Thor di Jason Aaron -1

Le raccolte in volume e alcuni numeri della run, non ancora conclusa ma in procinto di concludersi a Dicembre, di Jason Aaron su Thor sotto lo sguardo di uno dei nostri redattori.

Quando mi hanno chiesto di leggere e commentare qui la run di Thor di Jason Aaron che da alcuni anni è lo sceneggiatore del Dio del tuono, i polsi un po’ hanno tremato (vedi le premesse in fondo all’articolo).

D’altra parte però le sfide si accettano.

Così sono partito dall’inizio del lavoro asgardiano di Aaron, che sembra avrà fine nel corso di quest’anno. In particolare nell’edizione proposta dalla Gazzetta dello Sport e dal Corriere della Sera a partire dall’ottobre 2017.

Il Macellatore di Dei 1

Mi sono concentrato in particolare sulle storie che vanno da Il macellatore di dei a Il decimo regno.

Intanto qualche notizia sull’edizione.

Ogni numero presenta una serie di testi che aiutano il neofita a capire il mondo di Thor (almeno quello fumettistico) e la sua storia editoriale. Le rubriche vanno sotto i titoli di Benvenuti ad Asgard, Cronache dal bifrost e Miti e leggende.
Inoltre, ovviamente, si conoscono un po’ meglio anche gli artisti che si incontrano in questi volumi.

I testi sono brevi e di lettura snella, con pochi fronzoli, e quindi non appesantiscono la lettura della parte grafica.

Per quanto riguarda le storie, devo dire che, per quanto muscolari e belliche, d’altra parte si parla del dio dei Vichinghi, i racconti hanno una bella dinamica. I personaggi sono ben delineati, hanno una storia interessante. Soprattutto i cattivi, non sono cattivi e basta.

Anche se cattivi lo sono davvero. Gorr, Malekith, Dario Agger, Loki, Galactus con motivazioni diverse, vogliono distruggere tutte le divinità dell’universo, tutti i nove regni e la Terra. O semplicemente dare sfogo alla loro malvagità.

Per sconfiggere Gorr, Aaron fa incontrare tre diverse generazioni, o meglio lo stesso Dio del tuono, ma in tre età diverse. E ci aggiunge le nipoti Frigg, Atli, Ellisiv.

Eppure non si creano paradossi temporali, anzi, le diverse versioni non ricordano neppure di essersi incontrate. D’altra parte si tratta di dei, che attraversano il tempo, muoiono e risorgono…

L’intreccio, nonostante le linee narrative parallele, si dipana bene, con chiarezza e con altrettanto coinvolgimento. Non è mai banale, ma neppure salta di palo in frasca per le troppe “sorprese”.

Già con questa prima storia Aaron è riuscito a coinvolgere e dare forza a tutte le età del Dio del Tuono. Ha fatto cogliere contemporaneamente le permanenze del personaggio nelle sue varie epoche e le variazioni medesime. Ha in qualche modo ridefinito la sua divinità.

Sicuramente un ulteriore fattore di fascino di questa prima saga è dato dai disegni di Esad Ribic, croato, più vicino all’illustrazione che al fumetto. Le prospettive mai banali, che guidano l’occhio del lettore. Il suo tratto è esaltato anche dai colori, per lo più a opera di Ive Svorcina.

Nella seconda delle storie della saga del tuono, Aaron libera l’elfo oscuro che, dopo essersi vendicato della sua razza, si alterna ad altri cattivi come Loki e Agger. In questo modo Aaron prende spunto per attraversare tutti i nove regni, da Svartalfheim, regno degli elfi oscuri, a Midgard.

Il primo diventa il regno di Malekith, l’ultimo rischia di essere distrutto dagli uomini stessi (e dai loro avvocati).

Vengono così modellati i nemici di Thor, ma anche coloro che lo accompagnano nella lotta.

Aaron in questo modo attraversa anche tanti aspetti della scrittura dei fumetti di supereroi. Dopo la saga epica contro Gorr, si arriva all’angosciante lotta contro la Roxxon e il mostro (in tutti i sensi) che la dirige. Sottolineando i problemi globali (ambientali) e personali di Thor.

In questo modo ridisegna tanti personaggi e i loro rapporti.

Anche nelle storie brevi si ridelineano il passato e il futuro, con forza ed efficacia. E con passaggi mai banali, anche se ci si concede qualche divertissement.

Come in Giorni di vino e di draghi in cui Thor affronta il drago Skabgagg dopo essersi svegliato ubriaco nelle sue fauci.

O quando, mentre il Thor del presente e l’agente Solomon dello S.H.I.E.L.D. combattono contro Agger, l’anziano e orbo Thor padre di tutti combatte Galactus per impedirgli di divorare una Terra ormai sterile.

Ma entrambe le Terre, quella del presente e quella del futuro risorgeranno a colpi di martello e con l’aiuto importante del genere femminile.

Il passaggio successivo è il lavoro sull’universo di Thor. Viene riesumato il decimo regno, quello di cui Freya dice che

finché fosse esistito, la guerra tra i mondi avrebbe imperversato fino a distruggere tutti

Quale migliore occasione per Loki?

Così il villain principale sfodera tutta la sua ambiguità. E riconquista il posto che gli spetta, dopo che il lettore ha visto passare così tanti nemici. Cercando di corrompere anche Heven, il regno degli angeli.

In poco meno di due anni di pubblicazioni, Aaron tocca tutti gli aspetti dell’universo Marvel che ruotano attorno a Thor, con un bilancio complessivamente positivo.

E introducendo con forza l’elemento femminile, in un crescendo che troverà l’apoteosi nel momento in cui Thor invece toccherà il punto più basso. In una spirale iniziata proprio con Gorr, fino a quando sarà ritenuto indegno del martello.

In queste storie si alternano molti disegnatori (tra cui gli italiani Simone Bianchi e Marco Checchetto), ovviamente gli stili sono diversi.

Premesse a questa trilogia di articoli:

  1. Ho sempre faticato con i fumetti supereroistici, non amo troppo i superpoteri, anche perché oggi, oltre a richiedere grandi responsabilità, richiedono spesso una super attenzione. Il ritmo dei comics in generale, e dei supereroi in particolare, ormai mette in difficoltà i miei ritmi di lettura. Così riesco a star dietro solo un po’ a Batman per affetto.
  2. Non ho molta esperienza dell’universo Marvel, ho letto le grandi storie, i lavori degli autori che mi piacciono (Tim Sale, Frank Miller), ma non chiedetemi della continuity o delle relazioni tra le linee narrative.
  3. Il mio settore in redazione è del tutto diverso, e forse un po’ si vede (ride)

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