Kids With Guns – Magia, Pistole e Dinosauri
Pubblicato da Bao Publishing, “Kids With Guns” di Capitan Artiglio è solo il primo capitolo di una trilogia che promette l’esplorazione di un mondo come non l’abbiamo mai visto finora.
Julien Cittadino, in arte Capitan Artiglio, nasce nel 1993 proprio come il sottoscritto.
Intorno al 1993, andando un po’ avanti con il tempo, Jurassic Park divorò i box-office, due videogame cult come Doom e Secret Of Mana cambiarono una generazione di videogiocatori, I Simpson erano sulla cresta dell’onda e le Tartarughe Ninja andavano a trazione anteriore, mentre venivano sfornati altri cartoni dalla qualità altalenante come Biker Mice From Mars e gli Street Sharks; la giappo-invasione si preparava a sbarcare nel Bel Paese, a soli due anni di distanza dalla pubblicazione di Dragon Ball in Italia e con Mediaset che preparava il campo alla messa in onda di tutta la serie Dragon Ball Z.
Si può dire, dunque, che capisco il contesto mediatico che traspare dalle pagine di Kids With Guns, opera prima di Capitan Artiglio, pubblicato da Bao Publishing.
La generazione degli inizi degli anni ‘90 è molto strana; ufficialmente, si può parlare di loro come millennials, che corrono sulla scia underground e ribelle della generazione X e si affacciano alla generazione Y dei social media e dello sharing ossessivo-compulsivo.
Capire le sfumature di nostalgia, influenze mediatiche di un cinema che scopriva la potenza dei computer, videogiochi che esplodevano in popolarità e proprietà intellettuali che hanno formato la nostra persona è complicato, ma non impossibile.
L’esperimento di proporre un fantasy western è davvero audace, specialmente considerando che si tratta solo del primo volume di una trilogia, un’opera dunque che si prospetta ben più ampia di come si presenta nelle fitte 205 pagine del fumetto.
Kids With Guns comincia proprio come un western dovrebbe, mettendo bene in chiaro che i protagonisti sono ben altro che brave persone; figli del leggendario Bill ‘La Morte’ Doolin, Duke, Dan e Dave Doolin sono tre banditi che si ritrovano in un misero bar dopo un colpo andato a male, con grosse taglie sulla testa… e una bambina muta al fianco di Dave, senza nome e dai grandi occhi verdi.
Sebbene i dialoghi non siano sempre perfetti e spesso cascano in cliché forse eccessivamente datati anche per un western, l’inizio della storia racconta la base necessaria dal quale partiranno poi i fili narrativi del primo volume, specialmente dopo aver introdotto i Teschi di Moloch, artefatti occulti e oscuri che permettono al possessore di risvegliare poteri sopiti.
Si può già notare come Kids With Guns non sia un fumetto col freno a mano tirato, ama mischiare elementi diversi e combinarli in un unico mondo.
Le gigantesche città, costruite in grossi blocchi, con case ammassate l’una sull’altra, ricordano i paesaggi urbani del manga e di Hayao Miyazaki viste con lo sguardo iper-dettagliato di Geoff Darrow; i protagonisti nascondono anch’essi lo spirito orientale con tocchi più occidentali, che ricordano autori come Brandon Graham e Ulisses Farinas.
Il character design di molti personaggi principali, antagonisti compresi, racchiude le già citate influenze cartoonesche da entrambi i lati del globo culturale, mostrando armature da road warriors á la Mad Max, animali antropomorfi in giacca di pelle, violenti bracci della legge usciti fuori da un episodio di He-Man.
Da non dimenticare, ovviamente, i dinosauri, vero punto di forza dell’arte di Capitan Artiglio; potenti, fumettosi, letali, veloci, coloratissimi e sempre particolari.
Posta in questo modo, l’atmosfera di Kids With Guns sembra un grosso minestrone che cita, omaggia e tributa un’infanzia nostalgica di giocattoli e cartoon.
Ma, graficamente, il mondo della storia risulta coeso e credibile: una volta lasciata andare la mente, questo universo partorito dalla fantasia dell’autore risulta sorprendentemente coerente con la storia che Capitan Artiglio cerca di raccontare.
Porre delle solide radici per un mondo così vasto risulta più facile da illustrare graficamente piuttosto che descriverlo narrativamente.
Se, come detto, il fumetto è un bel fumetto da osservare svilupparsi sulle pagine, è un po’ più difficile star dietro con i dialoghi, specialmente quelli tra i Fratelli Doolin, a mio avviso uno dei punti deboli della serie.
Il tempo trascorso con loro non li rende interessanti a sufficienza da rimanere investiti nella loro trama personale, una poco avvincente corsa al recupero di un bottino perduto che si dimostra essere piú una vetrina per mettere in mostra i poteri soprannaturali dei quali entreranno in possesso.
Fortunatamente, i Doolin sono protagonisti secondari, dato che, superato il primo centinaio di pagine, è la Bambina a diventare assoluta protagonista, permettendo all’autore di scatenarsi e lasciarsi andare alle influenze shonen manga che pulsano nelle vene di questo personaggio.
L’aspetto piú affascinante del fumetto è senza dubbio osservare l’evoluzione di questa piccoletta con la cresta, creta da modellare in un mondo in cui sopravvive chi spara per primo e chi ha il carattere adatto per sopravvivere; a lei il compito di prendere in mano l’action del finale del volume, con scontri a cavallo di giganteschi sauri scarlatti, battaglie contro criminali minorenni dalla personalità infuocata e il sogno di diventare una vera e propria rockstar.
Il “To be continued…” che chiude questo primo exploit di Capitan Artiglio promette tanto: c’è la sensazione di trovarsi di fronte a una storia che sa benissimo di cosa e di chi vuole raccontare ma è ancora ingabbiata da schemi, cliché e tropes dei generi che ha scelto come veicolo della storia.
Se il western sta stretto e rallenta il racconto, il fantasy e lo shonen, il battle manga, meglio si adattano ai punti forti del fumetto; a fronte di un world-building non eccellente e dialoghi che hanno un necessario bisogno di limatura, Kids With Guns di Capitan Artiglio ha tempo e spazio per svilupparsi al meglio delle sue potenzialità.