La Bibbia a fumetti: una grande opera a metà
Un’opera presentata come “monumentale” e “spettacolare”, anche impegnativa per il grande formato. Ma lascia un po’ di amaro in bocca…
I fumetti si sono da sempre occupati del mito, della storia antica che si perde nella notte dei tempi, e quindi in qualche modo anche di tutte le tradizioni religiose.
E non è infrequente che questa storia e questi miti vengano attualizzati, resi fisici, dando ai protagonisti un aspetto moderno, occidentale. Ogni autore “si permette” di disegnare uomini antichi e divinità con i canoni della propria tradizione e con le caratteristiche della propria fisicità.
È successo con tutte le epiche e in tutte le tradizioni fumettistiche.
Della Storia e delle storie che hanno portato alle religioni che da quasi tremila anni caratterizzano il bacino del Mediterraneo, e in particolare delle radici del Cristianesimo, si sono spesso occupate in Italia case editrici di chiara estrazione cattolica. Avendo lungamente frequentato Il Giornalino nella mia infanzia e adolescenza, ho avuto la possibilità non solo di scoprire grandi personaggi del fumetto internazionale cimentarsi con questi argomenti, ma anche di leggere le storie della Bibbia con un linguaggio immediato e artisticamente valido. Una grande storia (per qualcuno la più grande di tutte) ridotta da artisti, non necessariamente credenti, ma sicuramente legati a un ambiente che, per quanto fosse assai più libero di quanto si possa pensare, aveva un chiaro orientamento. Basti pensare che anche Gianni de Luca si è cimentato in diverse opere di questo tipo, tra cui una serie di storie dell’Antico Testamento sulla fine degli anni ’50 del secolo scorso.
E sicuramente con un atteggiamento esegetico e apologetico che ha provato a dare sostanza al tentativo di riduzione di un’opera così importante.
Qualche anno fa ci aveva provato anche Robert Crumb, fermandosi alla Genesi, dando all’opera un taglio sicuramente diverso da quelli a me più noti degli anni ’80 del secolo scorso.
Stavolta il tentativo è di Jean-Christophe Camus, non particolarmente noto in Italia, tanto è vero che questo è il suo primo lavoro pubblicato in volume.
Panini Comics propone un’opera sfidante, non solo per chi voglia leggerla, ma anche e soprattutto per chi l’ha prodotta. Emergono infatti tutte le difficoltà di avere a che fare con un argomento così impegnativo.
Camus si limita a sceneggiare, dall’Antico Testamento, la parte forse più nota e antica, dalla creazione (Genesi) fino ai dieci Comandamenti (Esodo), anche se Panini nella presentazione scrive «l’Antico Testamento in tutte le sue parti». Solo i primi due libri, dunque, e, nonostante racconti solo le storie probabilmente più conosciute, l’opera si dimostra un po’ farraginosa.
Non facilita in nessun modo la lettura di un testo che è già di suo difficile e richiederebbe una interpretazione alla luce della tradizione ebraica, che sappiamo ricca di simboli e di passaggi al limite dell’esoterismo.
Vuole essere fin troppo didascalica, senza mai elevarsi. Rimane un libro essenzialmente storico, molto fisico, che quasi nulla lascia al misticismo o alla spiritualità.
Però dall’altro lato, non riesce neppure a essere sufficientemente epico in questa sua fisica storicità. Forse per il tentativo di raccontare tanti dettagli, per cui le pagine si spezzettano, la stessa trasposizione grafica, con una gabbia spesso fitta e vignette piene di personaggi, finisce con il parcellizzare anche la storia e l’emozione che dovrebbe suscitare.
Le stesse splash page in grande formato (in questa edizione sarebbero dei veri e propri dipinti di 44 x 31 cm) non sfondano. Per lo meno fino alla parte finale, dove finalmente le tavole riescono a dare il senso di drammaticità necessaria per descrivere più degnamente l’ultimo capitolo dell’Esodo, con Mosè che riceve le Tavole della Legge e torna tra le tende del suo popolo per dare per la prima volta una casa a Yhwh nella tenda del convegno. Solo nella sequenza di pagine in cui Mosè abbandona il popolo per recarsi sul monte al cospetto di Dio sembra esserci finalmente un passaggio, una luce nuova che però si affievolisce subito, con il ritorno tra il popolo e, contemporaneamente, il ritorno dell’opera a tutti i difetti enunciati sopra.
