Uova fatali: Marco D’Aponte racconta Bulgakov

LibriOltre, attraverso l’etichetta Töppfer, pubblica una versione a fumetti della prima opera di Michail Bulgakov, ad opera di Marco D’Aponte,

Marco D’Aponte è un illustratore e fumettista di lungo corso.

Con Töpffer ha già pubblicato Codex Rubens, di cui abbiamo già parlato su queste pagine.

Questa volta traendo spunto dall’opera di Michail Afanas’evič Bulgakov sceneggia e disegna un racconto che precede e in qualche modo prelude a tante distopie presenti nella letteratura del secolo scorso.

Bulgakov infatti scrive Uova fatali (Роковые яйца) nel 1925, occupandosi dei temi del rapporto tra scienza e società, della percezione delle novità tecnologiche e di come la politica si relaziona con la scienza. E, più in generale, il tema della scienza e del suo sviluppo, se esso sia in effetti un progresso e un vantaggio per l’umanità, oppure se sia a pannaggio solo di alcuni, mentre per il resto degli uomini, se va bene, se ne vede un offuscato riflesso.

Ma c’è anche una critica per niente velata al comunismo, per l’enorme burocratizzazione e la miopia dei burocrati stessi. Il tutto ambientato in una Mosca quasi futuristica, anche se l’ambientazione dell’opera segue solo di tre anni la pubblicazione.

E infine una sorta di commiserazione nei confronti della Natura, spesso trascurata, quando non distrutta, dalle evoluzioni tecnologiche proposte dall’umanità.

La storia nei minimi termini: Vladimir Ipat’evic Persikov, professore universitario di biologia a Mosca, scopre uno strano raggio rosso che provoca una rapidissima riproduzione e una modifica in alcuni comportamenti degli animali colpiti.

Riesce a riprodurlo con una macchina, estraendolo dalla corrente elettrica. Per una serie di concause, errori e disattenzioni, spesso da attribuire agli uomini di regime, ma anche a chi utilizza la scienza senza conoscerla, la situazione sfugge di mano, fino alla stessa morte dello scienziato e alla distruzione dei suoi esperimenti. Con un finale inatteso, in cui ancora una volta è il Generale Inverno, a salvare la Russia dalla catastrofe.

Il lavoro di D’Aponte, dal punto di vista grafico, mette insieme matite e acquerelli e, come in altre opere già viste, utilizza i colori in modo funzionale alla storia.

Rispetto ad esempio a quanto visto in Codex Rubens, i colori sono molto più realistici, ma vengono anche qui a volte usati per sottolineare ambientazioni e passaggi.

Così il rosso è il colore tipico del raggio e quindi predomina nelle pagine ogniqualvolta si faccia uso del raggio stesso. Ma è anche il colore del comunismo.

Allo stesso modo non è infrequente che i personaggi del regime e che hanno un ruolo, in quanto comunisti, vengano colorati, più o meno precisamente, sempre con la stessa tonalità scarlatta.

Altre volte ci sono note di colore che servono ad ambientare quanto accade, così spesso nella natura predominano i verdi, di sera o di notte gli azzurri, quando si lavora con le luci artificiali, il giallo ocra.

Quando non è necessario utilizzare i colori per queste sottolineature, l’uso degli acquerelli rende sempre il tutto molto misurato. Le ombre sono sempre molto ben equilibrate, tanto è vero che, a parte qualche passaggio, le sfumature sono decisamente poco incisive. Al punto che alcune pagine potrebbero essere confuse con opere nello stile ligne claire.

Ma questo non è un male, anzi. Rende la lettura agevole, considerando anche la ricchezza dei testi, che spesso occupano percentuali sostanziose delle pagine, soprattutto nelle didascalie, che riportano parti consistenti della traduzione dell’opera da parte di Maria Olsufieva, alla cui traduzione dell’opera si è ispirato D’Aponte.

La matita dei bordi è infatti sempre molto chiara e quasi mai calcata.

Questa modalità tecnica consente a D’Aponte di utilizzare dei registri umoristici o parossistici, ai limiti del vignettistico, e altri decisamente più tragici senza creare particolari dissonanze.

Così nello stesso volume abbiamo lo svenimento della gallinella e la tragica morte di un soldato schiacciato dalle spire di un serpente.

Per lo stesso motivo, il registro grafico consente talvolta di utilizzare una buona dose di realismo, specie nelle descrizioni tragiche dei giganteschi rettili, ma di non stridere con la caratterizzazione grafica di alcuni personaggi che appaiono evidentemente vicini alla caricatura, almeno in alcuni dei loro aspetti.

Anche i capelli di Persikov a volte ne sottolineano lo stato d’animo oppure aiutano a caratterizzarne la visione che hanno gli altri.

L’autore stesso, in interviste trovate in rete, ha ammesso che la prima stesura dell’opera è relativa agli anni ’80 del secolo scorso, per cui ha utilizzato uno stile più grottesco e satirico, a cui ha poi aggiunto i colori.

La griglia è estremamente variegata, e utilizza tutti gli espedienti che D’Aponte sente di avere a disposizione: vignette con e senza bordi, sovrapposizioni, bordi a zig-zag quando in qualche modo compaiono delle trasmissioni radio o video, variazione nello spazio bianco tra le vignette.

Che talvolta è solo un escamotage grafico per dare simmetria alla pagina, anche se in realtà non divide due vignette, ma scinde due vignette che in realtà sono la continuazione della stessa.

Insomma una modalità molto dinamica, ma che non infastidisce. Infatti, insieme al canone grafico abbastanza leggero, rende la lettura scorrevole e senza intoppi.
Purtroppo, e anche questo è un difetto comune ad altre opere, diverse pagine hanno una definizione davvero insufficiente.

La scansione dei disegni presenta un effetto pixel davvero fastidioso.

Queste pagine si concentrano in maggior numero verso la fine del libro, ma se ne trovano diverse anche prima (la prima in cui è evidente è pagina 29). In queste stesse pagine il lettering è comunque identico al resto del libro.

Ci sono altri difetti tecnici: a pagina 92 e 93 si ripete la stessa pagina, la prima in buona definizione, la seconda con l’effetto pixel appena sottolineato.

Questo non sembra dipende dall’opera di D’Aponte. Non perde certo la qualità del lavoro dell’autore, ma certamente quella del volume.

La prefazione è stata scritta da Lorenzo Barberis, che in un post del suo blog, lo scorso 11 novembre, l’ha riproposta pressoché integralmente. In realtà il testo di Barberis è una bella recensione, che evidenzia anche molti aspetti tecnici del fumetto, e che condividiamo.

Concludono il volume alcune pagine di schizzi e studi a matita.


Marco D’Aponte
Uova fatali
17×24 cm, 120 pagine, colore, brossura con alette
Töpffer, 2023, € 18.00
ISBN 9788888151373

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