Nella musica del vento – due volumi di poesia
Steiner prende un suo romanzo del 2021 e ne fa una versione (assolutamente NON una riduzione) con l’opera grafica (parlare di disegni è davvero sminuente) di Giovanni Robustelli. Ne escono due volumi preziosi e coinvolgenti, più per l’umanità che per l’avventura, nel segno di Corto Maltese.
Marco Steiner ha un profondo rapporto con Hugo Pratt, tanto che il suo stesso pseudonimo viene da un suggerimento dell’autore di Corto Maltese, con cui ha collaborato negli anni ’90 per il romanzo di Conte Sconta detta Arcana, la ventiquattresima storia di Corto.
Cong, che detiene i diritti delle opere di Pratt, affianca alle riedizioni, ai cataloghi delle mostre, alle riproposte del maestro, opere originali dei suoi ex collaboratori e di autori che comunque ricalcano l’immaginario del viaggio e dell’avventura, vissuta con umanità. Questa volta si tratta di un’opera completamente originale di Steiner, che spesso ha seguito le orme di Corto copiandone in modo originale le atmosfere.
Questo romanzo di Steiner nasce nel 2021, edito da Salani, e ancora una volta non si tratta di una riduzione a fumetti, ma di una riscrittura. Lo stesso autore trasforma la sua storia in una sceneggiatura messa poi sulla carta dall’opera di Giovanni Robustelli.
I due pluripremiati autori, lo scrittore romano e l’artista siciliano, riprendono per intero i personaggi e la storia del romanzo. Il centro è dunque Morgan Jones, gallese nato in mezzo all’Atlantico e ritrovatosi dalla parte opposta del mondo rispetto alle isole britanniche, in quello stesso Sudamerica che verrà alle armi con l’esercito di Sua Maestà.
Nel vivere spesso a cavallo della linea che divide il legale dall’illegale, e in qualche modo anche la tolleranza dalla sopraffazione, esplora una terra aspra e difficile, ne conosce gli abitanti e gli ospiti, più o meno indesiderati.
Avrà occasione di conoscere e far parte del Mucchio Selvaggio di Butch Cassidy, passando per il disprezzo della vita umana prima di rendersi conto della sua importanza. E avrà sempre a che fare con poca umanità, visti gli enormi spazi, sulla terra della Pampa o sulla superficie del mare.
La storia è cruda e con pochi fronzoli, i protagonisti sono arsi, fuori dal sole e dal gelo del vento che scorre sulla Pampa e sul mare, e dentro da scelte di vita nette, inizialmente crudeli.
Steiner, che ha viaggiato in Patagonia e Argentina proprio per documentarsi su Tango, storia sudamericana di Corto, racconta la terra e gli uomini dell’estremo sud del mondo. Quelli che di quelle terre sono originari e quelli che sono andati lì per rifarsi una vita o per scappare da qualcosa. O ancora quelli che, come Jones, ci si sono trovati per povertà e per disgrazia.
Jones ci si è trovato fin da piccolo, non aveva una vita precedente, e cresce con la crudezza e la durezza della terra e del mare della Patagonia. Ed è per questo un bastardo vero. Non ha genitori, e si comporta come se non gli importasse di niente e di nessuno.
Nei ringraziamenti del primo volume, lo stesso Steiner scrive:
Questa storia nasce da una serie di conversazioni con Hugo Pratt sulla fine mai chiarita di Butch Cassidy, ma è stato un altro grande disegnatore, Vittorio Giardino, a dirmi:
Marco, perché un giorno non scrivi la storia di un personaggio negativo, un bastardo vero?
Così è nato Morgan Jones, da una foto segnaletica d’epoca di un ricercato che ho visto sulla Ruta 40.
Ma tutti, anche i bastardi veri, hanno la possibilità di redimersi. Spesso dipende dagli incontri, dalle persone e dalle terre.
Così lo stesso Morgan che all’inizio racconta: «Io non ho mai amato il mare, il mio mondo è la Pampa».
Su quella pampa si fa una fama di bastardo, di cacciatore di indios, fino a essere salvato dalle donne. Come gli era successo da neonato, trova un’altra donna a salvargli la vita, e non solo fisicamente.
