Hideaki Anno a Professional – 60 anni fra realtà e immaginazione

La sera dello scorso lunedì 22 marzo il canale televisivo nazionale giapponese NHK G ha trasmesso la consueta puntata del programma Professional – Shigoto no ryūgi (“Professional – Metodi di lavoro”). In effetti non era una consueta puntata: già la collocazione spostata dal martedì al lunedì, la durata aumentata da 45 a 75 minuti e l’orario più comodo alle 19:30 invece delle 22:30 indicano che stavolta c’era qualcosa di speciale da mostrare in questo programma che dal 2006 racconta la vita e il lavoro di professionisti negli ambiti più disparati: dai panettieri dei villaggi montani agli ingegneri che progettano grattacieli, dagli entomologi nella giungla agli ultimi custodi delle tecniche ceramiche tradizionali, Professional racconta il mondo del lavoro giapponese nella maniera più vasta possibile. Stavolta però il soggetto della puntata era speciale e meritava una eccezione di collocazione, durata e orario del programma: il soggetto era Hideaki Anno.

Fotogramma tratto dalla puntata 470 del programma "Professional" della NHK dedicata a Hideaki Anno.
Hideaki Anno in giro per la natìa città di Ube con la sua t-shirt “Parisien” nella puntata a lui dedicata del programma Professional. La didascalia in alto a destra recita “Hideaki Anno, reportage di 1’214 giorni – Verso la conclusione di una grandiosa opera d’animazione”.

 

La vita e il lavoro

Classe 1960, Hideaki Anno ha raggiunto lo scorso 22 maggio il suo kanreki, ovvero ha compiuto 60 anni. È un’età speciale perché rappresenta la fine di un ciclo astrologico cinese completo e l’inizio di un nuovo ciclo: dati i 12 animali dello zodiaco, ognuno dei quali dura un anno, e i cinque elementi con cui possono combinarsi, 12×5=60 anni. In 60 anni la vita inizia, si svolge e finisce per poi ricominciare da capo con una nuova narrazione: la vita (ri)comincia a 60 anni. Ecco il motivo per cui in Estremo Oriente quando si raggiunge il kanreki ci si veste di rosso, il colore benaugurante con cui tradizionalmente si vestono i neonati (come il figlio di Yubaba ne La città incantata) e con cui infatti si è vestito anche Anno lo scorso 22 maggio.

Hideaki Anno vestito con abiti rossi per il suo kanreki.
Grande festa alla corte di Anno.

La puntata su Anno di Professional dà allo spettatore un’infarinatura dell’intera carriera del regista, ma si concentra sugli ultimi quattro anni di lavoro che hanno portato alla realizzazione del suo ultimo film Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time. Anno viene seguito dalla telecamera in studio, al ristorante, per strada, e in più occasioni appare in qualche maniera frettoloso, quasi agitato, come se avesse bisogno di concludere il film il prima possibile. Ripete più volte che è ora di finire senza rimpianti, che non c’è tempo, che bisogna sbrigarsi. Ma chi gli corre dietro?

Con la serie Rebuild of Evangelion in produzione dal 2007 e già comunque abbondantemente in ritardo sui tempi massimi previsti, e con un ritorno economico al franchise Evangelion quanto mai fiorente, Anno potrebbe benissimo prendersela comoda. Anzi, è perfettamente plausibile che se anche lui avesse chiesto alla società distributrice Tōhō altri 10 anni di tempo per finire il film e dedicarsi intanto ad altri progetti, loro glieli avrebbero concessi senza tante preghiere, come peraltro i nove anni di gap fra il terzo e il quarto film dimostrano. Allora chi è che corre dietro ad Anno? Forse lui stesso, è lui che si corre dietro da solo.

 

La fine di un ciclo

Pur se rimandata due volte per via della pandemia, l’uscita del film è comunque sempre stata prevista all’interno del 60esimo anno di vita di Anno, cioè fra il 22 maggio 2020 e il 22 maggio 2021. La prima data d’uscita era infatti fissata per giugno 2020, poi per gennaio 2021, poi infine per marzo 2021: se ci fosse stato un altro rinvio avrebbe potuto sforare le date fatidiche e sarebbe stato inaccettabile. La cosa non può essere casuale, alla luce del fatto che Anno, stando alle parole della moglie riportate nel programma TV, si è letteralmente quasi ammazzato di lavoro e fatica e privazione del sonno pur di finire in tempo nonostante non ci fosse nessuna stringente ragione economica o pratica per affrettare questo lavoro di assoluta portata storica. Dev’esserci quindi una ragione personale, simbolica.

Fotogramma tratto dalla puntata 470 del programma "Professional" della NHK dedicata a Hideaki Anno.
Il devasto.

E questa ragione infatti c’è: il kanreki. Anno ha voluto dare un segnale estremamente netto della fine del suo primo ciclo umano e artistico e l’inizio del secondo abbandonando per sempre, senza rimpianti e a chiare lettere Evangelion, il titolo che ha occupato, vandalizzato, parassitato gli ultimi 25 anni della sua vita. Lo dice anche in trasmissione: alla giornalista che gli chiede se davvero stavolta Evangelion finisce come ha detto, Anno risponde lapalissianamente che se ha detto che finisce vuol dire che finisce, punto. Almeno per lui, s’intende.

Ora c’è da vedere in cosa si concretizzerà questo secondo ciclo, a cui Anno sta già pensando. Quando alla prima del film per lo staff Anno esce dalla sala, la giornalista di Professional gli chiede come mai non lo guardi anche lui, ma Anno risponde che no, non ce n’è bisogno, che tanto l’ha già visto mille volte e che comunque è un capitolo chiuso ed è ora di pensare ai prossimi lavori. I prossimi lavori sono Shin Ultraman e Shin Kamen Rider e sono film dal vivo, per quanto siano dei fantasy con effetti speciali.

Il trailer di Shin Ultraman mostra scelte stilistiche chiaramente simili a quelle di Shin Godzilla. Inizialmente previsto per l’estate del 2021, è stato rinviato a data da destinarsi. Il trailer di Shin Kamen Rider non è ancora stato pubblicato e d’altronde mancano ancora (almeno) due anni all’uscita, per ora ci sono solo un montaggio realizzato da Anno stesso con immagini della serie TV originale di Shōtarō Ishinomori e un breve teaser informativo pubblicato lo scorso 3 aprile 2021, ovvero proprio 50 anni dopo la trasmissione della prima puntata di Kamen Rider.

 

Un film dal vivo disegnato

Dopo aver letteralmente rivoluzionato l’animazione (non solo giapponese), il cinema dal vivo sembra proprio la nuova direzione intrapresa da Anno. Paradossalmente è proprio un film animato come Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time a confermarlo, dato che si tratta a tutti gli effetti di un “film dal vivo disegnato”.

Come mostrato nella puntata di Professional, il processo lavorativo per la realizzazione di questo film è stato del tutto peculiare, probabilmente unico nell’intera storia dell’animazione mondiale. Tutto è partito con dei lunghi brainstorming forzati, in cui lo staff degli autori principali (registi, designer, capi animatori eccetera) si è chiuso in una camera d’albergo per oltre un mese a elaborare il film nelle sue componenti minute partendo dal copione di Anno. Incredibilmente non è stato elaborato alcuno storyboard, ovvero è stata eliminata volontariamente proprio la caratteristica fondamentale che distingue un film animato da un film dal vivo, negando alla radice la “natura animata” di Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time. Al loro posto sono stati invece disegnati dai tre registi Mahiro Maeda, Katsuichi Nakayama e Kazuya Tsurumaki una gran quantità di concept grafici che sono poi serviti come riferimenti nel passaggio successivo, ovvero le riprese dal vivo.

Dopo l’albergo, lo staff si è spostato in un teatro di posa della Tōhō per una fase lavorativa del tutto innovativa e assolutamente inedita in un film animato giapponese, e forse in qualunque film animato. L’intero copione è stato infatti recitato dal vivo da attori, ognuno nella parte di un personaggio, indossando delle tute per la motion capture così da poter riversare il girato su PC. Anno spiega che la ragione dietro a questa peculiare lavorazione sta nel fatto che lui voleva controllare fisicamente la messinscena, studiando empiricamente, dal vivo, sul campo, la distribuzione di spazi, personaggi e punti di vista.

Fotogrammi tratti dalla puntata 470 del programma "Professional" della NHK dedicata a Hideaki Anno.
Sopra: gli attori in tuta da motion capture recitano una scena tratta dalla prima delle quattro parti di Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time; sotto: la stessa scena riportata al computer. Il movimento degli attori viene colto da speciali cineprese chiamate virtual camera, dotate di sensori e manovrabili attraverso manubri o controller da videogiochi (come nel caso di questo film, in cui sono stati usati i controller della PlayStation).

È un approccio estremamente sperimentale che consente al regista di essere svincolato dai limiti dell’animazione (ad esempio la presenza di un certo sfondo o di una certa inquadratura decisa in fase di storyboard) e di tentare numerosi test spaziali fino a trovare l’inquadratura perfetta. Al contempo, è anche un metodo creativo molto diverso dal disegno, sia in termini economici (girare dal vivo è molto più costoso) sia artistici, poiché in un disegno l’artista può scientemente forzare o deformare pose, oggetti e proporzioni in base alle sue soggettive esigenze visive o comunicative (lo faceva anche Leonardo da Vinci, come nel celebre esempio dell’Annunciazione degli Uffizi), il che gli consente di realizzare un mondo immaginario, mentre con la ripresa dal vivo tutte le parti dell’immagini sono oggettive e si collocano in uno spazio oggettivo, cioè nel mondo reale. In questa maniera Anno comunica inconsciamente allo spettatore un forte senso di realismo, che è proprio il tema principale del film.

L’animazione ottenuta a partire dai modelli in motion capture si colloca a metà strada fra il rotoscopio e il metodo usato dagli animatori storici della Disney, che si rifecero a veri cerbiatti per animare Bambi e fecero recitare tutto Alice nel Paese delle meraviglie e Le avventure di Peter Pan dal vivo a Kathryn Beaumont (la doppiatrice rispettivamente di Alice e Wendy) per poi usare i filmati ottenuti come base per l’animazione.

Il film del 2015 Hana to Alice satsujin jiken è il primo lungometraggio d’animazione del regista Shunji Iwai, amico e collaboratore di Anno (il cui nome compare fra i ringraziamenti nei titoli di coda). Il film è il prequel della pellicola dal vivo Hana to Alice del 2004 ed è stato realizzato completamente con animazione al rotoscopio: come per qualunque altro film animato è stato disegnato uno storyboard completo, dopodiché gli attori hanno recitato in location reali le scene filmate attenendosi allo storyboard, e poi gli animatori hanno ricalcato il tutto usando metodi grafici diversi per sfondi e personaggi (acquerellati i primi, a tinte piatte i secondi). Il risultato è un mix straniante di realismo e irrealismo.

 

Uno stralcio della performance di Kathryn Beaumont, perfettamente abbigliata con tanto di fiocchetto e pinafore, per la scena della porta in Alice nel Paese delle meraviglie. Purtroppo l’intero filmato non si è conservato, anzi è già un miracolo che ne siano rimasti foto e spezzoni video (oggi conservati al The Walt Disney Family Museum di San Francisco), perché quello che oggi ci appare come un importante documento storico al tempo era semplice materiale di lavoro, una “brutta copia” per arrivare alla “bella copia”, overo il film animato.

 

La motion capture di Anno però non è né il rotoscopio né il metodo storico Disney, perché il primo usa i filmati per definire e poi ricalcare tali e quali i movimenti dei personaggi, mentre il secondo produce del materiale di studio per gli animatori (i filmati erano a cinepresa fissa, quindi agli animatori servivano come riferimento per movenze ed espressioni facciali). La motion capture di Anno invece serve per decidere fattualmente e dettagliatamente ogni singola inquadratura, per «cercare l’angolo giusto» stando alle parole del regista, e non per guidare gli animatori. Ovvero, la motion capture non serve per i personaggi, ma per gli spazi, dato che «se l’angolazione e il montaggio vanno bene, allora l’animazione può fermarsi e il movimento non serve nemmeno», a conferma ulteriore di quanto l’uso dello spazio sia il vero cuore creativo del lavoro di Anno.

Fotogramma tratto dall'episodio 4 di "Neon Genesis Evangelion" di Hideaki Anno e Gainax.
Un celebre esempio delle immagini fisse autosufficienti di Anno tratta dall’episodio 4 di Neon Genesis Evangelion, episodio su cui si basa gran parte di Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time.

Questo vuol dire che, in pratica, Evangelion:3.0+1.0 Thrice Upon a Time è in tutto e per tutto un film live action, in cui l’animazione può essere considerata alla stregua di un “effetto speciale sovrapposto in post-produzione”, perché il film era comunque già pronto e finito nel momento in cui è stato completato il montaggio delle parti recitate in motion capture. Una volta finite le riprese nel teatro di posa, infatti, è iniziato l’estenuante lavoro di montaggio delle decine di ore di girato. Anno si è chiuso in studio con la montatrice Keiko Tsujita, tenendo per ogni scena la variante che funzionava meglio, togliendo il superfluo, aggiungendo nuove scene, e poi editando il tutto per ottenere coerenza narrativa. Proprio come in un film dal vivo.

Fotogramma tratto dalla puntata 470 del programma "Professional" della NHK dedicata a Hideaki Anno.
Anno e la montatrice Tsujita lavorano al montaggio del film.

 

Realtà vs. Immaginazione

Attenzione: questo paragrafo contiene spoiler a Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time.

C’è poi un ultimo, ma non meno importante aspetto legato al teatro di posa della Tōhō: è esattamente lo stesso teatro che compare nel finale di Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time. Anno ha già ampiamente abituato il suo pubblico a concentrarsi sugli aspetti intra-narrativi ed extra-narrativi e al rapporto fra le opere immaginarie e il mondo reale in cui queste sono state prodotte. Succedeva già nella serie TV del 1995, in cui nell’ultimo episodio viene mostrato il copione dei doppiatori, succedeva nei film del 1997, in particolare nelle scene girate in un cinema in cui gli spettatori rivedono sé stessi, e in generale ogni opera targata Evangelion, proprio per la sua natura multimediale, contiene al suo interno riferimenti incrociati sia ad altre opere del franchise sia a titoli terzi (come i riferimenti al regista Kon Ichikawa).

Fotogrammi tratti dall'episodio 26 di "Neon Genesis Evangelion" di Hideaki Anno e Gainax.
Copioni, modellini e personaggi come attori hanno sempre fatto parte della poetica di Evangelion.

Questo aspetto metanarrativo della serie raggiunge il suo apice nella terza parte di Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time, ovvero durante la rinarrazione del Progetto per il perfezionamento dell’uomo come appariva in The End of Evangelion, in cui Shinji e gli altri personaggi si ritrovano proprio nel teatro di posa della Tōhō. Lì, circondati dalle vere virtual camera per la motion capture, dalle vere scenografie di compensato usate dagli attori e dai veri modellini in miniatura del Villaggio-3, i personaggi recitano esplicitamente delle parti esattamente come gli attori con le tute avevano recitato le parti dei personaggi. I personaggi che recitano gli attori che recitano i personaggi.

Anche se il significato del teatro di posa è comprensibile solo a chi ha visto la puntata di Professional, chiunque conosca Evangelion può comunque riconoscere il fortissimo aspetto metanarrativo del film nella proiezione sul muro del teatro di alcune immagini e delle title card tratte dalla serie TV del 1995, dai film del 1997 e dai film del Rebuild: potrebbero far pensare a una conferma della teoria del loop, come fossero realtà precedenti, ma stando alle battute dei personaggi si tratta invece di altri possibili scenari narrativi frutto delle decisioni e del libero arbitrio di Shinji.

D’altronde è di questo che ha sempre parlato Evangelion: tu puoi cambiare la tua vita. Sei tu che decidi la forma della realtà: non esistono precedenti realtà, non esistono altre realtà, o meglio ne potrebbero esistere tante, i suddetti altri possibili scenari narrativi creati dall’immaginazione, è vero, ma qui e ora esiste una sola realtà ed è quella che decidi tu.

La coerenza del messaggio narrativo mantenuto da Anno in 25 anni di lavoro su Evangelion è veramente straordinaria.

 

Hear my voice in your head and think of me kindly

Una volta concluso il soggetto, la sceneggiatura, il lavoro registico tradizionale (ovvero letteralmente cinepresa alla mano) e poi il montaggio, Anno ha potuto lasciare con fiducia il film nelle mani dei tre registi Mahiro Maeda, Katsuichi Nakayama e Kazuya Tsurumaki per sostituire i bambolotti in 3D ottenuti con la motion capture con delle vere (e bellissime) animazioni.

A quel punto Hideaki Anno si è potuto concentrare sulla recitazione vocale. Come si vede benissimo nella puntata di Professional, si è trattata di una delle fasi più delicate e soprattutto toccanti della lavorazione del film, non solo per la natura attoriale, creativa ed emozionante della recitazione in sé, ma anche perché la sceneggiatura prevede numerose battute particolarmente importanti che rispondono a vecchie domande, esprimono vere e proprie dichiarazioni d’amore (filiale, amicale, sentimentale), e soprattutto dicono addio per sempre ai personaggi.

Fotogramma tratto dalla puntata 470 del programma "Professional" della NHK dedicata a Hideaki Anno.
L’attrice vocale Kotono Mitsuishi fatica a trattenere le lacrime durante la recitazione di una scena cruciale del suo personaggio Misato Katsuragi.

D’altronde Anno non solo non ha mai nascosto l’importanza della recitazione nelle sue opere, ma l’ha anzi esaltata esplicitamente come un elemento di primaria importanza. Alla fine dei titoli di coda di Air, la prima parte del film The End of Evangelion, un cartello riporta un messaggio di ringraziamenti del regista allo staff, al cast, agli amici e a “cinque donne”, che sono state riconosciute nelle cinque doppiatrici principali Megumi Ogata (nel ruolo di Shinji), Megumi Hayashibara (Rei), Yūko Miyamura (Asuka), Kotono Mitsuishi (Misato) e Yuriko Yamaguchi (Ritsuko). Anche la dichiarazione ufficiale della Gainax secondo cui i master audio originali di Punta al Top! GunBuster sono andati perduti fa sorgere il legittimo sospetto che non sia nient’altro che un’ottima scusa per evitare i doppiaggi internazionali e imporre ovunque la (meravigliosa) recitazione originale.

In Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time la recitazione vocale non è meno importante e Anno è stato estremamente attento a dirigere gli attori vocali parola per parola, a volte dando loro assoluta libertà interpretativa e a volte costringendoli a ripetere le battute all’infinito finché non suonavano come le voleva lui (povera Megumi Hayashibara).

 

Ritorno a casa

La puntata di Professional mostra anche molto altro: per esempio il celebre perfezionismo di Anno, capace di rifiutare con sdegno le proposte dei suoi collaboratori storici (i quali, muti, abbassano il capo), o di riscrivere all’infinito il copione, o di rigettare mesi di lavoro al teatro di posa e in sala di montaggio perché insoddisfacente. Tutte caratteristiche già note del personaggio-Anno.

Il programma ha però anche mostrato altri due aspetti meno noti e molto peculiari. Il primo è l’uomo-Anno. Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time è a oggi il lavoro più personale di Anno, strappando lo scettro al film dal vivo del 2000 Shiki-Jitsu, che pure era stato girato nella sua città natale Ube e interpretato dal succitato regista Shunji Iwai, suo amico e alter ego. In questo nuovo film il livello di esposizione personale di Anno raggiunge e in numerosi casi supera di gran lunga la metafora per diventare chiaramente confessione. Alcuni aspetti personali del regista sono espliciti, al punto che varie battute suonano palesemente come sue dichiarazioni messe in bocca ai personaggi e alcuni luoghi sono evidentemente legati a vecchi ricordi, mentre altri aspetti sono presentati in forma più criptica, fra cui il rapporto con suo padre.

Anno racconta che suo padre Takuya perse la gamba sinistra in un incidente con una sega mentre lui e un’altra persona stavano tagliando un grosso tronco d’albero, e questo handicap lo condizionò e rattristò fontemente per tutta la vita. Un risentimento che il regista ammette essersi forse in qualche maniera trasferito anche a lui, ma trasfigurato attraverso l’arte: fin da bambino Anno era infatti fan di Tetsujin 28-gō (in Italia Super Robot 28), il cui robot protagonista perdeva arti in seguito a violenti combattimenti con i nemici. L’incidente del padre e Tetsujin 28-gō, secondo Anno stesso, potrebbero essersi fusi nel suo immaginario visivo e aver portato alle terribili, impressionanti scene di mutilazione in cui le Unità Eva talvolta incorrono durante i loro combattimenti. Per Anno le cose rotte, spezzate, incomplete appaiono molto più interessanti rispetto a quelle perfette.

Fotogramma tratto dalla puntata 470 del programma "Professional" della NHK dedicata a Hideaki Anno.
Hideaki Anno attende il treno seduto su una panchina del binario 3 della stazione di Ube Shinkawa, lo stesso luogo che (crittogramma per abili solutori) abcdefg hgi jkheig lgi mkic.

L’altro aspetto del regista mostrato dal programma TV è l’artista-Anno e il suo continuo fuggire. Comportandosi in maniera straordinariamente simile al protagonista della serie (o meglio, è il protagonista che si comporta come lui), Anno ha ben chiaro qual è il suo dovere, ma al contempo non riesce a sopprimere il suo io giocoso, bambino, in qualche maniera ribelle che lo porta a scappare spesso dallo studio per andare a passeggiare in giro. Spesso si tratta in realtà di un lavoro di documentazione, anche se non è detto che tutto quello che fotografa, vede, legge e acquisisce finisca poi effettivamente nel lavoro finito.

Ci finisce però in potenza: chiunque abbia mai fruito una qualunque opera del franchise Evangelion non può non aver percepito chiaramente che c’è dietro un enorme lavoro di worldbuilding di cui solo una minima parte è mostrata al pubblico. Professional svela un po’ di questo processo creativo e sottolinea quanto il valore del tempo abbia un significato in Evangelion: in particolare, il passare o il non passare degli anni (come per i Children) cambia radicalmente la percezione del mondo, dei valori, delle cose importanti. I personaggi adulti e quelli bambini ragionano e agiscono in maniere completamente diverse. Anno è un po’ l’anello mancante fra questi due atteggiamenti: è un adulto con il cuore di un bambino, e la sua più recente produzione lo dimostra appieno.

 

Sei uno spirito avventuroso?

La più recente produzione di Anno sembra essere diretta a riscrivere, o a dare un nuovo inizio a un’intera fetta della cultura pop giapponese con la sua serie Shin. Dopo Cutie Honey (che di fatto fu il primo Shin, anche se ancora inconsapevole), Anno ha diretto Shin Godzilla, ora c’è Shin Evangelion (questo infatti il titolo originale), e in futuro vedranno la luce dei proiettori cinematografici anche Shin Ultraman e Shin Kamen Rider. Tutti questi shin sono sempre scritti in katakana e nascondo quindi il loro significato, ma va comunque cercato dentro i termini “nuovo”, o “dio”, o “vero” o “avanzare”, tutti letti con l’omonimo shin in lingua giapponese.

Leggendo l’opera di Anno attraverso i criteri della politique des auteurs, primo fra tutti la lettura dell’intera produzione come prevalente sulla singola opera, appare chiaro come il punto principale della poetica del regista sia il rapporto fra la realtà e l’immaginazione. Se nelle prime opere questo rapporto si esprimeva attraverso l’uso della tecnica dell’animazione (tradizionalmente legata al mondo dell’infanzia) e di ambientazioni fantastiche per trattare temi estremamente seri e adulti, nelle ultime opere il rapporto si è ribaltato in sceneggiature oltremodo complesse, serie, prolisse, fortemente tecniche e realistiche per trattare temi assolutamente irrealistici come i supereroi tokusatsu e i mostri kaijū. I miti dell’infanzia calati nel mondo degli adulti.

L’esempio principe è Shin Godzilla, che nella puntata di Professional viene definito senza mezzi termini come un film che ha cambiato la storia del cinema giapponese, e che fin dallo slogan sulla locandina dichiarava a chiare lettere che il tema era 現実対虚構 Genjitsu tai kyokō “Realtà vs. immaginazione”. Storie irrealistiche in contesti realistici. Anche Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time segue pienamente questo pattern.

Fotogramma da "Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time" di Hideaki Anno.
Il nome di Hideaki Anno compare nei titoli di testa di Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time proprio sotto i cartelli di blocco del traffico: la metafora non poteva essere più chiara, il percorso di Anno nel mondo di Evangelion finisce qui. Stop.

Un approccio che in passato era identico e adesso è invece perfettamente speculare rispetto a quello di Hayao Miyazaki, di cui Anno è il legittimo erede, che ha sempre calato temi oltremodo seri e realistici in ambientazioni fantastiche e irrealistiche. Grazie alla sua capacità di sfruttare il rapporto fra realtà e immaginazione Miyazaki ricevette la sua personale puntata speciale di Professional il 27 marzo 2007, cioè esattamente 14 anni prima della puntata speciale su Anno del 22 marzo 2021. 14 anni come l’età dei Children, come il tempo passato da Shinji nello spazio, come il periodo di produzione della tetralogia Rebuild of Evangelion… queste coincidenze cominciano a essere un po’ troppe.

14 anni dopo Miyazaki, anche Anno riceve la sua puntata di Professional, che lo dipinge come uno spirito avventuroso non meno di quanto lo è il suo maestro, il quale maestro descrive Anno come intenzionato a lavorare «finché il sangue gli scorrerà nelle vene».

Hideaki Anno ha concluso i suoi primi 60 anni con un’opera eccezionale sia nella forma sia nel contenuto sia nel modo in cui la forma e il contenuto sono stati realizzati. Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time: un film fantastico girato dal vivo, la cui recitazione vocale è stata eseguita dal vivo davanti al regista e da lui stesso diretta, che finisce con una scena dal vivo, e che nella sua filmografia si colloca fra due film fantastici girati dal vivo. Il desiderio di realtà, o meglio ancora di analizzare il rapporto fra realtà e immaginazione, non si potrebbe gridare più forte e chiaro di così. Buon secondo ciclo umano e artistico, Hideaki Anno.


Tutte le immagini sono usate a puro scopo illustrativo e sono copyright dei rispettivi proprietari.

Per Professional: © 2021 NHK. All rights reserved. All images shown are for illustration purpose only.
Per Evangelion: © 2021 Khara. All rights reserved. All images shown are for illustration purpose only.

Mario Pasqualini

Sono nato 500 anni dopo Raffaello, ma non sono morto 500 anni dopo di lui solo perché sto aspettando che torni la cometa di Halley.

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