua, alla vigilia dell’evento e alle 3 di notte per scoprire qualcosa di più su di lei, sulla sua associazione e su questa sesta edizione di NipPop che si svolgerà dal 20 al 22 maggio: ecco cosa ci ha raccontato.
NipPop è un nome famoso nel giro della cultura otaku in Italia: come è nato il vostro lavoro e di cosa vi occupate?
NipPop è un progetto con sede a Bologna che ha iniziato le attività dedicate alla cultura pop del Giappone contemporaneo nel 2011. Io ho studiato e iniziato a lavorare a Venezia, e dal 2009 insegno Cultura e letteratura giapponese al Dipartimento di Lingue dell’Università di Bologna. Nel 2011, in seguito al terremoto e maremoto del Touhoku, volevamo fare qualcosa che desse un segno di solidarietà e della nostra attenzione per il Giappone, e parlandone con gli studenti ne è nata una giornata dedicata alle culture pop nipponiche contemporanee. L’idea ci ha dato modo di coinvolgere anche delle persone sul territorio, perché a Bologna ci sono tante case editrici che si occupano di fumetto, anche manga: il progetto è piaciuto e quindi l’abbiamo continuato crescendo anno dopo anno.
Quindi il progetto nasce come una collaborazione fra la docente e i suoi allievi?
Sì, e tuttora io continuo a lavorare con i miei studenti: con loro l’evento è cresciuto passando da una giornata a tre, e poi organizziamo anche durante l’anno incontri, proiezioni, collaborazioni con altre realtà, e dall’autunno 2013 siamo diventati un’associazione culturale con un sito che, oltre a farci da vetrina, si pone l’obiettivo di costruire un database sulle culture pop del Giappone contemporaneo. Abbiamo diverse sezioni, molti collaboratori che scrivono per noi, e tanti volontari che contribuiscono gratuitamente con il loro grande lavoro.
È in qualche maniera la stessa storia di Dimensione Fumetto: anche noi siamo nati come un gruppo (ma di amici, non di studenti), ci siamo costituiti associazione culturale ad Ascoli Piceno nel 1994, ci occupiamo di diffusione della cultura del fumetto fin dall’inizio con fanzine ed eventi, lavoriamo e collaboriamo in tutta l’area locale e oltre, abbiamo varato delle attività in seguito allo tsunami del 2011 (ancora in corso in Giappone), e dall’anno scorso abbiamo rinnovato il nostro sito trasformandolo da vetrina degli eventi in spazio di argomentazione e critica. Al contrario di noi, però, la vostra storia è compattata in uno spazio di pochi anni.
Sì, rispetto alla vostra Ascoli Piceno la nostra realtà di Bologna è diversa: c’è stato Umberto Eco, c’è la Scuola di fumetto e ci sono tante manifestazioni legate al mondo del fumetto e dell’animazione anche non giapponesi, quindi diciamo che le culture pop sono state sdoganate. Per contro, Bologna è una città dove ci sono tantissime attività culturali, per cui trovare lo spazio è sempre difficile, sia in senso di spazio fisico sia come fondi economici, che rappresentano il nostro problema principale; tuttora il nostro maggiore sponsor è l’Università, e anche cercare altri contributi è molto difficile, poiché essendoci così tante attività si crea molta concorrenza. In realtà questa è anche la cosa bella di Bologna, che da questo punto di vista è molto migliore di altre realtà culturali come quella di Venezia che, al confronto, è stagnante, dato che propone solo poche grandi cose meravigliose, mentre invece a Bologna c’è una grande vivacità culturale e molte cose nascono dal basso, come NipPop stesso: un progetto creato e portato avanti da ragazzi, studenti ed ex-studenti che restano a collaborare.
