Nausicaa: il femminile ancestrale

Kleiner Flug ripropone una visione matriarcale dell’Odissea: un viaggio al femminile che fa seguito al racconto omerico di Ulisse.

CoverQuali sentimenti suscita nel cuore di Nausicaa il racconto di Odisseo?

È quello che si chiede Bepi Vigna in questo lavoro già pubblicato nel 2012 da Pavesio Editore e riproposto ora da Kleiner Flug.

Prova, come ammette lui stesso nella prefazione, a proporre una lettura femminile dell’Odissea, in opposizione e completamento alla lettura patriarcale, cercandovi i valori della fantasia, della sensualità, dell’accettazione del diverso. In contrasto con il maschile di Ulisse, del quale mai si capisce fino a che punto dica la verità, o se stia giocando con le reazioni di chi lo ascolta.

Da dove è venuto Ulisse, perché e come è arrivato sulla spiaggia, perché ha affrontato il mare che trasporta echi di suoni lontani?

Odissea è ormai sinonimo di avventura. Cosa spinge un uomo a lasciare la sicurezza della propria casa, dove è apparentemente osannato, per dirigersi verso l’ignoto?

Ulisse motiva l’aver abbandonato Itaca con la curiosità, l’orgoglio di comandare un esercito, la volontà di misurare il proprio valore.

Questo attira Nausicaa, ma allo stesso tempo le suscita sentimenti contrastanti, perché il lato oscuro di Ulisse emerge dai suoi racconti fin dall’inizio.

È evidente fin da subito il conflitto nella giovane principessa, che oscilla tra l’estatica ammirazione e la difficoltà di capire fino in fondo il misterioso ospite…

Affascinata, ammaliata persino, dal tenebroso straniero salvato dal mare, che ha vissuto avventure inenarrabili, da cui si è salvato con la forza e l’astuzia. Lo sguardo di lui rapisce completamente prima il cuore, poi la mente, infine il corpo della principessa di Scheria, ben oltre quanto raccontato da Omero nella versione ufficiale dell’Odissea.

Così l’abbandono, l’illusione, la paura dell’inganno alla fine si materializzano. E Nausicaa si trova nella più classica delle condizioni di sedotta e abbandonata. Si sono concretizzate le paure, che pure lei ha espresso al naufrago nell’ultima delle notti passate insieme:

È la paura dell’inganno… la paura che quello che credo di avere sia solo un’effimera illusione.

Ma non resta a lungo a compatirsi, reagisce, e si mette alla ricerca del suo uomo. C’è un cambiamento della condizione e dell’atteggiamento femminile, e anche la madre Arete, sovrana di riconosciuta saggezza, appoggia il suo gesto. E da qui parte la versione femminile dell’Odissea, quella della ricerca per capire. Nausicaa non parte all’avventura, per mettersi alla prova, ma alla ricerca di sé.

Il suo viaggio non è un ritorno, come quello Odisseo, ma una esplorazione, una ricerca, una iniziazione, come quella di tanti eroi antichi e moderni. Giovane abbandonata, cerca il suo essere donna abbandonando le certezze di una vita standard.

Una serie di tappe, che le permettono di scoprire se stessa, il suo destino. La prima è il punto di partenza (e inaspettatamente non quello di arrivo) di Ulisse: Itaca. E qui scopre che l’uomo che l’ha ammaliata è un vigliacco, approfittatore, infingardo.

Ma impara anche che

gli occhi di una donna vedono quello che una fanciulla non riesce a immaginare

…grazie a Penelope, che le regala uno sguardo di donna adulto e disilluso. Questo modifica il suo punto di vista: salpa da Itaca con una consapevolezza diversa. Pur avventurandosi poi verso l’ignoto, scopre che le storie che l’hanno affascinata in realtà sono solo illusioni: le sirene sono scogli, Circe una prostituta. C’è voluto poco per farsi trarre inganno, specie da parte di un uomo che ha fatto della fuga e dell’inganno il suo modo di vivere. Ma non si farà più irridere così facilmente, e continua il suo viaggio, per scoprire tutte le illusioni…

Fino a Napoli, dove tutto trova sintesi: Ulisse è in realtà sospeso tra Pulcinella e Omero, tra l’Odissea e il Margite, tra l’eroe e lo sciocco che molte cose sapeva, ma tutte male.

E Nausicaa trova se stessa, e conclude il suo viaggio di iniziazione: il suo essersi fidata e donata non è stato un errore, e il suo viaggiare alla ricerca di sé non è stato vano. Mentre l’uomo ha viaggiato per sfuggire alla guerra, per continuare a trovare terreno vergine per le sue menzogne, lei alla fine del suo viaggio ha trovato la sua forza, la verità di ciò che è.

