La Divina Congrega – Intervista al team creativo

La Divina Congrega è una miniserie a fumetti della Sergio Bonelli Editore, tra il fantasy e l’ucronia, il cui primo volume è uscito lo scorso 18 novembre per l’etichetta Audace.

La storia molto in breve. Dante Alighieri, uscito dall’Inferno due secoli dopo esservi entrato, crea un gruppo per fermare l’invasione della Terra da parte dei diavoli. Di questo gruppo fanno parte personaggi storici e di fantasia, ma la differenza non si nota.

Personalmente sono sempre stato attirato da fumetti come La Divina Congrega: magie e altri elementi fantasy su uno sfondo storico, spesso cosparso di ucronie e con libere interpretazioni di personaggi realmente esistiti. Ed è divertente andare a cercare le citazioni storiche, letterarie e se i personaggi non reali mantengono le caratteristiche con cui ce li aspettiamo.

La storia lascia ovviamente tanti sospesi e questo primo tomo fa appena in tempo a presentarci i personaggi. Anzi, neppure tutti. Pur traendo l’ispirazione iniziale dai versi di Dante, più volte citati, poi si devia rapidamente, costruendo un vero e proprio team up che dovrà, ovviamente, salvare il mondo.

Alla serie ha lavorato una congrega di giovani e talentuosi artisti:

  • Giulio Antonio Gualtieri, romano, classe 1985, con due lauree, in Storia moderna e Filosofia della scienza, lavora con Bonelli ed Editoriale Cosmo e, per la TV, con Rai e SkyArte.
  • Marco Nucci, bolognese di Castiglion de’ Piepoli, classe 1986, già sceneggiatore di Topolino e scrittore per ragazzi, sotto mentite spoglie.
  • Francesco Segala, anche lui romano, il più giovane del gruppo (1990) colorista con esperienze anche internazionali in Francia e negli USA.
  • Giorgio Spalletta, Frascati 1989, dopo aver lavorato con Bugs Comics ed Editoriale Cormo, è approdato in Bonelli sulla serie Orfani.
  • Matteo Spirito, classe 1984, originario di Sezze (Latina), illustratore e concept artist, finora legato più al mondo dei giochi che al fumetto.

Come accaduto per altri titoli recenti di Sergio Bonelli Editore, Dimensione Fumetto ha avuto l’occasione di incontrare, anche se solo virtualmente, gli autori per parlare di questa loro opera.

L’autore desidera ringraziare Sergio Bonelli Editore per la collaborazione e gli intervistati per la disponibilità.

La congrega degli autori

Gli sceneggiatori

Come è nato il progetto? Chi ha avuto l’idea?

Giulio Antonio Gualtieri – Con Marco collaboriamo da anni, e qualche tempo fa è nata l’idea di proporre qualcosa in Bonelli. Così abbiamo iniziato un po’ di brainstorming online/telefonici, e piano piano, la Divina ha preso forma!

Marco Nucci – Cercavamo un concept semplice, che potesse essere spiegato in due righe di testo. Doveva suonare nuovo e classico allo stesso tempo, a racchiudere un’anima metà cafona e metà raffinata. In altre parole, l’intento era di appassionare i lettori tramite l’esercizio dell’ironia narrativa. Quando la Divina Congrega ci è balzata in testa, ecco, abbiamo capito al volo che era il giocattolo che stavamo cercando.

Avete sostanzialmente lavorato a quattro mani o vi siete dati dei compiti precisi? Oppure ancora avete modificato il modo di lavorare in corso d’opera?

Giulio – Abbiamo lavorato sempre nello stesso modo, sia che si trattasse della fase di soggetto o di quella di sceneggiatura. Prima ne discutiamo insieme, poi chi è più libero butta giù qualcosa, e l’altro ci ripassa su. Per me lavorare in due è fondamentale soprattutto perché rende tutto più veloce, che nel nostro lavoro è un elemento decisivo: si mantiene alta la qualità, consegnando in tempi più brevi.

Marco – Lavorando in due si ricopre sia il ruolo di sceneggiatore che quello di editor. Giulio scrive, io revisiono. Poi scrivo io, e l’editing tocca a Giulio. Una scrittura a staffetta, che consente una verifica di qualità esterna, ma dall’interno.

L’anniversario dantesco ha inciso sulla scelta dei contenuti o è un’opera in cantiere da tempo?

