[CrunchEd] – Spazio Cima per David Bowie
Comincia con questo articolo la nostra collaborazione con gli amici di CrunchEd che già hanno partecipato al nostro resoconto sull’ultima edizione dell’Arf. E ci raccontano di Bowie BlackStardust allo Spazio Cima.
Comincia con questo articolo la nostra collaborazione con gli amici di CrunchEd che già hanno partecipato al nostro resoconto sull‘ultima edizione dell’Arf.
Ma cos’è CrunchEd? Questa la loro risposta:
L’arte è l’Emozione che scuote lo stomaco, accende la fame e trasforma un impulso in una dipendenza continua da rivelazione, intensità e stupore.
L’arte è il cibo dell’anima.
CrunchEd vuole essere una guida gastronomica della Bellezza su tela, su carta, su pentagramma.
CrunchEd è una congiunzione tra menti affamate ed estasi.
CrunchEd è un morso all’Arte.
Un contenitore di languori e sorprese da addentare con gli occhi per tenere sempre il Bello dentro di sé.
E tanto basta.
Qui di seguito il loro reportage dalla mostra Bowie BlackStardust allo Spazio Cima.
C’è una sottile linea di confine tra “commemorazione” e “celebrazione” di una persona.
Un limite leggero ma netto, colorato e libero che, se osservato dall’alto assume la forma e l’intensità cromatica del legame personale, se visto e oltrepassato dall’interno apre a scenari colmi di ispirazione. Tanto più confidenziale è il rapporto con quella persona, tanto più l’ispirazione sarà a servizio della celebrazione. Non è una questione di numeri, di socialità. Esistono casi in cui un evento collettivo riesce a trasformarsi in un momento strettamente privato. È il caso della morte di David Bowie, indiscussa colonna portante della storia della musica mondiale. Con il suo infinito talento, la sua poliedricità compositiva e interpretativa, il suo essere così “umanamente alieno”, ha impersonato per decenni la democraticità della musica arrivando a tutti, ma in modo diverso e singolare per ognuno come solo il mistero della musica sa fare. Al contrario di altre morti celebri, la scomparsa improvvisa (ma “subliminale”) del Duca Bianco non ha lasciato spazio al lutto fine a se stesso, ma ha illuminato la creatività di chi lo amava con la luce della sua navicella spaziale di ritorno verso Marte.
Molti gli eventi creativi a lui dedicati, a gennaio come ora, a New York come a Roma. E proprio la Capitale in questi giorni funge da cornice alla mostra collettiva Bowie BlackStardust, inizialmente dal 27 al 29 maggio presso lo scenografico Spazio Cima nel cuore del quartiere Coppedè, ma prorogata poi dal 2 al 5 giugno visto l’enorme successo di pubblico. Il quartiere Coppedè, uno dei rioni più teatrali di Roma. Quasi un omaggio nell’omaggio all’Alieno che per primo trasformò il palco in palcoscenico e la musica in uno spettacolo.
Ponendosi come obiettivo quello di rimanere fedeli alla globalità del messaggio di Ziggy Stardust, lo Spazio Cima ha aperto le porte a fotografi professionisti (come Tania Bucci che seguì il Duca in molti dei suoi tour), a illustratori e fumettisti big dell’illustrazione contemporanea (come Grazia La Padula, Tuono Pettinato, LRNZ, Otto Gabos, Adriana Farina, Martoz e tanti altri), e a semplici fan, lasciando così piena libertà nell’espressione del proprio ricordo. Nel varcare la soglia della piccola ma gremita location, si viene subito investiti da una visione quasi surreale: la serpentina di mura bianche dello Spazio Cima diventa una spirale temporale, i piedi un’astronave, le opere le coordinate. Guidati dalle note di Bowie in sottofondo, gli occhi si riempiono di fumetti e grafite, di linee morbide, tempere e acquerelli, quasi a citare i primi anni più folk; si riempiono di grafica vettoriale e di illustrazioni spigolose dai toni accesi, quasi a rendere omaggio al periodo glam e all’androginia di Ziggy. Si riempiono di storie.
E per tutta la durata di questo “viaggio” ti viene da chiederti quali siano queste storie nascoste dietro ogni segno e ogni scelta cromatica, tanto è la potenza delle opere. Ti viene da chiederti quale sia il rapporto tra artista in mostra e Bowie, e quanto influisca la sua musica nel processo creativo, tanto è importante la musica nelle nostre vite.