La sensazione complessiva è di una incompiuta. Forse perché, pur intitolandosi La Bibbia, la introduce solamente, sottolineando i tanti rivoli narrativi iniziali di un libro che riporta una tradizione millenaria e interrompendoli quasi senza una apparente motivazione.
I tanti personaggi che compaiono hanno la dignità che meritano, descritti in modo sufficientemente dettagliato, ma questo crea un po’ di confusione al lettore che non ha troppa confidenza con il testo sacro.
Quindi, da una parte un eccessivo dettaglio, che fa perdere i termini più epici che ci si potrebbero aspettare da una riduzione che possa essere resa leggibile per un pubblico più ampio possibile. Dall’altra parte una inspiegabile limitazione dell’opera ai primi due libri che fa perdere il gusto della lettura, proprio quando si sta vedendo un crescendo verso l’instaurazione dell’alleanza tra Dio e gli uomini di Israele. E purtroppo la resa grafica non riesce a dissipare questo senso di un lavoro lasciato a metà.
Il Nuovo Testamento appare certamente più semplice. Sicuramente perché i personaggi sono in numero inferiore, anche se con personalità definite e complesse. E anche perché accadimenti e relazioni sono forse mediamente più noti e più legati anche alla cultura popolare occidentale.
Il Vangelo secondo Matteo, come sottolinea nella prefazione Frederic Lenoir, è forse quello che maggiormente privilegia «la forza sconvolgente delle parole di Cristo», per questo era stato scelto anche da Pier Paolo Pasolini, e risulta decisamente più efficace.
Il taglio della sceneggiatura non cambia, con i dettagli, la riproposizione degli stessi dialoghi e delle stesse didascalie contenuti nelle Scritture.
Ma qui la storia è completa e Talajic ha una tecnica meno pittorica, ma che riesce a dare una grande dinamicità. Pur mantenendo una grande fisicità, in questo modo, il senso del sacro emerge nella figura di Cristo, senza prevaricare quella che può essere letta come una delle grandi storie del mondo.
I disegni, le inquadrature, i colori sono certamente più efficaci. Forse meno dettagliati e realistici nelle ombre o nella grafica, ma i volti sono più significativi, i colori e il taglio delle vignette sottolineano efficacemente i passaggi della storia, restituendo sicuramente godibilità all’opera. Anche per chi volesse leggerla solo come una bella storia a fumetti.
La parte del Vangelo è complessivamente la migliore. I successivi Atti degli apostoli sono di nuovo graficamente meno all’altezza, anche se di nuovo facilitati da un racconto che ha molto più di storico e molto meno di epico. Infatti, tolta la parte iniziale in cui si raccontano le apparizioni di Gesù, il resto racconta la storia di come il cristianesimo delle origini sia cresciuto in Giudea, fino all’opera di Paolo di Tarso, apostolo delle genti.
Questa parte ha anche tanti risvolti storici e testimonianze accertate che la rendono sicuramente più vicina a un racconto storico, con meno implicazioni religiose, anche se intrisa dei miracoli degli apostoli.
Il tratto del giovane Bozic è pulito, leggero, ma lascia quasi un senso di vuoto, senza particolare personalità.
In definitiva, la sfida con un argomento così impegnativo e per molti importante si risolve con una delusione, sia per gli amanti del fumetto, sia per chi poteva sperare di trovare un modo meno ingessato e formale di avvicinarsi al libro che tanta parte ha nella nostra cultura. Forse per tradurre un’opera che dovrebbe toccare l’esperienza intima delle persone non basta la tecnica, ma è fondamentale entrarci in contatto, anche solo per ribadire, magari, la propria lontananza da quei contenuti. E la sensazione di una traduzione fredda, priva di una qualche forma di rapporto personale, svuota l’opera stessa.
Non toccando più l’esperienza personale di molti fra lettori e autori, la Bibbia diventa un libro di storia (reale o fantastica che sia), e di una storia così complessa che renderla efficacemente con un linguaggio complesso come quello del fumetto richiede uno sforzo che non tutti sono in grado di fare.
La Bibbia
Panini Comics