Giulio – L’opera è in cantiere da un paio d’anni, ma abbiamo sempre ragionato nell’ottica di sfruttare l’anno dantesco.

Marco – Sì, l’anniversario cadeva a fagiolo. Ma siamo convinti che avremmo portato avanti un concept come quello della Divina a prescindere dalla ricorrenza. Diciamo che lo riteniamo buono per ogni anno.

Quanti canti prevede l’opera? Vi sarà un percorso di redenzione come nel viaggio dantesco oppure, se potete dircelo, sarà solo uno scontro tra le forze infernali e la nostra congrega? Il tutto si limiterà alla lotta fra Terra e Inferno o, anche in futuro, è previsto un intervento, diciamo, divino?

Giulio – L’opera al momento prevede due canti: La diritta via, che è in libreria e fumetteria in questi giorni, e il secondo canto, che uscirà il prossimo anno. Poi, si vedrà. Per quanto riguarda la trama, possiamo dire solo che per i nostri congregati sarà un vero e proprio inferno!

Ci sono delle idee che non avete potuto (o alla fine voluto) inserire nella versione finale dell’opera? Quali e perché?

Giulio – No, c’è tutto. Siamo sempre stati piuttosto liberi di lavorare come volevamo. Certo, abbiamo molte altre idee nel cassetto, ma sono adatte alle prossime avventure della Congrega!

Marco – La scrittura di un fumetto richiede sempre un forte esercizio di sintesi, ed è fisiologico che alcuni dialoghi, situazioni e passaggi vadano sacrificati sull’altare del ritmo e della compattezza narrativa. Tuttavia, nel caso della Divina, abbiamo sempre avuto le idee piuttosto chiare, e i tagli sono stati pressoché nulli. È una storia che va dritta al punto, in modo oserei dire sfacciato. Utilizza pochi elementi, cercando di non complicarli per lasciar spazio all’avventura.

Entrambi avete spesso lavorato sui “cattivi” o comunque su personaggi un po’ oscuri, da Io sono Macchia Nera ai mostri. Ritenete che siano più interessanti? In effetti l’atmosfera è cupa e un po’ angosciante.

Giulio – Solo con gli eroi non ci sarebbe narrazione. È l’impedimento rappresentato dagli antagonisti a muovere le storie: dei buoni mostri quindi sono fondamentali per avere delle buone storie!

Marco – Sia Giulio che io nasciamo come lettori fortemente attratti da tutto ciò che è gotico e horror, e questo, gioco forza, si riversa nelle nostre storie da autori. Inoltre, credo che il perturbante sia un ottimo veicolo per acchiappare l’attenzione del lettore e veicolare messaggi forti con un linguaggio semplice. Detto questo, crediamo anche nel potere salvifico dell’ironia, che riesce a graziare situazioni che, se prese troppo sul serio, correrebbero il rischio di risultare ridicole.

La Divina Congrega è un fumetto per tutti oppure richiede anche un po’ di preparazione, sia culturale sia “emotiva”?

GiulioLa Divina Congrega è un gioco narrativo che possono leggere tutti, sia i più preparati dantisti sia chi non sa nulla del divin poeta o del Rinascimento. La nostra speranza è che magari il pubblico dei più giovani, appassionandosi alle avventure dei nostri straordinari messeri finisca per sentirli più vicini e cominci a informarsi circa le loro vere imprese!

Marco -L’altro giorno ho fatto una partita a Trivial Pursuit. Su cinquanta domande, ne avrò indovinate sì e no una decina. Ecco, il Trivial sì che richiede una forte preparazione! Ma non il nostro fumetto, che vive di citazioni smaccatamente pop, alla portata di tutti. Il lettore deve divertirsi insieme a noi, e non guardare noi che ci divertiamo.

Il lavoro mette insieme personaggi reali e inventati di tempi diversi. Mi hanno fatto un po’ pensare a La lega degli straordinari gentlemen. C’è stata in qualche modo un’ispirazione?

Giulio – Assolutamente sì. La Divina Congrega è figlia di quella suggestione. Ovviamente l’abbiamo localizzata in quello che è il nostro habitat letterario, cioè l’Italia, il Rinascimento, la Divina Commedia.

Marco – L’idea era di riformulare un gioco simile in Italia, nel Rinascimento e con gentlemen ancor più straordinari di quelli di Alan Moore. Alla base delle Divina, stringi stringi, c’è una struttura non nuova nel fumetto e nella narrazione in genere. La novità è nel setting, nei personaggi e nel piglio narrativo.

