I sette fratelli Cervi: Federico Attardo tra storia, fumetto e illustrazione
Un percorso illustrato per raccontare la storia dei sette fratelli Cervi e di come siano stati fucilati per rappresaglia.
Il 25 luglio è la data della Pastasciutta antifascista che fu offerta il 25 luglio 1943, per festeggiare la caduta del regime, in un tempo in cui non era certo facile procurarsi il cibo, dalla famiglia Cervi a Campegine.
Alcide Cervi, il padre dei sette fratelli, ne ha mantenuto la memoria, ed oggi è la fondazione a lui dedicata che continua la tradizione.
Furono infatti Alcide e la moglie Genoeffa a crescere i loro figli con spirito progressista per quanto riguardava il lavoro dei campi e con spirito democratico nei confronti della società.
E per entrambe le cose non incontrarono il favore dei vicini. Da una parte contadini tradizionalisti che vedevano di cattivo occhio i loro studi.
Studiano, sì, loro. Leggono e trafficano.
Così, se per molti il progresso è stata una sorpresa, per loro no, oh… no, certo che no!
Furono i primi a capire che quel che stava succedendo e non a tutti questo piaceva
Quindi non solo l’antifascismo, ma un modo di intendere il lavoro, il rapporto con la campagna, e tra le persone.
Attardo ha studiato una ricchissima bibliografia e ha lavorato in stretta collaborazione con l’Istituto Alcide Cervi ed il museo collegato.
Finora la storia è stata raccontata in diversi modi e su diversi media, oltre che in modo tecnico, attraverso la fondazione, con diversi libri, anche più divulgativi, fino al film del 1968.
Mancava completamente un fumetto.
Beccogiallo colma questa lacuna.
Ne esce un lavoro particolare, che non si limita alla storia della partecipazione della famiglia Cervi alla Resistenza. Infatti l’opera è certamente didascalica, ma non racconta la storia in modo tradizionale.
Anche dal punto di vista della narrazione. Ne esce infatti più una specie di racconto misto, con tanti punti di vista e modalità di narrazione.
Andiamo con ordine.
Già dal punto di vista del racconto, si parte dal 1930, con la ricerca agronomica su cui era basato il lavoro della famiglia Cervi, insieme alla ricerca di libertà dal padrone, che era spesso allergico alla ricerca, mirando soprattutto al profitto.
Nel 1934 si affrancano affittando la terra e portano avanti i loro progetti di ammodernamento del sistema agricolo spostandosi a Gattatico.
Unità, pazienza, innovazione.
Per la prima parte il fumetto sembra parlare di un modo di gestire la terra, se non ci fossero i riferimenti “politici” nei balloon spesso messi in bocca agli animali.
Nella seconda parte, circa a metà del racconto, si arriva al 1943 e alla prospettiva partigiana, che è naturale per la cultura della famiglia.
Nel racconto si vede infatti come la prospettiva politica socialista e l’innovazione tecnica dell’agricoltura vadano a braccetto.
In questa parte c’è il racconto della decisione di unirsi alla lotta partigiana, in particolare concentrandosi sulla figura di Aldo.
Si passa poi al 1943, le prime azioni contro i nazifascisti, l’incendio della casa e l’arresto del 25 novembre, fino all’epilogo, la fucilazione del 18 dicembre…
e poi fu solo silenzio
Ma la storia non finisce. Perché non è la morte a far sparire le idee.
Infatti l’ultimo capitolo si intitola con la frase che Alcide usò in occasione del funerale dei suoi figli, celebrato solo il 28 ottobre 1945:
dopo un raccolto ne viene un altro
Frase con cui si chiude il libro su un campo di papaveri, e con il font (vedi più avanti) utilizzato per le didascalie.
Non prima di aver celebrato da una parte i Campirossi e i cambiamenti agricoli avvenuti nella seconda metà del 1900, dall’altra il ricordo sempre vivo dei fratelli, protagonisti ancora oggi degli ideali di libertà e antifascismo.
Pur svolgendosi in senso cronologico, il racconto non è una tipica biografia. Solo alcuni momenti vengono raccontati, e nemmeno in modo dettagliato o specifico. I personaggi si vedono pochissimo, perché quello che comanda sono le loro idee: il rapporto con la terra, l’innovazione in agricoltura e nella gestione sociale del lavoro contadino.
Poi la difesa e la messa in atto delle proprie idee politiche nella Resistenza.
Il rapporto con le origini emiliane è fortissimo, sottolineato dall’utilizzo del dialetto, mentre spesso i narratori delle vicende sono gli animali, più o meno domestici. Questo da un taglio meno spiccatamente partigiano, ma non certo meno politico alla storia.
Tutto in effetti è sfumato, e anche la parte grafica contribuisce. Emerge la natura di illustratore più che di fumettista di Federico Attardo.
Le parole presenti sono poche, e spesso anche poco comprensibili, integrate nei disegni. Il lettering cambia: le didascalie, anche quelle messe in bocca agli animali, sono scritte con font tecnici, mentre quelle dei balloon sono più rotonde. I disegni stessi sembrano sottolineare quasi un flusso di coscienza attraverso cui emergono i fatti che raccontano la storia. E soprattutto evidenziano sempre i luoghi rispetto alle persone, tranne forse nelle due pagine
I colori supportano questo percorso, sono sempre spenti, vicini ai colori della terra, a parte qualche rara eccezione. Quella più evidente è nei tricolori del 25 aprile. Altrimenti anche la campagna non splende mai dei suoi colori, ma è caratterizzata per lo più dal grigio. Sembra sottolineare che solo durante le ore del crepuscolo o del buio ci si poteva allontanare dal lavoro dei campi. E sembra che solo questi momenti, quelli dei pensieri, dei discorsi a casa, siano riportati sulle pagine dell’opera. Non si vede mai nessuno direttamente all’opera. Neppure il trattore.
I visi dei personaggi sono poco identificabili. I luoghi lo sono di più.
La tecnica usata mette insieme pastelli e matite. Le pagine hanno una griglia assolutamente variabile, talvolta chiusa, a volte irregolare, altre volte con elementi che sbordano. Si pone al servizio di quel flusso di coscienza che dà un carattere intimista e impressionista all’intero volume.
In definitiva, una lettura non certo facile, che sembra pensata per non essere esaustiva, come esaustive non sono le poche pagine finali per dare una idea completa del lavoro fatto da Alcide Cervi e dall’Istituto che porta il suo nome. Sembra pensata per indurre il lettore a cercare, a fare una esperienza per poi essere stimolato ad andare a cercare di conoscere meglio i tanti elementi che appaiono nel volume. Dagli ecotoni alla storia.
Molte delle pagine del fumetto, con didascalie e balloon provvisori da parte dell’autore, sono state pubblicate nel 2023 sul sito Snaporaz.
Federico Attardo
I sette fratelli Cervi – una famiglia antifascista
Beccogiallo, 2024, € 19.00
194 pag, colore, brossura con alette, 17×24 cm
ISBN 9788833143187