Anche nella zona umbra-marchigiana-abruzzese, pur mancando grandi poli culturali frizzanti come Bologna, ci sono una miriade di piccole realtà (come Dimensione Fumetto stessa) che messe tutte insieme propongono un cartellone di eventi distribuito per tutto l’anno. Nel grande gomitolo di Bologna, invece, che tipo di proposta offrite per emergere?
La nostra attività principale è l’evento NipPop. L’idea è nata da un mio sogno, ovvero mettere in contatto persone diverse che in qualche modo però ruotano intorno alle culture pop e alla loro diffusione, quindi gli artisti, i critici, gli studiosi e gli esperti, insieme con il pubblico e con chi lavora per far conoscere la cultura popolare e quindi i distributori, le case editrici, eccetera. Lo scopo dunque è creare uno spazio in cui tutti questi soggetti possano interloquire, dialogare e incontrarsi. Quando l’abbiamo creata, infatti, il nome completo della manifestazione era NipPop – Parole e forme da Tokyo a Bologna perché un altro degli obiettivi è quello di creare dei legami, o meglio di mettere in luce i legami fra l’Italia e il Giappone e fra Bologna e Tokyo.
E a proposito di legami, credo che fra le nostre rispettive associazioni ci siano solo due gradi di separazione perché conosciamo dei comuni amici, che sono Keiko Ichiguchi e Andrea Venturi, che abbiamo avuto il piacere di avere ospiti ad Ascoli Piceno più volte, e in particolare nel 2011 in occasione della mostra Così lontani così vicini in cui abbiamo esposto fianco a fianco le loro rispettive tavole.
Loro sono persone gentilissime, ed è stata un’esperienza davvero molto bella e davvero molto istruttiva.
Keiko collabora con NipPop! È nel comitato scientifico, cura i workshop di fumetto e ci ha dato un grosso aiuto per trovare degli sponsor in Giappone: economicamente sono piccole cose, ma utili per partire.
Saranno pure piccole cose, ma l’anno scorso avete avuto come ospiti le BABYMETAL, sono sconvolto!
Devo dire che le BABYMETAL sono state una cosa casuale. Loro erano in tour in Europa e avevano in programma una tappa all’Estragon, che è un locale di Bologna che però non sapeva bene come gestire il gruppo e la promozione, quindi ci ha chiesto se eravamo disponibili a inserire il concerto nella nostra manifestazione, dato che la data della performance era concomitante con la data di NipPop 2015: in pratica, in realtà abbiamo avuto le BABYMETAL senza spendere una lira. È stata una coincidenza perché avevamo già fissato le date e ci è arrivato questo regalo dall’Estragon, che ha organizzato il concerto arrivando non so come alle BABYMETAL, ma senza sapere come gestire la pubblicità e senza sapere che tipo di pubblico potesse esserci, ed è per questo che si sono rivolti a noi.
Il gran finale del concerto di Bologna delle BABYMETAL: l’accostamento del metal con delle bambine era, è e sarà sempre totalmente straniante, ed è esattamente questo il loro fascino.
Non so come sono percepite in Italia, ma in Giappone le BABYMETAL sono estremamente popolari nel giro delle cosiddette sottoculture, e molto famose anche fra il grande pubblico, arrivando a dei livelli di vendita che non si vedevano dagli anni ’90, gloriosi per la musica j-pop che attualmente si basa più su streaming, YouTube e concerti live che non sulla vendita del supporto fisico, esattamente come nel resto del mondo.
Io ho scoperto che in Italia c’è un fandom delle BABYMETAL che è notevole, con gente che si sposta ed è venuta da tutta Italia per assistere al concerto.
Kimi wa subculture (“Sei parte di una sottocultura”) degli R-shitei è una canzone che la band dedica alle loro fan, che come recita il testo hanno «lo specchietto di My Melody» eppure sono le adoratrici di una «sottocultura del male e della notte», ovvero il tipo di glam rock noto come visual kei in cui uno dei gruppi di punta è, attualmente, proprio quello degli R-shitei.