La Silvia che compare è la vera donna rappresentata come Venere da Botticelli?

Giulio – È al cento per cento la Venere di Botticelli. Proprio lei.

Marco – Giuro.

Nell’opera compaiono tanti luoghi “magici” d’Italia, dalle grandi città ad altri meno noti. Come ascolani, i Monti Sibillini e Lago di Pilato ci toccano da vicino, ad esempio. Avete approfondito le leggende medievali legate a questi luoghi? Come avete deciso quali usare? Ce ne è qualcuna che avete scoperto ed esaminato e poi avete dovuto abbandonare? Vi è dispiaciuto farlo?

Giulio – I luoghi li abbiamo scelti in base alla loro universalità, nel senso che dovevano essere famosi e suggestivi. Il Lago di Pilato, per esempio, lo sono andato a visitare qualche anno fa proprio in virtù delle sue leggende. Insomma, ora vorremmo che qualcuno facesse lo stesso con i boschi intorno a Benevento.

Marco – Durante la lavorazione era prevista anche una capatina nella Milano degli armaioli, che tuttavia è saltata per una questione di tempi di spostamento. Va bene che i nostri eroi sono Divini, ma a quel tempo ci si spostava sul ronzino, e l’itinerario avrebbe richiesto tempistiche incompatibili con la narrazione. Poi a Milano c’è la Bonelli, e si sa: sempre meglio che i personaggi dei fumetti non incontrino il proprio editore. Si rischierebbe di danneggiare il continuum spazio temporale!

Una curiosità proprio sul Lago di Pilato. Il fatto che i mostri che emergono abbiano delle chele, è dovuto al chirocefalo del Marchesoni?

Giulio – Assolutamente sì. Un piccolo omaggio per una creaturina così peculiare.

Marco – Una volta stavo per incontrarli davvero, i chirocefali. Passai un paio di notti a Castelluccio di Norcia, prevedendo di incamminarmi fino al lago. Poi piovve così tanto che mi trattenni per quarantott’ore al B&B a leggere i fumetti. Peccato.

Allo stesso modo, la scelta dei personaggi come è avvenuta? Quelli storici suppongo siano stati vincolati dalla scelta dell’epoca in cui si svolge la storia, il che mi fa pensare che siano state interessanti sia la scelta dell’epoca sia la selezione dei relativi possibili personaggi storici. Lo sono state davvero? E i personaggi di fantasia, come li avete scelti? Sono anche loro in qualche modo legati ai luoghi?

Giulio – Come per i luoghi, anche per i personaggi abbiamo lavorato in base al criterio di universalità: dovevano trovare delle figure immediatamente riconoscibili, e con Dante, Lorenzo il Magnifico e Leonardo da Vinci (più il misterioso capitano che si rivela alla fine dell’albo) crediamo di aver fatto centro. Allo stesso tempo, però, volevamo rendere esplicita fin da subito la dimensione citazionistica/pop della Divina, e così abbiamo inserito anche personaggi legati all’immaginario, come la Venere, Otello e Circe. In tal guisa, la nostra Congrega era al completo. O forse ancora no… chissà!

Marco – Giulio ha questo brutto vizio di anticipare le mie risposte. E questo per via dell’ordine alfabetico, che mi condanna sia sul nome che sul cognome. In altre parole, ha già detto tutto lui. Mi limito pertanto a ringraziarvi per la bella intervista. Ci vediamo nei fumetti!

 

I disegnatori

Il colorista Francesco Segala è intervenuto sulle tavole realizzate da due disegnatori diversi: come si è approcciato? Ha lavorato per uniformare gli stili o per evidenziarne la differenza?

Giorgio Spalletta – Credo che Francesco abbia lavorato più che altro sui toni e le palette di ogni sequenza senza dover cambiare tecnica tra una tavola e l’altra. Come un bravo direttore della fotografia, ha puntato sull’atmosfera e l’emotività di ogni scena.

Francesco Segala – Per quanto mi riguarda avrei comunque cercato di creare uno stacco tra le scene all’Inferno rispetto alle altre, è stato più un lavoro di palette che non di tecnica però, che ho voluto mantenere uguale in tutto l’albo: non uno stacco tecnico netto, quanto piuttosto uno cromatico (all’Inferno poi mi son concesso qualche citazione di hellboyana memoria, come quasi ogni colorista sulla faccia della Terra devo molto al lavoro di Dave Stewart).

