Comics&Science – The Public History Issue punta su Torino

Divulgazione: che sia storica o scientifica ormai è un problema farla bene ed evitare le trappole che vogliono renderla piacevole e adatta al grande pubblico, diminuendone il rigore. Come evitare questo pericolo? Beh per la Storia, chi meglio di Alessandro Barbero e Walter Leoni?

Questa volta Comics&Science non parla strettamente di scienza.

Perché la divulgazione non è solo scientifica, ma tutto il sapere va divulgato ed esposto correttamente. Oggi è sempre più difficile farlo, perché tanti provano a falsificare e a piegare la verità per i propri interessi.

Lo si fa con i dati scientifici e la loro interpretazione, lo si fa, a maggior ragione, con le scienze umane, che sono meno esatte e si basano spesso sulla statistica e/o sulle fonti, che, come i dati, sono a rischio contraffazione o interpretazione.

Spesso è chi li legge, e poi li riporta al pubblico, a manipolarli in modo più o meno consapevole.

Altre situazioni sono magari senza frode da parte di nessuno: dal bias che ci vuole convinti di sapere abbastanza da poter difendere la propria opinione come verità, alla difficoltà di avere accesso a fonti di prima mano che siano anche in quantità sufficiente per raccontare un evento.

Proprio per rendere più sicuri i percorsi di ricerca e più chiari al pubblico le scoperte e i metodi, il Consiglio Nazionale delle Ricerche ha degli Istituti che si occupano anche di ricerca in campo umanistico, come il CNR-ISEM, partner per questo primo issue del 2025 della nostra collana scientifica a fumetti preferita.

Il numero è in anteprima proprio in questi giorni al Salone del Libro di Torino, nello stand di Comics&Science e sarà presto disponibile sul sito e nei canali di distribuzione usuali.

Come dice l’anteprima online sul sito di Comics&Science:

La Storia è di moda: libri, podcast, speciali televisivi, canali Youtube, e code incredibili agli eventi pubblici in cui se ne parla. Parliamo di quell’ambito delle scienze storiche che in inglese si chiama Public History, e che in italiano ancora non trova una traduzione soddisfacente. Una vera e propria attività di ricerca, svolta sia al di fuori sia all’interno dell’ambito universitario, rivolta a un vasto pubblico e con finalità divulgative.

Chi se non Alessandro Barbero, il divulgatore storico per eccellenza, poteva ergersi a protagonista del racconto che porta al grande pubblico del fumetto la Public History?

La storia per il pubblico è un modo di fare ricerca storica che non sia strettamente per gli addetti ai lavori, sottolineando come per tutti i ricercatori, di qualsiasi campo si occupino, la terza missione sia ormai fondamentale. Un modo anche di prendere la parte più dura della ricerca, in qualsiasi campo, e renderla malleabile anche per chi non ha tutti gli strumenti per analizzare a fondo i fenomeni.

Da tutto questo viene fuori un numero divertente che mette di fronte l’alter ego fumettistico di Barbero a una forma di ipsedixitismo: l’essere un famoso divulgatore fa sì che il “l’ha detto Barbero” sia un po’ il nuovo “l’ha detto Piero Angela in TV” della nostra infanzia.

In questo modo si tende forse a edulcorare e annacquare la “purezza della ricerca”, per cui l’esperto diventa personaggio a tutto tondo e viene reso più vicino al grande pubblico, che non si pone troppo il problema della verità di quello che gli arriva nelle orecchie.

Oggi si applica al mondo scientifico e della ricerca quello che accadeva ironicamente qualche anno fa a Vittorio Gassman.

Ma in fondo era successo anche ad Einstein, le cui opinioni su cose non prettamente scientifiche erano prese in considerazione proprio per l’enorme credito scientifico e la notorietà mondana del personaggio. Da questo oggi sembrano fuggire in molti, tra i ricercatori che si occupano di “sapere” per professione.

Quindi lo storico professionista, un po’ come lo scienziato, tende a volte a rifugiarsi nella sua torre d’avorio, con le sue quasi incomprensibili verità, a meno che… non finisca con lo scoprire che la verità non è esattamente quello che si aspetta…

C’è sempre una lotta intestina nello scienziato/studioso/divulgatore tra la volontà di rispettare il rigore scientifico, contrapposta alla ricerca inconscia di fama e di riconoscimento che è in tutti noi; un po’ come accade a Keanu Reeves nel finale de The devil’s advocate.

