The Real Cannibal: Ed Gein – La madre di tutti i serial killer

Chiedete a un appassionato di film dell’orrore, di splatter e gore quali sono i suoi preferiti e avrete una buona possibilità di sentirvi nominare Psycho e Non aprite quella porta: entrambi ispirati dalla figura disturbante di Ed Gein.

Ed GeinChiedete a un appassionato di film dell’orrore, di splatter e gore quali sono i suoi preferiti e avrete una buona possibilità di sentirvi nominare Psycho e Non aprite quella porta.
Due pellicole incredibili, ricche di suspense, tensione, puro raccapriccio verso la follia e la crudeltà umana, entrambi in grado di regalare personaggi memorabili come Norman Bates e Leatherface.

Sembra assurdo pensare, dunque, che queste due icone della morte al cinema siano figlie della stessa vera persona, la fonte d’ispirazione che illuminò Robert Bloch e sconvolse l’opinione pubblica nel 1957 in America e in tutto il mondo: Ed Gein, il Macellaio di Plainfield, serial killer, tombarolo, mostro dalla mente deviata.

Edizioni Inkiostro decide di dedicare il nuovo volume della sua collana The Real Cannibal proprio a Gein, dopo aver esplorato le vite omicide di Andrej Cikatilo e Charles Manson.

Scritto da Jacopo Masini e disegnato da Francesco Paciaroni, con una piccola introduzione di Rossano Piccioni, Ed Gein – La madre di tutti i serial killer racconta la vita di Gein partendo dal momento clou, dal climax, l’irruzione nella Fattoria Gein e la scoperta dei “trofei” finemente costruiti dalle sapienti mani di Ed.

La polizia di Plainfield si ritrova uno scenario raccapricciante di fronte: una donna decapitata e mutilata a partire dagli organi genitali, appesa tramite funi al soffitto, una testa mummificata, lampade, poltrone, sedie costruite in pelle umana; una veste mammale, teschi usati come tazze, set di posate in ossa umane.

Masini decide di approcciarsi alla biografia dell’assassino con una narrazione che ruota intorno a flashback “strategici”, raccontando i primi segni di disturbo mentale a partire dall’infanzia e seguendo la crescita di Gein, accostando gli sguardi nel passato a una esplorazione della mente del killer dopo l’arresto.

Ed Gein 2Si può notare con quale vérve si racconta di un giovane Gein costretto a subire l’oppressione psicologica della madre, quello che sarà leit motiv non solo della vita del protagonista, ma anche chiave di lettura delle sue azioni.
L’intensità dei dialoghi, i volti distorti dallo stile essenziale, graffiante, scomodo e quasi scarabocchiato di Paciaroni illustrano un rapporto morboso e ripugnante, ammantato da una disgustosa integralità religiosa che maschera ignoranza e una paura innaturale nell’Altro, una paura che si trasforma in odio anche verso gli stessi membri della famiglia.

La madre di tutti i serial killer non ha intenzione di raccontare con censura, ma anzi indugia negli attimi più raccapriccianti, che spaziano dal tagliare le teste di corpi riesumati alla masturbazione compulsiva di Gein, che con il passare del tempo dimostra sempre di più i logoranti segni dell’influenza materna.

Le forze dell’ordine, gli abitanti di Plainfield e il “cast secondario” del fumetto sono principalmente uno specchio dell’opinione pubblica del tempo, mai venuta a contatto, finora, con una tale efferatezza; dopo la Guerra, l’America dei suburbs sembrava un luogo magico dove l’hard working American poteva vivere una vita tranquilla insieme alla propria famiglia.
Gein e i suoi omicidi, la sua pazzia, cambiarono il modo di vedere il vicino, misero in guardia sui mostri che potevano annidarsi anche nei più insospettabili e quieti vicini di casa.

Il fumetto non stupisce, non esalta, ma perché non è quello il suo compito: l’elemento biografico è talmente sporco e tristemente reale di suo che è la realtà a dover mettere paura, la concezione dell’esistenza di un uomo così lontano dalla normalità a incutere un senso di timore nel lettore.
Masini & Paciaroni ci riescono perfettamente, mostrando lati nascosti, segreti, pubblici e ormai leggendari di una figura malata; Ed Gein torna a fare paura sul serio e la EdInk si conferma come la dimensione più adatta per i fanatici dell’horror nostrano.Ed Gein 2

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