Qual è stata la sfida più difficile in questo albo?

Francesco – Personalmente, la doppia tavole nell’arsenale di Leonardo: ho fatto svariati tentativi di illuminazione prima di inventarmi la soluzione dei finestroni, riuscendo così a dare la giusta profondità e leggibilità alla tavola.

Giorgio – Sicuramente adattare le tavole al formato finale, cosa su cui sto lavorando con maggiore attenzione sul secondo volume.

E la cosa di cui ciascuno degli artisti è più soddisfatto?

Francesco – La prima tavola dove si vede Firenze (e Palazzo Medici Riccardi) e tutto il prologo infernale.

Giorgio – Sono sempre molto (troppo) autocritico sul mio lavoro, quindi non saprei dire, tuttavia la prima volta che ho visto l’albo stampato in un formato così prestigioso mi ha fatto un certo effetto.

Nelle schede finali si parla di ibridazione tra due stili, soprattutto per rendere le tavole “infernali”. Questo mix fra le due matite c’è stato un po’ dappertutto, con una forma di collaborazione tra Matteo Spirito e Giorgio Spalletta, solo per le parti in cui Dante si trova all’Inferno o la distribuzione è ancora diversa?

Giorgio – Con Matteo abbiamo collaborato solamente per le parti relative all’Inferno. Io e lui abbiamo due stili completamente diversi, quindi abbiamo dovuto trovare una sintesi che ben si amalgamasse con tutto il resto dell’albo, per questo abbiamo lavorato a stretto contatto: io davo a Matteo un layout con le linee guida dello sfondo, lui così aveva una certa libertà sulle matite, in seguito io passavo all’inchiostrazione cercando uno stile che si sposasse bene con le chine dei personaggi principali.

Ci sono state delle parti in cui Matteo Spirito è intervenuto in solitaria all’interno della storia?

Giorgio – No, abbiamo sempre collaborato, quando Matteo proponeva delle soluzioni alternative se ne discuteva insieme e si trovava un punto in comune così da fare in modo che lo stacco non si percepisse.

Avete visitato i luoghi reali in cui è ambientata la storia? O come li avete immaginati? Per le città storiche è tutto frutto della fantasia?

Giorgio – Ovviamente no, ho fatto più che altro ricerche per come dare a ogni location una veste, magari non storicamente accurata, ma accattivante. Ambientazioni come Venezia poi sono estremamente caratteristiche ed è stato relativamente facile renderle sulle tavole. Ironia della sorte, il giorno dell’uscita dell’albo ero a Firenze, stavo andando a prendere un caffè con Marco e a un tratto mi sono ritrovato nella limonaia di Palazzo Medici Riccardi.

La limonaia di Palazzo Medici Riccardi a pagina 38.

C’è qualche particolare citazione nei disegni? Alcuni mostri sembrano rendere in qualche modo omaggio agli albi di Hellboy, al Balrog o ad altre creature di tolkieniana memoria.

Giorgio – Sicuramente Lo Capro Infernale è ispirato al Balrog de Il Signore degli Anelli. Per quanto riguarda Hellboy c’è stata qualche piccola ispirazione, ma solo in fase di layout per quanto mi riguarda, soprattutto, la regia di alcune scene. Altre fonti di ispirazione sono stati i concept di Assassin’s Creed 2 e un fumetto (purtroppo inedito in Italia) di Guy Davies che si chiama The Marquis Inferno.


Ringraziamo Giulio Antonio Gualtieri, Marco Nucci, Francesco Segala e Giorgio Spalletta per la disponibilità. Aspettiamo i nuovi Canti, che speriamo vedano presto la luce. Nel frattempo, buona lettura!


Giulio Antonio Gualtieri, Marco Nucci, Francesco Segala, Giorgio Spalletta, Matteo Spirito
La Divina Congrega: Canto I – La diritta via
Sergio Bonelli Editore, 18 novembre 2021
72 pagg., colore, cartonato, 22×30 cm, €16.00
ISBN: 9788869616372

Andrea Cittadini Bellini

Scienziato mancato, appassionato divoratore di fumetti, collezionista di fatto, provo a capirci qualcosa di matematica, di scienza e della Nona Arte...

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