In una celebrazione festosa come questa di Bowie BlackStardust è naturale incontrare “i celebranti”, per cui facile diventa chiedere agli artisti la genesi delle proprie illustrazioni.
Grazia La Padula (Echi Invisibili, Tunuè 2015. Tavole su testi di Tony Sandoval) ad esempio, ci racconta di aver ascoltato molto David Bowie durante la realizzazione dell’opera, e di amare il Duca talmente tanto da voler creare un omaggio “a più strati”. Scegliendo come base per le illustrazioni dei fogli presi da una pièce teatrale, Grazia infatti non si è “limitata” a disegnare il volto di David, ma ha cancellato le lettere delle battute in modo da evidenziare la frase “Che uomo era?”, e le lettere dal nome della protagonista ‘Raimonda’ per far emergere la più bowieana ‘Ramona’. Si sa, l’occasione artistica fa CrunchEd ladro. Così ne approfittiamo per chiedere a Grazia news sui suoi lavori, e lei subito si racconta e ci racconta del suo primo libro d’autore, appena uscito in Francia (Là où dort la lune, Marmaille et compagnie, 2016), di quanto significato si perda nella traduzione dall’italiano del linguaggio del testo per bambini e della resa in francese dei neologismi creati per loro.
Tuono Pettinato, invece, si apre parlandoci di quanto indissolubile sia il suo legame tra musica e illustrazione non solo visto come influenza, ma proprio come fonte narrativa al punto da dedicare intere graphic novel a miti come Kurt Cobain (Nevermind, Rizzoli Lizard 2014), e Freddie Mercury (We are the champions, prossimamente in uscita sempre per Rizzoli). Anche il nostro David, ovviamente, assume un peso specifico nella vita di Tuono, che gli rese già omaggio prima della sua scomparsa con una striscia su XL (oggi in mostra allo Spazio Cima). A catturare maggiormente l’attenzione però è la sua macroillustrazione di uno Ziggy Stardust ad occhi chiusi, scelta anche come copertina dell’esposizione. «Bowie lascia spazio a mille interpretazioni, – ci racconta Tuono Pettinato – gli occhi bicromi sono un suo tratto caratteristico, per cui ho preferito questo sguardo chiuso per cercare di rappresentarlo nella maniera meno ovvia.»
Infine Martoz, esordiente autore di un folle fumetto in uscita a settembre per la bolognese Canicola, ma affermato fumettista già incontrato sulle pagine de Il Mucchio Selvaggio con una illustrazione proprio su Bowie, la stessa in mostra alla celebrazione al Duca. A Martoz va lo scettro della rappresentazione più alienante, nel vero senso della parola. Nella sua opera, infatti, Bowie viene raffigurato come un umanoide spigoloso, dalla pelle innaturalmente verde e con un cappello. «È sempre stato una gran fonte d’ispirazione per me, – dice Martoz del Duca – mi ha sempre dato la sensazione di essere un alieno, da qui il colore verde. Il cappello invece rappresenta l’abito con cui Bowie si umanizzava per poter comunicare con noi.»
«La musica ha un forte impatto su di me, – continua Martoz – la ascolto ovunque. Quando disegno metto spesso su un disco di Sebastièn Tellier, la sua voce ovattata mi aiuta ad alienarmi». Con queste premesse, noi di CrunchEd non possiamo che augurarti una carriera da marziano (e che il lupo si salvi sempre).
Generalmente, col sopraggiungere di una risposta, le domande si spogliano del dubbio e possono trasformarsi in consapevolezza. La sensazione che invece ti lascia Bowie BlackStardust, così come la musica del Duca Bianco, è una ricerca continua di senso, di sguardo e di interpretazione, in modo da trasformare quell’evento collettivo in una celebrazione privata. La ricerca di una domanda continua per non smettere, come Bowie, di rinnovarsi. Per trasformarti, come la musica, da oggetto finito a oggetto infinito.
© Foto di CrunchEd
Bowie BlackStardust
Spazio Cima
http://www.spaziocima.it
Via Ombrone 9, Roma
27/29 maggio – 2/5 giugno
© Isabella Di Bartolomeo