Kimera Mendax – Rivoluzione analogica

Cosa c’entrano Zio Paperone e Paperino con William Gibson, Eugenio Montale e Umberto Eco? Kimera Mendax del collettivo Kuro Jam è un racconto cyberpunk dalle mille sfaccettature.

Nel gennaio del 1971 Rodolfo Cimino e Giorgio Cavazzano pubblicano su Topolino la storia Paperino e la pentola genuina, nella quale gli incassi delle imponenti e modernissime mense PdP vengono messi in crisi da una semplice quanto gustosa zuppa di erbe campagnole cucinata da Paperino. Si tratta di uno dei capisaldi della produzione disneyana “made in Italy”. Curiosamente, durante la lettura di Kimera Mendax, questa è la prima storia che mi è venuta in mente. Probabilmente perché si è trattato del mio primo contatto con un racconto sull’eterno conflitto tra un modo alienante di vivere il progresso e l’autenticità ontologica dell’essere umano (o papero, fate voi).

In Kimera Mendax, racconto dai toni cyberpunk realizzato dai talentuosi ragazzi del collettivo Kuro Jam, l’alienante mensa meccanizzata di Zio Paperone si traduce nel sistema bio-operativo “KX”: complesso di protesi robotiche integrato con le tecnologie dell’intrattenimento e della comunicazione. Da questo punto di vista si potrebbe dire che Kimera Mendax rilegge William Gibson alla luce del web 2.0. L’attesa mondiale per l’uscita dell’ultimissima versione del software del KX è difatti una metafora non troppo nascosta dell’attuale dipendenza da web di cui più o meno tutti soffriamo.

Contro questa integrazione globale (bello il titolo del primo capitolo Disconnessi e integrati che richiama il testo più celebre di Umberto Eco), contro questo nichilismo digitale, si batte un manipolo di rivoluzionari analogici.


«E niente di noi sarebbe rimasto. Niente… se non la speranza di un imprevisto.»

E ora che ne sarà
del mio viaggio?
Troppo accuratamente l’ho studiato
senza saperne nulla. Un imprevisto
è la sola speranza. Ma mi dicono
che è una stoltezza dirselo.

[Eugenio Montale, Satura]

L’imprevisto analogico è indubbiamente il punto più interessante di tutto il volume:

«Dopo decenni di fruizione passiva, ci siamo adattati a costruzioni sonore tagliate sulle nostre capacità d’ascolto. E sulle nostre aspettative.
“Rassicuranti.”
“Logiche”
“Economiche”
“Digitali”
Cosa succederebbe oggi a un uomo implementato di protesi tecnologiche, immerso in profondi stimoli sensoriali analogici?»

Questo il perno della rivoluzione: in un mondo dominato dalla precisione finita del digitale inserire l’imprecisione infinita dell’analogico tramite l’uso di tecnologie (che non farò finta di aver capito) basate sull’uso dei dischi in vinile.

Gianluca Pernafelli tesse un racconto pregno di contenuti utilizzando una prosa che a volte risulta un po’ ostica, che rifiuta ogni tipo di ridondanza o spiegazioni e imbastisce una sceneggiatura ricca di sottintesi che richiede un lettore attento e disposto a tornare più volte sulle stesse vignette per capire il tutto.

Ai disegni si alternano Mattia De Iulis e Giulia D’Ottavi, quest’ultima coadiuvata da Francesco Segala ai colori. Mattia, nei primi due capitoli, approfitta della sua esperienza da colorista per adottare un tratto sintetico e affidare gran parte del compito narrativo alle varie palette grafiche e texture, l’effetto finale risulta molto elegante ed efficace, ma in alcuni passaggi forse un po’ troppo “finto”. Nei capitoli 3 e 4 Francesco Segala mantiene, coerentemente con il progetto, le stesse scelte di colore fatte nei primi capitoli (dando forse una sterzata un po’ più “acida” in certi contrasti) al servizio dei disegni di una D’Ottavi che mostra un’interessante predisposizione alla composizione sulle due tavole affiancate arricchendo l’albo di spread-pages ricche di inserti. In generale l’artwork risulta piuttosto omogeneo e funzionale ai toni e alla storia narrata.

Ho cercato di essere il più severo possibile nei giudizi (perché così mi hanno richiesto gli autori stessi), ma in definitiva si tratta di un ottimo fumetto che affianca a delle professionalità “in divenire” una bella dose di ambizione che non deve mai mancare negli autori emergenti.
Impreziosisce il tutto la copertina della bravissima Elena Casagrande.
Attendo con curiosità il secondo volume.


KIMERA MENDAX Vol.1: SYSTEM
Editore: ManFont, collana ManFont Comics
Brossurato con alette, 80 pagine, colore, cm 16,8×24
€ 12,00

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