Troverà infatti abbastanza in fretta la sua umanità, in primis proprio nelle relazioni con le donne della sua vita, da cui nascerà almeno due volte.
Non sono tanti gli eventi raccontati nei volumi, ma lasciano segni profondi. Il racconto è fatto spesso dallo sguardo dei personaggi più che dall’affastellarsi di eventi. Vivere in posti così ampi lascia spesso spazio ai demoni che escono dal cuore dell’uomo, anche graficamente, e che trovano pace forse solo nella relazione profonda con la natura stessa, nel ritrovarsi parte di un mondo che non è quello della violenza o della brama di potere e ricchezza.
Nella seconda parte sarà ancora per amore di una donna che proverà a fuggire dal vento della Pampa usando quello che spazza il mare e che spesso uccide i marinai; per poi ritrovarsi una sorta di tutt’uno con gli stessi selvaggi che aveva a lungo eliminato, e a rimanere lui stesso parte di quella medesima Pampa.
Steiner è attento ai luoghi, ai nomi, oltre che alle persone. È attento ai nomi e alle storie, ma anche a dove si svolgono. I posti sono reali, da Cushamen a Bariloche, da Chiloè a Buenos Aires.
E in questa realistica attenzione è fondamentale anche il lavoro di Robustelli, che dipinge prima di disegnare.
Figure che sembrano emergere da una nebbia indistinta, apparentemente solo macchie di acquerello ma su cui poi troviamo disegnati a china tanti dettagli. Quegli stessi acquerelli vengono, a onor del vero, inquadrati in una griglia che si mostra piuttosto rigida: due o tre strisce, con qualche rara eccezione in splash page.
In questo modo il racconto diventa una sequenza di piccoli dipinti dalla forma regolare, rettangolare o quadrata. Tutti riempiti da poche pennellate grigie, rifinite dal nero della china e su uno sfondo bianco che sfonda lo spazio, rimanda a campi profondissimi e paesaggi sconfinati. Altre volte invece lo stesso bianco avvolge volti e incubi, come una nebbia da cui emergono oggetti reali e sogni. È come se nelle stesse vignette si lasciasse spazio alla fantasia del lettore, che non solo deve “riempire” tra una vignetta e l’altra, ma anche all’interno della stessa scena. Gli vengono lasciate parti da completare, luoghi da immaginare in cui ambientare i volti e i pensieri.
Uno stile che richiama e sintetizza tanti stili. Dallo stesso Pratt, a Sergio Toppi, a Giuseppe Palumbo. Non c’è bisogno di dettagli precisi.
Almeno apparentemente, in realtà anche quelli vengono dati. I pochi segni di china disegnano volti e sguardi estremamente espressivi. Quelli di Lucia in cui si perde il vento, quelli spenti o cattivi dei tanti bastardi che si succedono nelle pagine, quelli orgogliosi e privi di malizia degli indios, che proprio per questo saranno trucidati.
La Pampa, il mare, le isole, la nebbia diventano, come sottolinea Igort nel commento in quarta di copertina, luoghi dell’anima, in cui l’uomo si perde ma si ritrova. E la capacità di Robustelli di passare da una concretezza più che fisica ad attimi onirici, con veri e propri demoni che diventano improvvisamente protagonisti tangibili della storia, diventa fondamentale.
Ma ci sono tanti aspetti, anche al di fuori della storia, a dare concretezza al racconto e ai disegni: ad esempio la storia di Thomas Bridges in appendice. Per cui Morgan Jones, come Corto Maltese, diventa un personaggio storico, che incrocia sulla sua strada di avventuriero tanta umanità inventata dal suo autore, ma anche tanta realtà.
Titolo: Nella musica del vento – Volume 1 – Lontano non esiste e Volume 2 – All’ombra di nessun Dio
Autori: Marco Steiner, Giovanni Robustelli
Editore: Cong Edizioni
Volume: 19×27 cm, tricromia, brossurato con alette
Pagine: 144+128
Anno di pubblicazione: 2024 e 2025
Prezzo: €19.50 e €18.50
ISBN 9788894779660 e 9788894779684