Questo concerto a sorpresa c’è stato l’anno scorso, ma veniamo all’evento del 2016: cos’è, com’è strutturato e cosa propone stavolta il festival NipPop?
Ogni anno cerchiamo un tema, e quest’anno è la science fiction. Abbiamo una serie di incontri, come sempre, con talk, tavole rotonde e workshop, a cui si aggiungono una serie di proiezioni sui due focus principali che sono Leiji Matsumoto e Neon Genesis Evangelion.
Per quanto riguarda la serie di Hideaki Anno, abbiamo collaborato con i gruppi Evangelion Italian Fan e Distopia Evangelion, che ci hanno proposto una serie di incontri, attività e una mostra in uno spazio bolognese recentemente aperto, che a me piace molto essendo parte di un progetto di recupero di spazi urbani inutilizzati: era il bunker durante la Seconda guerra mondiale, quindi ha tutta una serie di gallerie che lo rendono un ambiente molto particolare, dove abbiamo allestito un’esposizione di artisti italiani che hanno dedicato una tavola a testa al mondo di Neon Genesis Evangelion. Inoltre, abbiamo la proiezione dei film in collaborazione con Dynit che ci ha generosamente concesso i diritti d’uso a titolo gratuito, essendo l’intero NipPop un evento completamente gratuito, dove non c’è biglietto e l’accesso è aperto a tutti.
Quanto a Leiji Matsumoto, inauguriamo la sera del 18 una mostra di alcune tavole originali del Maestro che abbiamo avuto grazie alla collaborazione con l’Associazione Culturale Leiji Masumoto di Torino. Abbiamo poi una serie di giocattoli, action figure e modellini, sempre a tema Matsumoto, che ci ha dato un famoso collezionista italiano che è Fabrizio Modina e con cui abbiamo ricostruito le scene e gli ambienti delle sue opere più famose: ne è risultata una mostra proprio bella di cui siamo molto orgogliosi! Ovviamente non mancheranno anche proiezioni di film di Leiji Matsumoto.
Infine, c’è un terzo focus su un’ospite specifica che ci raggiungerà a Bologna: Atsuko Asano. È una scrittrice di Okayama che ho fortemente voluto io perché mi sono innamorata di un suo light novel intolato No. 6, che è sì fantascienza distopica, in un mondo post-apocalittico post-conflitto devastante eccetera, ma molto bello nella scrittura, nelle descrizioni e nella capacità di declinare un tema non nuovo in modo assolutamente originale. Ne è stata tratta una serie tv d’animazione che secondo me è meno interessante, ma che ho scoperto essere conosciuta in Italia nonostante il romanzo non sia stato tradotto. Spero di convincere qualche editore a importarlo!
Oltre ai tre focus avremo le nostre consuete sezioni arte, cinema e letteratura, e quest’anno c’è anche un’area games dedicata ai retrogames di science fiction giapponese… non chiedermi quali perché io sono di un’altra generazione e non ho mai giocato ai videogame.
È un programma molto ricco e molto bello! Ma Hideaki Anno lo sa?
Non lo so! Devo dire che abbiamo cercato di contattarlo, ma per il momento non ci siamo riusciti perché lui è blindatissimo. Comunque io non dispero: prima o poi ci arriveremo.
Scendendo nel dettaglio, quanto a Neon Genesis Evangelion, avete deciso di proporlo perché ne siete voi stessi fan?