Un altro problema che si legge nello spazio bianco è se la mediazione della storia (e della scienza) non prenda il sopravvento sulla storia (e la scienza) stessa… ma non spoileriamo troppo.

Il tutto in una narrazione che fa ridere e sorridere e in cui Leoni, autore sia dei testi che dei disegni, ha infilato anche una sorta di spiegone (ma non da parte di Barbero eh!).

Walter Leoni, con la sua verve nei testi e i testoni dei suoi personaggi, è certamente adattissimo a raccontare, strappando moltissime risate, una storia in cui si mescolano (almeno) due Medioevo, e diversi medievisti. Il Medioevo di Leoni è ovviamente popolato di battute, sorprese e qualche riflessione un po’ più seria tra le righe, tra citazioni letterarie, cinematografiche e popolari, sempre guidate dall’ironia pungente e a volte sfacciata dell’autore.

Ventiquattro tavole pienissime di battute, trovate grafiche e narrative, ma che fanno intendere che ce ne potrebbero essere state ancora di più.

Nei redazionali lo stesso Leoni si lascia intervistare da una ricercatrice, e ammette da una parte che ha faticato a mettere nelle tavole tutte le idee che ha avuto nella realizzazione della storia, dall’altra di essersi divertito davvero tanto a fare il fumetto: beh, anche noi a leggerlo!

Sì, mi sono divertito veramente tanto, anche perché mi è stata lasciata mano libera e ho fatto tutto quello che volevo.

Ma come spesso accade nell’ironia e nelle battute la verità si lascia intravedere. Infatti Leoni ha ben chiaro cosa succede spesso quando uno studioso diventa famoso:

Per cominciare, Barbero è prima di tutto un medievista, come ribadisce spesso rispondendo a domande su tutt’altro. Poi perché – come succede a noi vassalli quando incontriamo una figura di riferimento, un mentore – vogliamo che ci dica che cosa pensare e come vivere. Non solo che cosa pensa lui, anche quello che pensiamo noi, su qualunque argomento e sull’universo mondo… e ho cercato di ironizzare un po’ anche su questo. Ancora prima che cominciasse a rispondere alle domande sul podcast, ho recuperato conferenze dove alla fine la gente si scatena e da Barbero vuole sapere tutto, non solo la storia passata, soprattutto quella che verrà: vuole previsioni sul futuro, i numeri del Lotto, cosa ordinare dal menu…

I lunghi redazionali ci mostrano poi in maniera più diretta cosa sia la Public History e anche quali sono i suoi fondamenti. Infatti si parla di storia, di divulgazione, ma anche di archivistica. Sono gli archivi dove si custodiscono le fonti dirette, e da queste si può provare a ricostruire i fatti. Per questo diventa sempre più indispensabile mantenerli e saperli interrogare. Ed è da qui che bisogna partire. Uno studioso, per quanto ami divulgare, in primis ama i fondamenti della sua materia. Sempre per citare Walter Leoni:

è chiaro che il lavoro d’archivio e di ricerca gli piace proprio: ogni volta che nomina un volume polveroso, gli si illuminano gli occhi quando parla delle note all’interno dei libri, o delle biblioteche fredde e delle giornate in solitudine a scartabellare si commuove veramente, come un cuoco che parla della crema chantilly.

E a parlare con gli occhi lucidi di questi argomenti sono le persone che se ne occupano, gli archivisti, i bibliotecari, gli storici, che raccolgono, catalogano, talvolta selezionano, ma non trascurano nulla.

Tutti questi importantissimi aspetti della ricerca storica vengono trattati in modo molto chiaro e diretto dai ricercatori delle due sedi di Roma e Cagliari e delle tre Unità di Ricerca presso Terzi dell’ISEM.

Perché la Storia, anche quella per il pubblico, resti, in periodi foschi come quelli che stiamo vivendo, Magistra Vitae.


Titolo: Comics&Science – The Public History Issue
Autori: A cura di Roberto Natalini, Andrea Plazzi, con Walter Leoni, Davide La Rosa
Editore: CNR Edizioni
Volume: 16,8×24 cm, 48 pagine, colore, brossura
Prezzo: € 7
ISBN 978-88-8080-728-5

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi