Un calcio per la storia: una squadra per l’Algeria

una maglia per l'Algeria copertinaUn disegnatore belga (Javi Rey), due sceneggiatori bretoni (Kris e Betrand Galic) per raccontare una storia al di là del Mediterraneo: la prima nazionale di calcio d’Algeria.

Nata quando l’Algeria non esisteva ancora.

Nata dalla fantasia dei due scénariste, che, pur ispirandosi alla realtà, hanno romanzato questa avventura umana, sportiva e politica fuori dal comune.

Filo conduttore è Rachid Mekhloufi.

Figlio di un ausiliario algerino della polizia francese, da Setìf, città resa famosa proprio dagli scontri fra militari francesi e rivoltosi algerini nel 1945, Rachid diventa protagonista assoluto del calcio francese degli anni ’50, meritandosi la convocazione nella nazionale dei bleus e trascinando l’A.S.S.E  alla conquista di diversi campionati.

Ma non dal 1958 al 1962.

Nei quattro anni a cavallo tra il mondiale di Svezia e quello del Cile, con l’aiuto di Mokhtar Arribi, e sotto la guida di Mohamed Boumezrag, infatti, Mekhloufi diede vita al progetto nazionale algerina, anche se la nazione Algeria non esisteva.

il giovane Rachid

Questo fumetto racconta i momenti importanti della storia di Rachid e di altri giocatori algerini, dalla strage di Setif, alla partenza per la Francia, ma si concentra soprattutto su quei quattro anni, dalla fuga dell’aprile 1958, al ritorno nel dicembre 1962.

Quattro anni che hanno fatto la storia dello sport, dell’Algeria e della Francia; una storia di storie, con protagonisti calciatori, allenatori e politici.

Un fumetto di cronaca e storia, certamente romanzato, ma più che verosimile anche nei dettagli, in cui lo sport è sicuramente protagonista, ma si intreccia con le amicizie, anche con quelle lontane, con i viaggi lunghi e complessi, che mettono alla prova e fanno nascere relazioni personali e familiari. I personaggi sono pienamente umani, si alternano tra il patriottismo, la passione sportiva e la vita quotidiana con delusioni, amori, frustrazioni. E vengono rappresentati con profondità, senza eroismi e senza nascondere difetti e difficoltà.

Sullo sfondo non vengono dimenticate le realtà storiche: le sanzioni che la FIFA promise alle nazionali che avessero giocato con la squadra algerina, i personaggi storici che hanno incrociato il percorso, da Ben Bella a Ho Chi Min.

I piani di lettura di quest’opera sono tanti, come i sentimenti che suscita. Grazie alla capacità degli autori di cogliere le piccole umanità che si incontrano nel quotidiano: la durezza del comandante Kaci e la macchietta del doganiere; la difficoltà del viaggio sul predellino e l’invidia per i compagni di squadra in campo nel mondiale svedese. Con il rimpianto per tutti i francesi che con i giocatori algerini quel mondiale magari avrebbero potuto vincerlo invece di accontentarsi del terzo posto e del record di gol di Fontaine.

Lo stile è quello più classico delle bande dessinée: tratto sottile e pulito, al limite della linea chiara, con pochissime ombre. Forse non sempre adatto a raccontare dei posti presentati: i furgoncini utilizzati nelle diverse tourneé, gli uffici del FNL e gli scarafaggi negli hotel polacchi sono fin troppo puliti.

La gabbia è dinamica, con una divisione in vignette mai uguale, ma allo stesso tempo classica: da tre a cinque righe, divise in riquadri sempre rettangolari. Il tratto è ovviamente realistico, rende riconoscibili luoghi e personaggi, riporta dettagli minuziosi negli sfondi, nelle azioni, nei volti.

Non sempre il disegno è dinamico, neppure nelle “cronache” delle partite di calcio, che sembrano più una sequenza di foto. Infatti, non avendo che poche vignette per raccontare intere partite, il più delle volte si focalizzano sulle istantanee dei momenti più significativi.

Le linee di movimento, anche quando sono presenti, sono comunque ridotte all’osso. Anche se i voli dei portieri e i gesti dei giocatori sono sempre molto plastici. Come plastiche sono le espressioni dei volti che sottolineano gli stati d’animo e le situazioni di tutta la storia.

Il fumetto veicola bene le emozioni che vuole suscitare nel lettore. È divertente quanto basta, mantiene sempre un substrato di leggerezza, anche negli inevitabili snodi difficili della storia. Forse perché sappiamo che la storia è finita bene.

Così la tensione finale del ritorno di Rachid nello stadio del Saint Etienne traspare anche dal fumetto, ma si scioglie rapidamente, perché è la storia (finita bene) di un calciatore.

Di un calciatore che ha usato la sua tecnica e la sua fama per una cosa più grande, ma, in fondo, sempre di un semplice calciatore.

Che alla fine è tornato a giocare dentro il suo stadio, l’enfer vert, verde come la maglia del suo A.S.S.E. e anche come la maglia della sua Algeria.

Per approfondire la storia della squadra del FNL, oltre ai redazionali in coda al libro che contengono moltissime informazioni, compresa una buona bibliografia, è possibile trovare molto materiale sul web (un esempio in italiano e uno in inglese).

Una maglia per l’Algeria

Kris – Bertrand Galic – Javi Rey
136 pagine colori – 17×24 – cartonato
ReNoir – 19.90 €

Andrea Cittadini Bellini

Scienziato mancato, appassionato divoratore di fumetti, collezionista di fatto, provo a capirci qualcosa di matematica, di scienza e della Nona Arte...

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