Mai nella letteratura classica una donna viaggia da sola, lo hanno fatto tanti uomini, eroi e no. Ma una donna mai. È la prima volta che il viaggio iniziatico è compiuto da una donna, così i due autori danno una lettura al femminile del viaggio in generale, e dell’Odissea in particolare. Con Nausicaa che trova in Penelope quello che al maschile sarebbe stato un mentore e le apre lo sguardo. Una guida che le riapre gli occhi, rimasti fin lì chiusi (anche nei disegni) dopo la perdita di quello che sembrava il grande amore.

Una lettura femminile, ma anche fortemente caratterizzata dal mare, orizzonte libero per chi voglia partire. D’altra parte lo scrive lo stesso autore nella sua prefazione:

i disegni di Andrea Serio sarebbero stati perfetti per raccontare una storia ambientata nel bacino del Mediterraneo, che riflettesse i miti e i valori più autentici della nostra cultura.

I tratti dei visi ricordano le fisionomie tipiche delle popolazioni marinare. Non solo di quelle mediterranee. Infatti, se tanti sono i profili classicheggianti dei greci, se Penelope ha tratti egiziani, Circe la folta chioma bruna e riccioluta delle donne latine, Alcinoo sembra quasi un re vichingo, e l’algore di Nausicaa è quello dei Normanni che pure giunsero a Napoli (anche la nave su cui parte ricorda da vicino un drakkar normanno).

I colori pastello su carta ruvida sono in effetti molto efficaci per raccontare i paesaggi del Mediterraneo. Sono morbidi per l’effetto sgranato e le sfumature create dalla diversa pressione ma hanno comunque definizione e vividezza. Consentono di modificare continuamente il livello di dettaglio, e di passare dalla definizione netta delle figure a una sorta di fusione.

Il lavoro di Andrea Serio è stato molto preciso. Egli stesso ammette, nella sua parte di prefazione, di aver disegnato una tavola ogni due settimane circa. Sicuramente per inesperienza e indolenza, ma anche per la cura certosina.

La tecnica usata consente anche di definire i bordi dei soggetti in modo dettagliato mantenendo la morbidezza dei riempimenti. I colori stessi fanno da contorno delle figure e da linee di movimento. Vengono anche usati con un contrasto continuo tra il rosso e il blu, ancora una volta i colori che rappresentano tradizionalmente il femminile e il maschile.

Anche nella parte grafica troviamo citazioni, oltre al fatto che Serio è allievo di Mattotti e oltre alla lunga serie di citazioni esplicitate nella prefazione.

I soldati greci che prendono Ilio ricordano per aspetto e colori quelli del Leonida di Frank Miller; alcuni passaggi mi hanno fatto pensare alle regge hyperboreane di Conan.

Altre citazioni, sempre aggiungendosi a quelle che Serio elenca, mi sembrano meno fumettistiche e più dotte: i dettagli nei lineamenti, nelle espressioni, nelle sfumature dei colori e delle ombre hanno un che di futurista. Le ombre e i visi senza dettagli sembrano essere un riferimento a de Chirico o ad altri pittori italiani (Ivo Pannaggi ad esempio). Il passaggio continuo dal figurativo ricco di dettaglio a dei paessaggi quasi astratti possono forse essere collegati all’origine di illustratore di Andrea Serio.

Nausicaa L’altra odissea è anche un cortometraggio presentato a Venezia 2017, diretto dallo stesso Bepi Vigna (qui il trailer) e realizzato con la tecnica del motion comic. Come ammette lo stesso autore, sta “girando il mondo”, selezionato in diversi festival.

Anche se la trasposizione è avvenuta cinque anni dopo la prima edizione del fumetto, fin da subito le inquadrature, la dinamicità delle figure, lo spostamento dei punti di vista tra le vignette risultano molto cinematografici. La gabbia stessa, che nelle prime tavole è molto regolare, poi si fa via via più dinamica, a dettare il ritmo, proprio come in un film. E fa da ulteriore elemento di distinzione tra la parte maschile e quella femminile del viaggio.

Il volume aggiunge nella parte finale sedici pagine di bozzetti, schizzi e altre illustrazioni, per lo più in bianco e nero, che completano bene l’opera.

Un lavoro significativo, che trova una nuova edizione a distanza di oltre sei anni, senza perdere nulla dell’evocativa forza originale. Una lettura moderna del viaggio come scoperta, fisica ma anche interiore. Se è vero, come dice lo stesso Vigna, che Nausicaa parte

spinta dal desiderio di comprendere le ragioni dell’abbandono e per capire è anche disposta a perdonare.

Perché solo avendo il coraggio di partire si può provare a cambiare, e, cercando gli altri, trovare sé stessi.

 

Vigna, Serio
Nausicaa, l’altra Odissea

Collana: Narrativa fra le nuvole
72 pag., Brossurato, colori
formato 21 x 28,5 cm
prezzo: 17,00

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