In realtà personalmente ho scoperto il mondo dei manga e degli anime attraverso i miei studenti, quando ho cominciato a insegnare. Avendo appena compiuto cinquanta anni, non sono cresciuta con i manga, ma da bambina ho visto UFO Robot Goldrake e Lady Oscar che ho amato tantissimo; ho riscoperto questo mondo recentemente ed essendo molto curiosa sono andata a indagare. Io non sono una particolare fan di Neon Genesis Evangelion perché per il mio gusto è un po’ troppo macchinoso, però proprio per questo è anche affascinante, e in particolare è affascinante perché riesce ancora oggi, dopo decenni, a smuovere un fandom trasversale. Quest’anno ho tenuto un corso di letteratura incentrato sulla science fiction in cui i ragazzi hanno poi portato delle presentazioni, e diversi di loro hanno lavorato su vari aspetti della serie, e sono ragazzi di venti anni, il che ci ha fatto riflettere insieme sul fatto che Neon Genesis Evangelion continua a destare interesse e affascinare le generazioni: trovo sia questo il vero aspetto interessante della serie di Anno. Quando abbiamo iniziato a pensare di dedicare l’edizione 2016 di NipPop alla science fiction, quindi, è stato naturale concentrarsi su Neon Genesis Evangelion, perché credo che in Italia non puoi parlare di fantascienza giapponese senza citare la serie di Anno. Da quel che vedo, è ancora oggi uno dei titoli manga e anime che attira maggiore attenzione.
Concordo, e confermo che in Giappone qualunque persona sotto i cinquanta anni conosce Neon Genesis Evangelion perché l’ha visto, l’ha letto e ha avuto esperienza personale sulla serie. Se si vuole vivere in Giappone bisogna conoscerne la lingua, la cultura e Neon Genesis Evangelion. Ogni tanto, quando saluti con un «Grazie!», ti rispondono «La parola della gratitudine!», che è una celeberrima battuta di Rei Ayanami. Anche per la conversazione quotidiana, quindi, si è in qualche modo “costretti” a vedere la serie. Fra l’altro, tornando alla trasversalità generazionale, il suo ideatore e regista Hideaki Anno ha dichiarato esplicitamente che lui è un fan sfegatato de La corazzata spaziale Yamato di Leiji Matsumoto del 1974, dichiarazione facilmente verificabile dal confronto fra le due serie, che mostra come l’anime anni ’90 presenta una quantità enorme di riferimenti a quello anni ’70.
Era volontariamente ricercata la continuità nel vostro programma fra Matsumoto, Anno e la più recente fantascienza di Asano?
Sì, abbiamo cercato degli elementi che potessero ricollegarsi fra di loro, e fra questi tre autori c’è un legame generazionale. In questa maniera, quest’anno abbiamo un’edizione di NipPop che è particolarmente bella, ben costruita e armonizzata. Poi, oltre agli eventi e agli ospiti già citati ci sarà un’altra scrittrice di science fiction giapponese che è Fumio Takano, anche lei purtroppo non ancora tradotta in italiano: oltre a portare nomi conosciuti, a noi piace anche portare delle cose nuove, visto che non siamo una fiera, ma bensì una manifestazione culturale, e quindi possiamo anche permetterci di puntare su figure, artisti e forme di culture pop meno conosciuti. Lo stesso light novel in Italia è poco conosciuto e guardato con sospetto. Ci sarà inoltre Shin’ya Ogura, che è un machine designer che lavora nell’animazione, negli effetti speciali e soprattutto nelle navi spaziali, e ha partecipato a moltissime produzioni fra cui Capitan Harlock e Code Geass; oltre a incontrare il pubblico, Ogura terrà un workshop di CG in cui mostrerà come funziona nella pratica il suo lavoro, e penso che sia una bella occasione, molto interessante. Inoltre avremo una serie di artisti italiani che si ispirano alla fantascienza giapponese, come Davide Tarò e Dario Tonani. Proietteremo molti film, fra cui il cortometraggio di Michele Senesi intitolato Ricordi che è tratto da un racconto di Kaoru Kurimoto, un’altra scrittrice di science fiction giapponese nota per Guin Saga. Infine, tante altre cose, come workshop di scrittura creativa e di disegno per robot e mecha, eccetera eccetera… sul sito ufficiale è possibile trovare il programma dettagliato giorno per giorno.
Grazie mille davvero e buon lavoro!
Grazie a voi!